Notifiche irritanti
Il loop in cui l’avvento delle app (di ogni genere, non solo quelle dei social media) ci ha trascinato è un baratro pericoloso in cui è facilissimo cadere e altrettanto semplice scaricare la batteria del proprio smartphone nel giro di qualche ora.Luca ne scrive sul suo blog.
Il mio telefono non suona mai. Non un trillo, non una vibrazione, niente.
Le notifiche hanno lo scopo di interrompere quello che stiamo facendo per ottenere immediata attenzione. A me non interessa essere interrotto.
Per questa ragione ho disabilitato tutte le notifiche e consento solo la visualizzazione del numero di messaggi non letti vicino ad alcune applicazioni che sono importanti per me.
Se ricevo un messaggio su Telegram, per esempio, l’unica cosa che appare é un piccolo “1” a fianco all’icona. Quando ho tempo apro Telegram e lo leggo. E solo se mi va, rispondo.
Ho letto un altro post sullo stesso argomento. Non sono forse così drastico come Luca, ma ci vado vicino raccogliendo anche lo spunto del secondo scritto.
It’s always easy to blame technology, but it’s important to note that it isn’t technology itself that is at the heart of the problem, but our own inability to handle it. After all, not all notifications are created equal. And in order to better understand the evolution from relevance to noise, we need to briefly talk about how we got to where we are today.
Ho adottato questa tecnica anche io ormai da molti anni. Le mie uniche notifiche attive sono quelle dei messaggi, di whatsapp (silenziando però i gruppi con più di 5 persone) e le chiamate. Tutto il resto, email comprese, vive soltanto attraverso i pallini rossi che mi indicano che c’è qualcosa che mi attende. Scelgo io, in base alla mia esperienza di utilizzo e sensibilità, quando “affrontarli”.Il mio equilibrio l’ho trovato così. Lo reputo il solo modo per riuscire a non farmi domare dal mio smartphone e dalla costante richiesta di engagement delle piattaforme sociali che più views fanno, più bigliettoni verdi si portano a casa alla fine del mese.Il FOMO nasce però ben prima dell’epopea di Facebook e Instagram e l’instancabile voglia di apparire belli e famosi. Il primo drammatico esempio sui dispositivi mobili arriva proprio con l’introduzione del diabolico push automatico delle email sul finire degli anni ’90. E da qui un’escalation inarrestabile sino ad arrivare al punto in cui la nostra testa è sempre più piegata verso il basso, con lo sguardo e una superficiale attenzione indirizzati ad uno schermo rispetto all’ambiente che ci circonda, la natura, ma soprattutto l’altro.Se non decidete a priori quali contenuti esplorare e quando è il momento corretto per farlo, c’è solo un output possibile: Distrazione (sia chi guida che non) e distruzione ( Time.com e NYTimes).La tecnologia è una cosa magnifica, e la stessa che ci ha portato le notifiche è la medesima che permette di limitarle.Il problema non è il mezzo, ma il contenuto della piattaforma e scegliere se diventare spettatori inermi o avere il controllo.