Fluxes #22: Digital decluttering, cellulari per videogiochi e concerti
Come scrivevo nei giorni passati sto cercando di eliminare tutto il superfluo tra i miei servizi digitali. Ho fatto anche due conti sul mantenimento di alcuni di essi che purtroppo arrivano a costare qualche centinaia di euro ogni anno, tipo questo mio blog. Ho cercato qualche alternativa più economica, perfino gratis, ma sono giunto alla conclusione più ovvia: se sto pagando un motivo ci sarà. Poche opzioni di personalizzazioni, la resa grafica non mi soddisfa come riesce a fare ciò che ho creato qui, sia Medium che Substack non hanno più la possibilità di postare da mobile, il che mi limiterebbe questa estate durante il viaggio transoceanico che ci attende. Quindi sono positivamente rassegnato al fatto di sborsare dei quattrini di valore a WordPress.
📱 ☁️ Oggi vi propongo due articoli molto distanti tra loro ma vicini per l'oggetto in questione: il cellulare. Il primo di The Verge con il quale sono particolarmente d'accordo (benché non abbia ancora testato bene una Steam Deck e non mi sia ancora arrivata l'email per confermarne l'ordine) concordo su ogni aspetto della difficoltà di giocare sul cloud da telefonino. Soprattutto in mobilità e non a casa, dove bisogna per forza di cose portarsi dietro un accrocchio che funga da controller, ma soprattutto essere sempre in un punto in cui la connessione sia sufficientemente decente. Senza contare la perdita di diottrie in situazioni in cui il dettaglio su schermo può fare la differenza.
But the worst part of cloud gaming on a phone is the controls. Most services include an overlay of touchscreen controls. The controls themselves fight for screen real estate, and, if you’re like me and have never gotten the knack for on-screen digital joysticks, you’ll find yourself frustrated. Accessories like theRazer KishiandBackboneare supposed to make the phone a better tool for that kind of hardcore gaming, and I’ve got a Kishi I’ve gamely used with more than one Android phone, but I still have to remember to actually bring the thing with me. The Kishi isn’t something that just hangs out in my purse or gets automatically added to my pocket when I leave the house. And, if I’m having to remember to bring a whole little controller dongle to make cloud gaming on my phone even remotely enjoyable, then I’m not really actually able to game anywhere at any time. I’d probably just rather have a whole separate device.
📱 🎤 Il secondo invece sul sequestro preventivo dei dispositivi mobili ai concerti di Jack White. Un metodo estremo? Forse. Ma con l'avanzare degli anni mi trovo sempre più d'accordo. Recentemente siamo stati a vedere i Green Day con i The Weezer e la settimana successiva i Royal Blood con i The Amazons. Soprattutto nel secondo concerto, al chiuso, i telefonini mi hanno disturbato non poco la visuale. Io, incallito registratore in passato, mi sono riscoperto totalmente disinteressato a registrare video mentre ho goduto appieno della performance.
But having survived the show, I have to attest that Jack White has a point. We’re all sick to death of having the person in front of us at a gig decide to film the best bits from overhead or stream the whole show to their dog. It’s not just a distraction and annoyance for us – it’s a waste of a great in-person live music experience for them too.
The pouches themselves opened at the touch of a magnetic button on the way out, so venues could quite easily pepper them along exit routes to let people release their precious zombie boxes themselves, then drop the pouch in the buckets provided – because who the hell wants to steal a straitjacket for a mobile phone (unless you’re planning an intervention on Darren Grimes)? In a world where mankind has realised the impossible dreams of space travel and Deliveroo wine, it must surely be possible to concoct a machine that releases everybody’s phones remotely as the houselights go up, too. Although that might lead to innumerable injuries as people fail to notice all those flying drumsticks.
The entire live experience might be improved, too, if bands feel that they can treat us to previews of new albums without the unreleased songs getting splashed all over social media within minutes.