Seconda edizione. Così mi piace chiamarla, perché io dal discorso di ieri ho capito veramente poco, ho colto tanta auto celebrazione — per 20 minuti abbondanti — e pochi passaggi significativi, utili a noi cittadini.Cosa cambia? Poco o nulla in realtà. Perché? Una visione del futuro non c’è, è un andare a tentativi, che ok ci può anche stare all’inizio, ma ora?Prendo in prestito le parole di Luca Sofri:

E potevamo aspettarci qualcosa di diverso? Come notano in questi giorni i commentatori in tutto il mondo, le classi dirigenti prodotte dal populismo e dall’indifferenza alle qualità umane e alle competenze stanno mostrando il loro mediocre valore e la loro inutilità nel momento del bisogno. E quelle prodotte da pigre e codarde reazioni progressiste al populismo, prive di progetti e ambizioni, mostrano al massimo qualche buona intenzione in più, e la stessa inettitudine.

Non potevamo aspettarci niente di diverso. I nodi, il pettine. La crisi non rende “migliori” sul piano delle capacità, della responsabilità, del coraggio, dell’intelligenza, della competenza: al massimo a momenti rende un po’ più buoni — alcuni — e quindi anche più indulgenti con le inadeguatezze altrui in tempi drammatici. Non è colpa loro, oggi: ma lo è stata ieri, loro e nostra, e ora ci teniamo questo, altro che Churchill.Non possiamo fare altrimenti, adesso, e collaboriamo con questo: ma c’è sempre un futuro e magari ricordiamocelo, che persone servono — e che persone non servono — a guidare un paese.

Siamo in guai grossi e il peggio deve ancora arrivare.