Caleidoscopio (Kaleidoscope) è stata la prima mini serie del 2023 apparsa su Netflix. È autoconclusiva, non ci sarà cioè una nuova stagione e forse è anche questo tra le poche cose belle che ci lascia.

La trama è piuttosto basica. Una banda capitanata da Giancarlo Esposito e formata da sedicenti esperti ladri, organizza a NY un colpo al caveau più sicuro al mondo contenente 7 miliardi di dollari in obbligazioni sfruttando l’uragano Sandy del 2012. Basato su una storia vera a quanto pare. Per il protagonista è l’atto finale di una vendetta meditata per anni nei confronti del proprietario del caveau, l’amico che gli ha rovinato la vita.

Ma Caleidoscopio ha fatto parlare di sé non tanto per la trama, quanto per la possibilità lasciata dai registi e produttori di poterla guardare scegliendo l’ordine della visione degli episodi a proprio piacimento non andando ad influire sulla visione d’insieme della produzione.

La sequenza che ci è capitata è stata: Nero, Giallo, Verde, Arancione, Viola, Blu, Rosso, Rosa, Bianco. Ne esistono 40 mila possibili di combinazioni di visione e benché nel tuo cervello tu possa ricostruire abbastanza facilmente la trama senza rovinarti troppo con spoiler e colpi di scena, c’è chi consiglia l’ordine cronologico corretto come dice Il Post: Viola e continuare con Verde, Giallo, Arancione, Blu, Bianco, Rosso, Rosa. Anche se Bianco è pensato per essere l’ultimo, infatti, cronologicamente si colloca prima di Rosso e Rosa.

Tuttavia, guardarlo in un cert’ordine rispetto ad un altro, come dicevo, poco cambia ai fini della comprensione della serie. Quando i titoli di coda scorrono sul finale, saprai tanto dello spettacolo quanto tutti gli altri che lo guardano. Lo avrai semplicemente sperimentato in un modo leggermente diverso.

Il che lascia solo una domanda. Qual è il punto?

La cosa così frustrante di Caleidoscopio è che una volta che hai visto tutto e l'hai riordinato nel tuo cervello, è uno spettacolo piuttosto buono. Non è un dramma di prestigio di livello A, ma è abbastanza assurdo da rimanere divertente. Ma tagliato con l’accetta e scagliatoci addosso a caso, perde qualcosa. Ti affatica e non ne puoi parlare con nessuno perché loro avranno il loro ordine di episodi.

Forse è il modo in cui tutti i personaggi devono essere introdotti in modo molto sottile in ogni episodio perché potrebbe essere il primo che vedi. Forse è quanto sia anticlimatico ogni episodio perché i cliffhanger sono impossibili poiché per la natura del formato non verranno risolti. Forse è perché, nell'attuale finale cronologico, Esposito ha un momento di emozione così potente che tutto ciò che segue - incluso lo stesso finale pianificato - sembra un ripensamento.

Ci sono, insomma, un mucchio di flashback e flashforward lanciati in un frullatore e serviti senza pensare alla soddisfazione narrativa. Dimostra solo che è possibile attuare un approccio a puzzle ad essa, ma non che ci sia una ragione particolare per farlo. Bell’esperimento, non so quanto riuscito.

★★★☆☆