In attesa
È da qualche giorno ormai che una strana sensazione di attesa e sospensione mi pervade. Non so ben definirla, ma credo sia la stessa per tutti.Lavoro da casa da un paio di giorni, come non mi succedeva da un paio d’anni ormai. E benché dentro casa non sia cambiata di molto la mia routine, c’è che là fuori il mondo è totalmente cambiato. Riesco ad uscire un paio di volte per portare a spasso il cane, alcune persone mi guardano come se fossi un alieno, quasi schifate. Il pomeriggio però, almeno fino a ieri, i giardini dietro casa sono pieni di adolescenti e pre-adolescenti, ormai stanchi di giocare ai videogiochi totalmente incuranti di quanto si va ripetendo da giorni, ovunque.Provo a chiedermi quanto durerà tutto questo, se davvero a inizio aprile con un colpo di bacchetta magica tutto tornerà alla normalità, se le disposizioni di ieri sera del Governo siano sufficienti (basta leggere l’allegato 1 e 2 del decreto per capire che non lo sono e mi domando perché nessun media ne dia risalto), se come ci viene chiesto tutti siano in grado e/o abbiano voglia nel loro piccolo di fare la loro parte.Mi domando se riusciremo a sposarci a giugno. Mi domando se potremo partire per il nostro viaggio di nozze in agosto. E mentre mi pongo queste domande, mi sento piccolo e fortemente egoista. Pensando che ormai c’è il mondo interno a lottare contro una minaccia invisibile, mentre io sono qui a pensare se riuscirò a portare a termine dei programmi concreti. Rimandabili certo, ma importanti per la mia vita personale.Non so se forse è questo lo spirito, accantonare per un attimo le cose a noi care per il beneficio di tutti, sicuramente è ad oggi la sola cosa a cui bisogna guardare, appellarsi, aggrapparsi con tutte le forse per fare un passo in più verso la normalità.Ho la sensazione sia una strada ancora lunga e tortuosa. Si tratta di riprogrammare le nostre vite, i nostri budget, l’approccio alla comunicazione personale e aziendale, sforzandosi di abbracciare la trasparenza e il benessere della comunità prima del tornaconto.È dannatamente difficile cambiare paradigma, ma ad oggi è l’unica soluzione a tutti i nostri maledetti problemi.