In Italia, oramai e purtroppo, siamo rimasti in pochi ad aggiornare in maniera costante, metodica e quasi pedante il proprio blog.
Non so, forse sono io che ho un RSS Feed ridotto, o non riesco a trovarne di nuovi che abbiano un appeal vicino ai miei interessi, ma tra i tanti che seguivo in pochi hanno mantenuto ancora oggi una minima attività “cardiaca”.
È bello farsi un giro, invece, tra i post di quelli ormai abbandonati. Sembrano come la Tesla lanciata nello spazio qualche giorno fa. Sono lì, galleggiano nell’etere inerti e immobili da anni, riproponendo argomenti e storie lontanissime per il contesto di riferimento, sebbene scritti poco tempo fa.
C’è però dentro una grande verità in quel cimitero virtuale di post abbandonati a se stessi, la stessa che puoi ritrovare su quegli approdi sicuri in grado di proporre quantomeno un aggiornamento settimanale: Resteranno per sempre il riflesso di come gli autori hanno visto/vedono il mondo, il riflesso del loro pensiero.
Lo spunto di questa riflessione arriva dal post di Om Malik, uno dei pochi blog ancora “vivi” tra quelli che seguo:
Original posts, links and opinions are essentially a reflection on how they view the world and how they are thinking.
Today, we “think out loud” in too many places on the Internet and as a result are creating a diffused online presence. The more I try new services, the more I come to appreciate my Omstead, my thought place!
Una moltitudine di fonti nel quale imprimere al nostra identità. Un solo posto dove essere realmente se stessi e lasciare un’eredità (Leggere al punto 5 qui) digitale certa