Stamattina sono tornato a volare dopo un paio di mesi. Direzione Napoli. Entrando a Linate mi sono accorto di quanto in fondo gli aeroporti mi piacciono. I promoter American Express e la loro pesca senza sosta, gli addetti avvolgi bagagli ancora mezzi addormentati, le tante persone in viaggio chissà per quale ragione. Stranamente vuoto oggi. Ma l’Italia si sta ancora risvegliando dal torpore del panettone.

Quando sono sufficientemente in anticipo, come oggi, poi, mi piace vagare per le edicole e le librerie in cerca di qualcosa da leggere per il futuro; di solito annoto i titoli per poi cercare la versione eBook online.
Tra i tanti aeroporti visti negli ultimi due anni, Linate è quello che ha fatto maggiori progressi in termini di velocità ai controlli -credo sia il solo che non richiede di aprire i bagagli e non tirare fuori il computer- pulizia e varietà di negozi, ma soprattutto il Wi-Fi è decente e non richiede nessun tipo di registrazione.

Che se ci pensate poi, un aeroporto è un piccolo villaggio fatto di abitanti quotidiani che hanno effimere interazioni con estranei, ma tra di loro, quegli abitanti, si conoscono benissimo e tra i quali nascono amori, amicizie, invidie e litigi. Un super condominio con il tempo scandito dalle partenze e arrivi.

La calma lascia subito il posto al nervosismo nei corridoi dell’aereo. Una corsa a prendere il posto per il proprio forziere in cappelliera, a sedersi prima degli altri e altrettanta nel scendere quando ancora non si è nemmeno toccato terra.

Per fortuna c’è sempre una buona pizza ad attendere.