Grazie alla rivoluzione tecnologica abbiamo il potere di accanirci e accusare, di formulare giudizi senza conseguenze, ma il potere che la tecnologia ci conferisce comporta anche una responsabilità individuale

A circa metà del sesto episodio di questa nuova stagione di Black Mirror, una delle protagoniste legge questa frase. Me la sono appuntata, un perfetto riassunto di cosa significhi questa serie.Avere a che fare con Black Mirror equivale ad avere una prospettiva sul futuro. Un pessimistico futuro in cui difficilmente siamo in grado di controllare la tecnologia, apparentemente in mano a pochi e in grado di colpire diffusamente la massa.Le tematiche trattate sono strettamente collegate tra loro in questi primi 6 episodi prodotti e rilasciati da Netflix sulla sua piattaforma. Similari a quanto già visto nelle due precedenti, si ha a che fare con la realtà virtuale, i social media, api (sì, gli insetti) e la volontà dei governi di controllarci e attacchi hacker etc.[embed]https://youtu.be/tHfGmnJsItU\[/embed\]Mi trovo però, nonostante consideri questa serie tra le mie preferite, particolarmente d’accordo con alcune tesi di questo articolo

But that depth is not actually all that deep. The things Black Mirror uncovers about the nature of people and technology are pessimistic visions of humankind, and they’re also remarkably absent of nuance. Guess what: Reality shows are dehumanizing. Social media makes people say and do horrible things. Documenting every single moment of our lives has downsides. It’s like stepping through the wardrobe into C.S. Lewis’s Narnia, but instead of a magical land full of fauns and evil queens and talking beavers, there’s just a note that reads, “This is an allegory about Jesus.”

Nella quasi totalità degli episodi costruiti in una realtà distopica, fatta eccezione per San Junipero in cui si evince una speranza di fondo e la voglia di vivere oltre la morte, anche questa terza stagione di Black Mirror dà per scontato un futuro in cui ciò che ora stiamo cercando di trasformare in un aiuto per migliorare le nostre vite, debba forza di cose diventare qualcosa di malato, paranoico, incontrollabile o gestito per monitorare le nostre vite tout court.Ma sta proprio qui il punto di forza della serie. Sfruttare egregiamente le paure e le problematiche di questa iper digitalizzazione di ogni aspetto della quotidianità, mantenendole su un livello umano. Gelosia, cupidigia o il desiderio di vendetta non sono sentimenti nuovi, la tecnologia ci sta solo fornendo gli strumenti per esprimerle in nuove forme e modalità.Sono tanti gli spunti di riflessione al termine di ogni episodio. Domande imprescindibili: accadrà davvero questo tra qualche anno? Saremo più controllati di quanto lo siamo già? Devo dismettere completamente ogni rapporto con la tecnologia?Resta, anche sotto l’attenta cura di Netflix, una produzione pregevole dal concept narrativo di ogni singolo episodio, alla scelta degli attori (tantissimi provenienti da HBO), così come la cura quasi da corto mertraggio più che da serie episodica.E, benché ogni episodio faccia storia a se stante, e quindi apparentemente immune dalla noia, Black Mirror porta con se il rischio di non trovare sufficienti nuovi argomenti da trattare. Di fatti, molti di questi sono rivisitazioni in chiave più grande, oppure semplicemente trattati da un’angolazione diversa.Comunque da non perdere se siete appassionati di tecnologia e di come potrebbe essere in grado di influenzare le nostre vite da qui a pochi anni.