Twitter è diventato uno spazio pubblico dove le nuove regole fanno schifo? Sì.

Twitter è diventato un luogo invivibile? No. Non ancora perlomeno.

Twitter è Twitter anche perché ci sono dentro i nostri contenuti e quindi senza di essi non sarebbe lo stesso? Sì.

Ma nonostante sia ormai diventato quasi insostenibile il dibattito pubblico su certi argomenti, dove invece di incentivare il cosiddetto free-speech lo si mortifica, purtroppo, mi spiace dirlo, Twitter resta una compagnia privata con il diritto di imporre le regole che vuole pur sbagliate e inaccettabili che siano:

Twitter is a private company who runs a social network, and they are completely within their rights to set rules for what can and can not be posted there. This is not unique to Twitter, it applies to every single social network out there, including the numerous conservative ones that proclaim themselves the “free speech network” and then whisper, “within the limits of our TOS and content policies for which we also ban people and content.

Twitter can make these decisions and users can choose how they feel about those decisions and act accordingly. If you don’t like the decisions made by Twitter, then use something else.

Che poi queste decisioni abbiano un impatto è fuor di dubbio. Non è più quotata in borsa e sta sopravvivendo al momento con gli investimenti pubblicitari, quindi a un certo punto la situazione economica/finanziaria salterà per aria. Per il momento chi non è d’accordo con queste politiche può liberamente scegliere di proseguire altrove, sapendo fin d’ora che un clone perfetto di Twitter, ahimè, non esiste ancora.

Per questo motivo scrivevo che comunque torneremo sempre lì in qualche modo.