Quando accadono meglio io ne stia lontano, almeno per qualche periodo.A ogni strage assisto ad inconcepibile rincoglionimento di massa sottoforma di immagini e frasi pubblicate senza la benché minima cognizione di ciò che si sta pubblicando, con basi informative recuperate da wikipedia nella migliore delle ipotesi.La solidarietà da social network è una forma pericolosa di perbenismo mista all’autoconforto di aver fatto l’azione più socialmente accettabile, sintomo di un approccio distorto ai problemi del prossimo condito dalla grossa incapacità di discernere l’essere dall’apparire.Sarò un insensibile ignorante, bastian contrario e polemico, ma non riesco a partecipare ad un contesto dove le stragi vengono trasformate in tifo da stadio.Voglio dire a cosa serve agghindare una foto profilo o una copertina di blu, bianco rosso e tatuarsi Liberté, Égalité, Fraternité sull’avambraccio? Cosa vogliate importi alle famiglie delle vittime se avete deciso di mostrare la vostra solidarietà su Facebook? Posto innanzi tutto che vi conoscano e che sia ben visibile a loro il vostro account.Esatto, risposta esatta, una benamata mazza.Tuttavia essere in pace con se stessi, sbandierando la propria appartenenza innalza i cuori e…a posto così, abbiamo fatto tutto per essere allineati con la massa e facciamo parte anche noi del carrozzone dei buoni.Ed è per questo non mi vedrete mai schierarmi come un ultras con in colori di questa o quella nazione sotto attacco in quel momento. Ho preferito optare per un’azione più sensata, rintracciare amici in grado di essere raggiunti, sincerarmi delle loro condizioni offrendo il mio possibile aiuto. L’unica cosa avesse senso fare in mio potere in quel momento.

Proprio quando pensavo Facebook avesse assunto un ruolo di una qualsiasi utilità in un avvenimento del genere, permettendo di segnalare lo stato di salute di qualsiasi persona si trovasse nei paraggi, non meno di 24 ore dopo assisto ad un nuovo sfruttamento da curva di una tragedia di queste proporzioni.

Quando accadono meglio io ne stia lontano, almeno per qualche periodo.A ogni strage assisto ad inconcepibile rincoglionimento di massa sottoforma di immagini e frasi pubblicate senza la benché minima cognizione di ciò che si sta pubblicando, con basi informative recuperate da wikipedia nella migliore delle ipotesi.La solidarietà da social network è una forma pericolosa di perbenismo mista all’autoconforto di aver fatto l’azione più socialmente accettabile, sintomo di un approccio distorto ai problemi del prossimo condito dalla grossa incapacità di discernere l’essere dall’apparire.Sarò un insensibile ignorante, bastian contrario e polemico, ma non riesco a partecipare ad un contesto dove le stragi vengono trasformate in tifo da stadio.Voglio dire a cosa serve agghindare una foto profilo o una copertina di blu, bianco rosso e tatuarsi Liberté, Égalité, Fraternité sull’avambraccio? Cosa vogliate importi alle famiglie delle vittime se avete deciso di mostrare la vostra solidarietà su Facebook? Posto innanzi tutto che vi conoscano e che sia ben visibile a loro il vostro account.Esatto, risposta esatta, una benamata mazza.Tuttavia essere in pace con se stessi, sbandierando la propria appartenenza innalza i cuori e…a posto così, abbiamo fatto tutto per essere allineati con la massa e facciamo parte anche noi del carrozzone dei buoni.Ed è per questo non mi vedrete mai schierarmi come un ultras con in colori di questa o quella nazione sotto attacco in quel momento. Ho preferito optare per un’azione più sensata, rintracciare amici in grado di essere raggiunti, sincerarmi delle loro condizioni offrendo il mio possibile aiuto. L’unica cosa avesse senso fare in mio potere in quel momento.