Per me come per Luca ancora sì.
Il blogging resta un esercizio valido allora come oggi. Un modo per esprimersi e condividere senza intermediari interessati o il dover aderire a regole decise da altri. Il prezzo da pagare è una frazione dell’attenzione che lo stesso esercizio avrebbe dentro i giardini recintati, ma la libertà non è mai stata a costo zero. Ogni scelta si paga, in un modo o in un altro. Continuerò a bloggare fino a che ne avrò voglia, anche fosse solo per esercitare il mio pensiero critico. Lo scopo non è la popolarità, di cui non me ne faccio nulla, ma l’esercizio della scrittura e del ragionamento.
Se hai un blog e lo hai negletto, ti invito fortemente a riconsiderarlo come uno spazio in cui esercitare il tuo pensiero, senza paura di essere letto e giudicato. Meglio sul tuo blog che in qualsiasi altro spazio sul web dove sei ospite di altri. Pensaci.
Ho un blog dal 2008.
E’ iniziato come un diario, poi si è evoluto in qualcosa di più indefinito. Per anni l’ho trascurato preferendo altri spazi: riviste online, blog altrui, social.
Col tempo ho capito: è il mio vero spazio in rete.
Sono molto d’accordo con te quando scrivi che lo scopo non è la popolarità, ma l’esercizio della scrittura e del ragionamento. Motivo che ha spinto molti a preferire le piazze dei social o altre piattaforme come Medium.
Per quanto mi riguarda, non ho mai smesso di leggere i blog, più stranieri poiché nella blogosfera italiana sono rimasti in pochi a scrivere anche solo un post al mese.
Lunga vita ai blog.