Uno degli ultimi articoli del 2022 di The Verge è stata una ode nostalgica al possibile ritorno in auge dei blog nel 2023, grazie al lento e plausibile declino di Twitter.

The biggest reason personal blogs need to make a comeback is a simple one: we should all be in control of our own platforms.

Per carità, con le migliori delle intenzioni e le migliori delle motivazioni, i consigli scritti nell’articolo sono tutti eccellenti e validi per dover avere un proprio spazio dove scrivere, condividere, riflettere al di là di algoritmi pazzi decisi a governare l’agorà dell’internet.

Ora, c’è un grosso però. Le alternative e la facilità con cui quest’ultime consentono ai comuni mortali non solo di creare e condividere contenuti online, ma anche di regalare quell’effimera sensazione di orgogliosa notorietà data da una manciata di views e like in più del dovuto, soverchiano in uno scontro impari lo sbattimento - che nessuno si vuol più caricare sulle spalle delle proprie dita appoggiate sulla tastiera - di doversi aprire un blog oggidì.

E ve lo dice uno che ci ha sempre creduto in un luogo unico, proprio, dove nessuno può metter bocca se non il sottoscritto. Un log appunto della mia vita.

C’è già stata una fiammata simile a inizio pandemia, ve la ricordate la new wave italiana? Ecco è durata il tempo di un paio di DPCM. Poi? Siamo tornati a uscire di casa, a farci selfie e a postare cazzate sui social. Come abbiamo fatto da 10 anni a questa parte.

A voglia a sperare di avere qualche folle in più con voglia di dismettere queste pratiche e iniziare a condividere per davvero. Temo tuttavia non assisteremo a nessuna nuova epopea per questi piccoli grandi spazi che hanno da tempo fatto la storia di internet, ma che difficilmente saranno in grado di segnarne una nuova fase.