Del libro di Giuseppe Morici mi porto a casa sia delle nuove idee su come trattare il mio lavoro quotidiano, sia accorgermi che perseguo la stessa volontà di narrare un brand attraverso i giusti tool a disposizione. O almeno mi sembra di farlo.Ho salvato questi due passaggi in chiusura del libro, si stagliano sopra tutti gli altri concetti per come si dovrebbe intendere questo mestiere, sia da chi lo fa quotidianamente, sia da chi dall’esterno spesso si sente il dovere di giudicare quando fatto.

Il marketing — se fatto bene, con onestà, con trasparenza e soprattutto con rispetto — è un’attività generativa di senso e di significati, a tratti persino meritoria forse, che aiuta le persone a vivere in un mondo più piacevole, perché fa loro conoscete le soluzioni utili per risolvere i loro problemi. Offre alle persone narrazioni, storie di marca, dalle quali le persone potranno, se vorranno, usufruire, godendone i valori e le emozioni, oppure semplicemente come fonte di intrattenimento.

Il marketing che ci piace — certamente — vende. Ma non vende tutto. Non a chiunque. E certamente non a tutti i costi. Il marketing che ci piace crea, ispira, ricorda, incanta, racconta, coinvolge, stimola, migliora. E soprattutto, nel più profondo rispetto del presente e del passato, si prende cura del futuro.

Mi permetto nel mio piccolo di voler aggiungere una sola postilla all’ottimo saggio, ricco di spunti ed esempi interessanti e snocciolati nella loro struttura.Per chi fa marketing, il proprio lavoro è estremamente agevolato se a monte esiste un prodotto eccellente. Mi spiego meglio. Apple ha una reputazione di alto livello anche grazie alla qualità del proprio prodotto, idem tanti brand che le persone amano e fruiscono quotidianamente. Non dico sia semplice raccontarli, ma si hanno molti più stimoli nel narrarli e trovare spunti creativi per presentarli al pubblico.Se la qualità della merce o del servizio offerto è scadente, povero nelle sue proprietà intrinseche, il mestiere di chi si occupa di marketing diventa estremamente difficile e potrebbe sfociare nella deriva che nel libro viene descritto come marketing cattivo.