Provare a capire gli Stati Uniti da una piccola cittadina come Marina del Rey sarebbe come provare a capire l’Italia da una cabina telefonica.
Le distanze, le differenze, i sottili sub-strati culturali e sociali sono incomprensibili e difficili da padroneggiare se non si decide di viaggiare e scoprire.
Spero di farlo al più presto e non solo per questioni legate al lavoro.
Voglio conoscere meglio ciò che mi circonda, a partire dalla California che in un’area grande come l’Italia racchiude al suo interno mare, montagna, collina, pianura e deserto.

Ma a volte è difficile avere la mente sgombra dall’idea di futuro quando ancora qualche tassello deve andare a posto, è difficile programmarlo quando ancora ci stiamo facendo tante domande.
Nonostante questo resto positivo. Qui ho la sensazione di vivere in una bolla diversa da quella milanese, dove i ritmi erano abbastanza frenetici e scanditi dai tanti appuntamenti sociali e di lavoro.
Ci sentiamo ancora in vacanza, come se ci aspettassimo che tra poco tutto questo possa finire. Ci godiamo la calma, la pace, i ritmi estremamente più lenti e il mare.

Già. Il mare. Non viverci per 40 anni e tutto d’un tratto avercelo a 10 minuti di cammino fa un certo effetto. Vi consiglio l’ultimo numero de Il Pensiero Lungo la newsletter di Martino, dedicata proprio al mare:

Un viaggio cosmico che si ripete circolarmente e che riporta all’inizio. Mutati dall’anno trascorso, ma verso e attraverso il punto da cui tutto è iniziato. Ritornarci misura sia l'avanzare del tempo contingente ma anche l’immutabilità di quello cosmico: siamo troppo minuscoli perché il nostro tempo conti qualcosa, non siamo nemmeno un battito di ciglia dell’universo.

Il mare azzera il tempo: è sempre così e sempre così sarà. Del resto è un infinito e quindi non ha né presente né futuro e il mare che scrutiamo è lo stesso che vedeva Giulio Cesare o Marco Polo. Una massa fluttuante e cangiante, increspata o tumultuosa, screziata da onde, lucida e tesa se non c’è vento. Il mare è una materia ed è ovunque, il mare è reale e concettuale allo stesso tempo.

Sono giorni di riflessione. Penso tanto e mi ritrovo a conoscermi meglio, ascoltarmi di più quando tutto il rumore superfluo mi sembra di averlo lasciato in Italia. Mi piace, forse ci sono arrivato tardi, forse non importa poi tanto, ma benché non abbia risposte sul futuro so per certo che ci stiamo arricchendo e questo è importante.

Manca poco, come dicevo, per sistemare qualche tassello e permetterci di buttare via qualche pensiero di tentennamento su questa scelta di trasferirci qui. Non è assolutamente un ripensarci, ma penso sia più che normale chiedersi di tanto in tanto, ma avrò fatto bene?

Questi primi sette mesi intanto sono volati via alla velocità della luce e penso sarà altrettanto così fino alla fine dell’anno. Da adesso ho qualche viaggio di lavoro e inizierà la fase di programmazione per il 2025.

Non possono che aspettarci belle cose.