Uno streaming per domarli tutti

Dio salvi la musica in streaming

Qualcuno anni fa tirò fuori questo concetto della coda lunga.Internet ha ampliato le limitate prospettive grazie a un coefficiente tendente all’infinito: la scelta.Questa cosa l’ho riscontrata soprattutto nei servizi di musica in streaming. Credo di aver scoperto e ascoltato più musica negli ultimi 6 anni che in tutta la mia vita.50 milioni di brani sono davvero un’infinità. Nella mia collezione personale al momento ne ho 36.000 circa, il counter mi dice che impiegherei 100 giorni ininterrotti per ascoltare tutte le canzoni salvate. Figuriamoci tutto il repertorio a cui si ha accesso a 9.99€ al mese.Al di là dei puristi, del salviamo il vinile, i cd e le musicassette, la verità è che mai come ora possiamo estendere i nostri orizzonti musicali. E non perché un bot ci ha suggerito la prossima playlist di tendenza, ma perché in base ai nostri gusti musicali ci fa scoprire praticamente ogni giorno una nuova proposta.Prima di questa rivoluzione quando? Nei forum? Nei negozi di musica? Passaparola?C’è chi dice che la sovrabbondanza faccia male al mercato, non generi abbastanza revenue agli artisti, e canzoni capolavoro magari non verranno mai ascoltate.Io penso proprio l’opposto e il modo in cui le canzoni scalano le classifiche oggi ne è la dimostrazione. Ormai gli artisti sopravvivono con i singoli e non con gli album, gente sconosciuta raggiunge le vette per poi sparire di nuovo nel nulla.Viva Iddio per questo nuovo modo di ascoltare musica. Per chi la ama è davvero una manna.

Canzone e album 2018

A meno di improvvise sorprese e uscite inaspettate, con il consueto report musicale che arriverà nel mio post del 31 dicembre, ho determinato la mia canzone e il mio album dell’anno.Quest’anno con mio grande rammarico ho dovuto dedicare meno tempo alla musica in paragone all’anno passato, ma mi sono comunque difeso bene.Ho eliminato il mio abbonamento a Spotify Premium. Ho deciso di avere soltanto Apple Music, molto più vicino ai miei gusti e preferenze di utilizzo. E avendo un Mac anche al lavoro il tutto risulta più comodo e integrato.Tra le varie proposte arrivate nella sezione “Per te” sono comparsi gli Hotel Mira (p.s. il loro sito è basato su Squarespace 🙌🏻). Gli Hotel Mira sono una band canadese, e nasce dalle ceneri dei JPNSGRLS i cui album già mi piacevano molto, per cui l’affinità è stata più che naturale nell’ascoltare l’inedito e omonimo EP di debutto.All’interno è contenuta secondo me una canzone meravigliosa, Stockholm. È la canzone di chiusura dell’album e il testo fa inevitabilmente riferimento alla Sindrome di Stoccolma. Un po’ la sindrome dell’anno, già incontrata durante la visione de La Casa di Carta.Il pezzo chiude così:

And you sayThey’re better off without me

Oh Jesus Christ I’m TremblingI’m helpless again

And they sayThat planet Earth Is lonely

But less so when youHold me

Meraviglioso.[embed]https://youtu.be/ujdzRfMz7Vk\[/embed\]Passiamo all’album. Ambia lotta, in lizza ne avrei avuto almeno 3 tra cui scegliere. A mani basse però ho lasciato lo scettro all’album dei The Vaccines: Combat Sports.Tutte le canzoni sono bellissime, non banali, ma soprattutto nonostante sia un genere piuttosto comune nell’alternative rock, riescono sempre a mantenere i loro accenti super riconoscibili.Buon ascolto.[embed]https://music.apple.com/it/album/combat-sports/1310805430\[/embed]

Chester

C’è che sembrava andare tutto bene. Ma no. Cosa ne sappiamo noi, pubblico, così distanti dai nostri idoli e ispiratori, pensando di conoscerli come i nostri migliori amici, mentre di loro non sappiamo proprio niente se non qualcosa della loro arte?Che sarà pure un piccolo grande pezzo del loro essere, ma non abbastanza grande da rappresentarlo tutto.[embed]https://youtu.be/ZC\_-zeWYMYo\[/embed\]Ai Linkin Park ho voluto bene. Sono stati un pezzo importante della colonna sonora della mia vita. Hanno contribuito (insieme ai Limp Bizkit) a dare vita e sviluppare un sotto genere, il nu-metal, poco considerato e bistrattato da molti, ma che ha inevitabilmente segnato la storia dell’hard rock agli inizi del millennio. Forse l’ultima grande wave di un rock potente con qualcosa da dire.Parlo al passato. Ultimamente quel sound greve e grezzo ha lasciato spazio a sonorità elettroniche, più dolci, più di massa. Il culmine con l’album rilasciato proprio recentemente e per il quale il cantante Chester Bennington è stato accusato in modo piuttosto pesante di aver abbandonato il pubblico delle origini.Io tra quelli.Purtroppo o per fortuna ti leghi ad un cantante o una band perché rappresenta bene o male ciò che si ama ascoltare, le sonorità e i testi. Quando non è più così ci si sente traditi.

Come lui si è sentito tradito dalla vita.Sono andato lo stesso a sentire il loro ultimo concerto in Italia. Il 17 Giugno a Monza. Erano in coda alla lista delle band ad esibirsi quel giorno. E un po’ con quello spirito di tradimento ho deciso che no, non valeva la pena restare fino all’ultima canzone, c’era troppa gente e sicuramente avrebbero suonato tutte quelle dell’ultimo album.Me ne sono andato filmando un frame di Castle of Glass, prima di voltarmi e andarmene via. Un mese dopo, forse e molto probabilmente, i linkin park non saranno mai più gli stessi.[embed]https://youtu.be/gJLAx5RDRHs\[/embed\]Paradossalmente, Chester ha deciso di togliersi la vita il giorno del compleanno di Chris Cornell. Un’altra perdita recente troppo allucinante. A cui aveva dedicato queste parole:

Rdio. La Musica si evolve

Circa un anno fa ho sottoscritto un abbonamento a pagamento con Grooveshark. Come scrissi già in quel post, penso che oramai la giusta direzione per l’ascolto di musica sia quello dei servizi streaming online. In parole povere, dietro il pagamento di una tariffa flat mensile/annuale, si ha accesso illimitato a qualsiasi brano musicale avendo una disposizione una connesione alla Rete.E’ un buon compromesso per chi non è più disposto ad accettare gli elevati costi dei supporti fisici, ma che dall’altro lato ha la consapevolezza che non avrà mai il possesso dei file che stanno ascoltando, godendo però di un accesso illimitato potenzialmente a tutta la musica del mondo (via browser, applicazioni desktop, applicazioni mobili).Vista la scadenza ormai prossima del mio account premium su Grooveshark, ho deciso di puntare gli occhi altrove. Purtroppo non esistono altri servizi simili disponibili in Italia. Di fatti Pandora, Rhapsody, Spotify, MOG e compagnia cantante non sono fruibili in Italia per questioni legate agli accordi con le case discografiche, così come dettagli legati alla protezione del copyright. Qualcuno ha trovato il modo di utilizzarli impostando semplicemente un indirizzo IP anonimo in modo che il browser utilizzato non comprenda il Paese dal quale proveniamo.Da questa piccola lista manca Rdio. Del tutto simile agli altri, ma che a differenza di quest’ultimi non legge l’IP del browser bensì la nazionalità di provenienza del proprio account. Benché sia ufficialmente disponibile solo negli Stati Uniti e in Canada, come è facile pensare, il limite imposto è aggirabile con una piccola bugia. Ne vale la pena.L’accesso non è gratuito, ma prevede due modalità di pagamento. La prima solo con un accesso Web a 5 dollarial mese, la seconda a 10 dollari al mese, ma prevede anche l’accesso via applicazione mobile (Android, Blackberry, iOS o Windows Phone 7) e la completa sincronizzazione nel caso si voglia ascoltare la musica sul telefonino anche quando non c’è campo. Ho sottoscritto il secondo abbonamento, avendo anche un account iTunes americano dal quale scaricare l’App.Sto testando Rdio da due giorni. Il catalogo da cui scegliere è vastissimo, oltre 7 milioni di brani. A differenza di Grooveshark qui gli utenti non possono caricare le proprie canzoni, ma sono “costretti” a scegliere tra quelle proposte conseguenti dagli accordi presi con le principali major ( una lista qui). Fino ad ora ho trovato tutto quello che mi interessava, tranne AC/DC, The Beatles e Led Zeppelin, ma molto probabilmente per questioni legate alle rispettive etichette, spero in arrivo molto presto.Ci sono due applicazioni desktop disponibili. Una nativa per Mac, e una per Windows che richiede Adobe Air. Entrambe hanno la fantastica opzione di poter sincronizzare la propria libreria di iTunes con l’account di Rdio. No, non verrà caricato nessun file Mp3, ma verranno sincronizzati i nomi dei brani e degli artisti in modo da poter ricostruire la medesima libreria che abbiamo sui nostri computer anche online. Sempre accessibile ovunque.Benché come detto prima non vi sia la possibilità di caricare canzoni indisponibili sul catalogo, Rdio è davvero molto attiva sui propri canali Social (Account Twitter ufficiale, account Twitter per il supporto, Blog) e chiede sempre attraverso un apposito form quali nuovi artisti si vorrà vedere aggiunti in futuro.Uno degli aspetti più interessanti delle piattaforme streaming di musica è il poter scoprire novità legate ai nostri gusti e preferenze musicali. Rdio dà differenti opzioni sotto questo punto di vista agli utenti. Una volta composta la nostra libreria siamo condotti alla scoperta di nuovi artisti attraverso la sezione “ Reccomendations “Confesso di aver scoperto in poche ore almeno una decina di artisti sconosciuti, sotto questo aspetto Rdio si rivela ancora una volta molto più attiva rispetto a Grooveshark. Un’ultima osservazione va fatta su una caratteristica chiave. La socialità di Rdio.Oltre a dare la possibilità, come fanno i competitor, di condividere quello che si sta ascoltando con uno status su Facebook o Twitter, Rdio permette ai propri utenti di interagire tra di loro, seguendo quelli più attivi o gli influencers, aprendo così un’infinità di rivoli alla caccia di qualcosa mai ascoltato prima. Inoltre, possono collaborare tra di loro creando delle Playlist accessibili a tutti, come la classifica settimanale di Billboard o le migliori canzoni Rock di tutti i tempi.Testerò Rdio per qualche mese ancora, mi interessa capire se è un’azienda che si interessa davvero alle richieste degli utenti e ha voglia di cambiare seriamente il modo di fruire musica sia che avvenga tra le mura domestiche sia on-the-go. Fino ad ora pare ci stia riuscendo, perché replica l’esperienza a cui ci ha abituato iTunes nel corso degli anni, sia perché potrebbe essere un ottimo risvolto per quanto riguarda la lotta alla pirateria.Senza dimenticare un aspetto cruciale. Skype è uno degli investitori di Rdio, creato infatti da uno dei fondatori della piattaforma di messaggistica. Beh il resto è storia.