Terminato The Game ammetto di non aver molto da commentare. Lo stile di Baricco è arzigogolato e pieno di iperboli linguistiche, ma molto facile da comprendere, coinvolgente e trascinante per chi ama la materia.Il fil rouge del testo è rappresentare internet e l’evoluzione tecnologica di questi ultimi 70 anni come un’escalation evolutiva innescata dall’avvento dei videogiochi. Sotto gli occhi di tutti, le dinamiche videoludiche si nascondono in ogni pertugio della rete eppure vengono ancora demonizzati per la troppa violenza o concause di catastrofi ed eccidi di massa provocati dall’uomo.Mi sono segnato alcuni passaggi per me interessanti e da portare con me nella costante esplorazione della connessione fra umani sia essa fisica od online.Il primo spunto parte proprio da qui. Ridurre, ma in senso positivo quindi sintetizzare, le nostre due nature in una sola in fondo. Quando leggete o vi parlano de “il popolo del web”, non siamo sempre noi? Non è sempre la stessa gente che incontrate per strada che semplicemente è tornata a casa ed ha acceso un device?

Attrezzare il mondo di una seconda forza motrice, immaginando che il flusso del reale potesse scorrere in un sistema sanguigno in cui due cuori pompavano armonicamente, uno accanto all’altro, uno correggendo l’altro, uno sostituendosi ritmicamente all’altro

Questa definizione di connessione costante, lo scollamento del nostro io dal nostro corpo per frammentarsi i tanti piccoli pezzi e ritrovarsi altrove, perso in un mondo composto da infinite derive è una narrazione forte, piena di significato utile a raccontare l’esperienza di ognuno di noi attraverso l’etere.Difficile non essersi sentiti almeno una volta così:

Incroci. Colleghi. Sovrapponi. Mescoli. Hai a disposizione cellule di realtà esposte in un modo semplice e velocemente usabile: ma non ti fermi a usarle, ti metti a LAVORARLE. Sono il risultato di un processo per così dire geologico, ma tu le usi come l’inizio di una reazione chimica. Colleghi punti per generare figure. Accosti luci lontanissime per ottenere lo forme che cerchi. Percorri velocemente distanze enormi e sviluppo geografie che non esistevano. Sovrapponi gerghi che non c’entravano nulla e ottieni lingue mai parlate. Dislochi te stesso in luoghi che non sono tuoi e vai a perderti lontano. Lasci rotolare le tue convinzioni su ogni piano inclinato che trovi e le vedi diventare confusamente idee. Manipoli suoni facendoli viaggiare dentro tutte le loro possibilità e scopri la fatica di ricomporli poi di nuovo in un suono compiuto, forse addirittura bello; fai lo stesso con le immagini. Disegni concetti che sono traiettorie, armonie che sono asimmetriche, edifici che disegnano spazi in tempi diversi. Costruisci e distruggi, e ancora costruisci, e poi di nuovo distruggi, in continuazione. Ti servono solo velocità, superficialità, energia.

Infine, un ultimo tratteggio di quello che personalmente ho interpretato come il fenomeno di questi ultimi 10 anni. Gl influencer. Siano essi blogger, youtuber, instagrammer etc. etc., sono tipicamente quelli che hanno compreso prima di tutti gli altri le potenzialità di una piattaforma non dal punto di vista puramente tecnologico, ma dal punto di vista narrativo. Hanno visto prima degli altri come utilizzarla nel modo corretto per trasformare una propria narrazione in una sorta di potere, monetario o di follower, d’opinione o lavorativo. Indubbio dire che siano stati in grado di formare un’élite.Quanto e come si evolverà dipenderà soltanto da quale sarà la prossima piattaforma.

Non tutti sono uguali davanti al Game, alcuni giocano meglio altri peggio, e quelli che giocano meglio finiscono per condizionare il resto del tavolo da gioco, a rigirarlo come fa comodo a loro, a diventarne in certo modo i sorveglianti, o almeno i primi player, diventando qualcosa che possiamo tranquillamente chiamare col suo nome, per quanto adesso ci sembri sorprendente: diventano un’élite.