No, la blogosfera italiana ce l’ha duro invece
Parto anche io dal post di Giuseppe, passando per Luca e poi Massimo. Mi trovo pressoché in completo disaccordo con quanto scritto da Giuseppe, il quale propone un clima disfattista velato da un’ignoranza che renderebbe molle tutta la rete prodotta da una qualsiasi italica mente.Posso essere d’accordo in parte sulla massa critica, benché non siamo posizionati affatto male, ma disapprovo in toto il clima culturale.Se di blogosfera vogliamo parlare, non si può certo dire che sia schierata verso destra. Prendendo una classifica caso e presupponendo che siano posizionati per una certa rilevanza, di blog schierati PRO Premier io ne vedo davvero pochi, se non nessuno. Sudditanza psicologica dovuta da un imprinting? Mi spiace, ma mi devo essere perso qualcosa.Concordo invece con Massimo quando dice:
Mi domando invece — rispetto al discorso di Giuseppe — come sia possibile omogeneizzare strumenti sociali tanto differenti come i blog, Twitter o Friendfeed, dentro una unica traccia antropologica.
Vero. E’ praticamente impossibile, benché gli attori italiani di spicco siano molto spesso gli stessi, la natura dei mezzi si differenzia per impostazione tecnologica e per utilizzo.Qui si chiede alla blogosfera italiana di avere un comportamento più simile all’autorevolezza dei quotidiani e dei libri di testo e allontanarsi dalla standardizzazione culturale di basso livello a cui ci sta abituando la TV e alla quale pare facciano riferimento gli italiani quando li consideriamo come molli.Ma io dico, ma perché? Perché la blogosfera non può essere semplicemente un diverso luogo dove diffondere delle informazioni che, voglio ricordare, hanno insita una natura personale (Come da citazione di Wikipedia), un luogo dove già tutt’oggi esistono delle eccellenze italiane che non hanno nulla da invidiare a quelle anglofone?Bisogna fare un chiaro distinguo però perchè Internet ha un potere straordinario, contiene tutto, sa distinguerlo e fa sopravvivere solo quello che ha più presa, quindi se parliamo di politica è un conto, se parliamo di formazione culturale è un altro.C’è chi questo mezzo lo sa sfruttare bene a fini politici, benchè non siano membri diretti del parlamento a farlo (qui si ci vorrebbe un cambio culturale forte), così come c’è chi lo sa usare bene per la diffusione del sapere. I mezzi ci sono, le persone anche, basta saper trovare il giusto luogo dove dar vita a questo tipo di discussioni perchè proprio come nella vita reale, come in Italia così negli Stati Uniti, esiste dall’estremismo fatto di idiozie a quello culturale di più alto livello basta saper scegliere dove metter bocca e ascoltare quello che gli altri hanno da dire.Il retaggio della nostra cultura, la storia della nostra società è quello che siamo oggi, nel bene o nel male, siamo diversi da chi è migliaia di km da noi. Questo non vuol dire necessariamente che sia un modello da seguire o che noi stiamo sbagliando. Ma dove? Cosa sta portando gli esponenti più autorevoli della rete a discutere sul fatto che in Italia non sappiamo parlare che di tette e culi e calcio giocato, e non siamo in grado di scrivere il quarto libro della Divina Commedia?Come scrivevo oggi su FriendFeed è doveroso fare le dovute proporzioni, è doveroso non lasciare niente al caso, è doveroso andare a cercare valore in ogni piattaforma di blogging, in ogni Social Network, in ogni forum e newsgroup, in ogni Wave di Google.Gli illuminati che ce l’hanno duro ci sono anche qua. Hollywood lasciamola dov’è.