🎣 Mai come quest’anno ho sofferto d’intolleranza verso i pesci d’aprile. Ancora peggio è andata al rispetto che nutrivo oramai per certe persone è sceso sotto livelli tollerabili, sia per l’età che hanno per fare simili scherzi, sia per il contenuto degli stessi. Davvero ci fate brutta figura e finisce che nessuno vi prende più sul serio. Da chi posta nuove posizioni di lavoro verosimili a chi cita un accordo segreto tra Spotify, Neil Young e Rogan. Bah, se vi divertite così…
🖼 Questo weekend l’ho trascorso in trasferta in un bellissimo hotel del Südtirol. Non è la prima volta che capito da queste parti e anche questa volta ho fatto caso alle pareti. Ci sono appesi quadri dipinti a mano di paesaggi effettivamente esistenti. Sono gli scorci nei pressi dell’hotel. Fateci caso la prossima volta. Mi sono sempre chiesto se siano commissionati, oppure a me piace pensare ai proprietari degli hotel che in bassa stagione girano per delle fiere delle pulci paesane ad accaparrarsi questi dipinti realizzati da artisti locali intenti a dilettarsi nel loro passatempo preferito.
Passo settimane ad osservare lo scenario contemporaneo di Internet. Le sue infinite possibilità di monetizzazione e non riesco a smettere di domandarmi dove io abbia perso esattamente il treno.
Se nel periodo dei blog morenti e la grande corsa alla content creation su Instagram, se quella di Twitch, se quella delle newsletter o dei podcast o forse i bitcoin e gli NFT. Resto ad osservare mentre il mondo sembra stampare contante sfruttando il momento, il sistema, all'apparenza avendo compreso molto bene quel qualcosa che a me sembra sfuggito.
C'è che ultimamente anche per questioni lavorative incontro sempre più creator, badate bene non necessariamente influencer, ma persone estremamente preparate che mi sento di definire (non etichettare) un crocevia composto da un po' di intrattenimento, programmazione di un palinsesto, videomaking, montaggio e quel quanto basta di carisma per renderli riconoscibili. Se solo penso a nemmeno 15 anni fa tutto questo sembra fantascienza. Ovvio i risvolti negativi ci sono, come in tutte le professioni e qui zio lo spiega benissimo.
Ecco c'è un però, un però grosso quanto una casa. Dove ho mancato? Dove non sono stato sufficientemente bravo nel provare a portare avanti Fluxes prima, AC e Fuorigio.co poi e ora Go With The Flow?
Alla fine sono arrivato a una conclusione. Netta e precisa. Serve un ingrediente fondamentale. Un minimo comune denominatore emerso in ogni persona con cui sono venuto a contatto, o di cui abbia letto online, ha e ha avuto tra le altre cose soprattutto costanza. Non posso sapere quanta forza di volontà, quanto culo, quanta determinazione. Anche superficialmente è comune il portare avanti il proprio lavoro per mesi, per anni, no-matter-what. Anche se ci vogliono 20 anni per arrivarci.
Tutte le persone che stanno affrontando questo tipo di percorso o hanno sottratto del tempo ad altro, vuoi perché già in possesso di un lavoro "regolare" e quindi via di nottate senza sonno e addio a fidanzati e fidanzate, oppure hanno intrapreso questa strada prima di diventare maggiorenni, crescendo con le piattaforme, facendole proprie e padroneggiandole meglio di chi le ha create. Resto a bocca aperta talvolta dalla qualità dei contenuti degni di una grande casa di produzione. C'è impegno, voglia, qualità, ma soprattutto tempo. Risorsa per me al momento scarsissima e che non mi consentirebbe di approcciare quella seconda strada in una maniera seria e per l'appunto costante. È così, non si scappa. Perché nel tempo libero al momento trovo più appagante godermi la vita.
Ecco forse mi è mancata la costanza di voler portare avanti una passione parallelamente al mio lavoro principale cercando di ricavarci una remunerazione alternativa. Per dirla meglio, cercando di farne un lavoro. Non me ne lamento, non me ne rammarico. Tutti i lavori che ho fatto in passato mi sono sempre piaciuti, figuriamoci quello attuale. Tuttavia eccomi qui ancora a domandarmi, dopo che nel giro di una settimana due diverse persone mi hanno domandato Ma perché non apri un canale Twitch anche tu? se prima o poi dirò addio a tutti e mi ritirerò a streammare da qualche oscuro luogo del pianeta diventando parte anche io dell'internet del mettersi in proprio.
In questi ultimi tre giorni due cose sono accadute al riguardo. Il forte richiamo ed esigenza di trovare spazi verticali, specializzati, filtrati per passioni e senza spam, litigi, fazioni.
La prima. Ha aperto Livello Segreto. Si basa su Mastodon ed è stato creato da Kenobit. Il suo intento? Creare un luogo sano, etico e gentile. I topic sono soprattutto legati al mondo Nerd. Senza litigi, senza tossicità e lasciando da parte strani algoritmi e pubblicità. Mi piace e vi invito a iscrivervi.
La seconda. Twitter ha creato uno spazio, accessibile da ogni account, chiamato Community. Chiunque può crearne uno e come è facile immaginare c'è la corsa ad aprirne, essere invitati ed iscriversi a tantissimi. Stamattina di fronte alla colazione ho deciso da vero boomer di crearne una dedicata ai videogiochi. Non so se porterà a qualcosa, ma mi piacerebbe avere una conversazione stimolante per chi ha voglia e sta ancora su Twitter. Forse il solo social network che utilizzo con assiduità e che non riesco ad abbandonare.
Tra i dettagli a rendere interessante The Batman ai miei occhi c'è stato il meccanismo circolare del diario scritto (e letto) da Bruce Wayne all'inizio e alla fine del film.
Un'escamotage per condurci dentro il suo stato d'animo. Diventato pubblico e voce narrante. Un'analisi psicologica della sua dualità, confluita nello stesso uomo, espressa con l'unico scopo di dare qualcosa di se stesso alla comunità. La vendetta nei confronti dell'impunito.
Il suo blog personale. Niente di più niente di meno. Nel fare questa associazione ho pensato immediatamente a un'altra ricorrenza rispetto a questi due anni appena trascorsi. Prima del crescendo della pandemia Covid-19 c'è stato un momento in cui in tanti hanno rimesso mano al proprio blog qui in Italia. Marco l'ha chiamata la new wave italiana della blogosfera.
Ecco mi domandavo, dove siete finiti tutti?
Aspiranti scrittori o meno. Avete un taccuino su cui scrivete i vostri pensieri? Lo fate altrove? Siete stati soggiogati dal potere dei social media? Avete perduto lo stimolo di farlo?
Ho qui davanti a me sulla scrivania una copia di GQ con in copertina Robert Pattinson. È biondo tinto, sembra il cantante dei Green Day, dei denti di metallo finti, mi ricorda forse di più The Joker.
In pieno contrasto con quanto visto ieri sera. Un nuovo reboot (ormai i film di Batman sono solo questo) e il suo debutto come protagonista in The Batman. Cerco di rimanere nel recinto delle produzioni cinematografiche dell'uomo pipistrello evitando di paragonare l'interpretazione di Robertino con quanto fece in Twilight, ma limitandomi a quanto visto.
Ci siamo. Pattinson interpreta egregiamente entrambi i ruoli. Dimostra di aver raggiunto un eccellenza di recitazione riuscendo a calarsi perfettamente sia nel ruolo di Batman che in quello di Wayne, che a differenza di Bale non è il mondano figlio di puttana amante della bella vita, belle macchine e belle donne. È spezzato dentro, rotto. Pattinson serba in sé la tristezza di una vita, quella di un orfano che ha assistito all’uccisione dei genitori e vive ogni secondo alla ricerca della verità sull’ accaduto, e la sfrutta a dovere sia quando si mostra come Bruce che come uomo pipistrello.
Ho apprezzato la fotografia di Greig Fraser con certe scelte stilistiche di inquadrature molto cupe e rigide che, combinate con l'utilizzo estremo della pioggia, ci ricorda tantissimo il Batman di Tim Burton. Una moltitudine di punti vista accomunati dal grido forte di Vendetta di cui tutti i personaggi sono impregnati. Giustizia popolare, giustizia sommaria, giustizia personale. Questo The Batman presta il fianco ai nostri tempi bui in cui tutti ci abbeveriamo alla fonte del riscatto a seguito di un torto subito.
In una Gotham City troppo simile a New York con accenni londinesi, questo Batman si muove all'interno di una purtroppo pessima colonna sonora. Mai incisiva, mai memorabile, mai soverchiante o in grado di aggiungere pathos a una delle qualsiasi scene, la reputo la parte peggiore di questo film.
Un film diligente, come dice Gianni Canova di cui riprendo qui le parole:
Benvenuto dunque anche aThe Batmandi Matt Reeves: male non fa e brutto non è. Ma da qui a dire che oscurerebbe perfino la trilogia di Christopher Nolan – come capita di leggere o di sentire – davvero ce ne corre.Nonostante l’ambizione di farne l’edizione “definitiva”, evidente fin dal titolo –The Batman, IL Batman, quasi a voler rivendicare il sigillo o il crisma dell’ortodossia filologica – il lavoro di Matt Reeves e dei suoi collaboratori è – mi sembra – niente più che pregevolmente diligente. Questo è l’aggettivo probabilmente più pertinente per definire sia la performance attoriale di un Robert Pattinson pseudo “emo” nel panni dell’uomo mascherato da pipistrello sia l’impianto della sceneggiatura, scritta di Reeves con Peter Craig.
Già. Il Batman di Reeves non è il migliore dei Batman possibili o esistenti. Gli scettri appartengono a Tim Burton e a Nolan per quanto mi riguarda. In questo esercizio di stile ad emergere potente è la figura stessa di Batman. Un eroe nazional popolare non necessariamente buono, ma giusto, ciò che serve oggi per riportare la luce in una Gotham colma di buio. E in questa alternanza tra chiaro scuri spicca un'epica scena del corridoio in cui le uniche fonti di luci sono i proiettili vaganti e ciò che accade in quell'intervallo di pochi secondi.
Mi piacerebbe tanto vedere un film in cui il Joker fosse interpretato dal magistrale Joaquin Phoenix, ma vista la scena conclusiva credo rimarrà soltanto un sogno. Peccato, perché in questo The Batman, oltre a una colonna sonora poco iconica, si sente terribilmente la mancanza di un villain con i contro cazzi. La scelta di rappresentare così l'Enigmista è una scelta debole, anche se facilmente riconducibile a tematiche d'attualità, che poco fa da contrappeso alla figura di Pattinson. Sia per l'attore scelto, sia per il carisma in grado di apportare al discorso filmico.
The Batman è un ottimo film, ma dal mio punto di vista non riuscirà a lasciare una così indelebile traccia come fatto dalla trilogia de Il Cavaliere Oscuro. Forse ingiusto metterli a paragone? Probabile, ma inevitabile. La vera conquista in questo caso è aver scoperto di avere finalmente un degno successore di Bale nel vestire i panni di un eroe comune e senza poteri se non quello della speranza.
★★★☆
Update: Aggiungo questa e questa reference riguardante i fumetti a cui il regista si è ispirato. Forse è il caso inizi anche io.
Il blogging resta un esercizio valido allora come oggi. Un modo per esprimersi e condividere senza intermediari interessati o il dover aderire a regole decise da altri. Il prezzo da pagare è una frazione dell’attenzione che lo stesso esercizio avrebbe dentro i giardini recintati, ma la libertà non è mai stata a costo zero. Ogni scelta si paga, in un modo o in un altro. Continuerò a bloggare fino a che ne avrò voglia, anche fosse solo per esercitare il mio pensiero critico. Lo scopo non è la popolarità, di cui non me ne faccio nulla, ma l’esercizio della scrittura e del ragionamento.
Se hai un blog e lo hai negletto, ti invito fortemente a riconsiderarlocome uno spazio in cui esercitare il tuo pensiero, senza paura di essere letto e giudicato. Meglio sul tuo blog che in qualsiasi altro spazio sul web dove sei ospite di altri. Pensaci.
Dicevamo così, un anno e mezzo fa, dopo i primi mesi di pandemia. Andrà tutto bene, ne uscirà un'Umanità migliore, abbagliati dai delfini nei canali di Venezia e da una spasmodica ricerca di felicità dopo una reclusione improvvisa e inattesa.
Sono passati esattamente 2 anni da quando scrissi per la prima volta di questo fastidioso virus. Ci ha stravolto la vita, ci ha diviso, ci ha trasformato forse per sempre e per generazioni. Sicuramente non rendendoci migliori, ma più incazzati, più problematici e violenti.
E ora alle soglie di una folle guerra mi fermo a domandarmi se tornerà mai il 2019. Celebro questi due anni ricordando che ancora c'è vita e c'è ancora modo e tempo per cambiare nel nostro piccolo il nostro stile di vita e quello di chi ci circonda.
È qualcosa a cui penso da un po'. Al di là di considerare, per il momento, tutto il mercato NFT nient'altro che una furbata, il post di Matt Birchler mi ha dato la giusta traduzione in parole del suddetto pensiero.
Un NFT non è altro che una copia di una copia di una copia? Traduco dal suo post.
Supponiamo che qualcuno pubblichi uno dei suoi file creati su Photoshop su un mercato NFT. Ha il file originale e vuole venderlo a un fan. Lo elenca su un mercato e potrebbe dover caricare il file sul mercato in modo che quando un cliente acquista l'opera, possa scaricare immediatamente il file per il quale ha pagato.
La questione è proprio questa. Chi originariamente ha caricato il file originale aveva un file che voleva vendere, e ora ci sono 3 file.
Il creatore ha l'originale
Il mercato ha una copia dell'originale
L'acquirente ha una copia della copia del mercato
Anche se si tratta di una vendita peer-to-peer e non ci sono intermediari, l'acquirente riceve comunque una copia del file del creatore, non l'originale.
L'unico modo in cui qualcuno potrebbe legittimamente acquistare il file originale è acquistare il computer su cui il creatore lo ha originato e archiviato.
Ora, se questo vuol dire che le molte versioni di un file non contano, allora bene, si tratta solo di avere una registrazione di te come proprietario del file (anche se ti mancano cose come il copyright o i diritti di distribuzione). È necessario però chiarire bene questo punto perché non è come acquistare un'opera fisica che viene trasferita da un creatore a un proprietario, o da un proprietario a un altro. Esiste solo 1 copia di quell'opera fisica, non differenti file.
Sia io che Matt ci sbagliamo? Non funziona così? Dove sta la vera unicità?
Stamattina ancora facevo fatica a credere alla bomba atomica sganciata ieri da Microsoft. Con la possibile acquisizione di Activision Blizzard King alla modica cifra di 70 miliardi di dollari, dico possibile perché sarà ufficiale soltanto entro il giugno 2023 quando ci sarà il benestare delle autorità di controllo antitrust, Microsoft fa un deciso passo verso il futuro dei contenuti videoludici.
Cosa questo significhi per gli sviluppatori indipendenti ce lo si inizia già a chiedere, al momento sembra a tutti un'operazione positiva di un'azienda che negli ultimi anni ha fatto uno sforzo enorme per ritornare ad essere competitiva con il brand Xbox e ci sta riuscendo molto bene. Le acquisizioni degli studi di sviluppo fatte e l'approccio utilizzato per far mantenerli indipendenti dandogli al tempo stesso la forza necessaria per emergere ha fatto dimenticare a tutti i passati infelici di Skype o Nokia.
Microsoft ha deciso di puntare su un colosso in grado di garantirgli revenue sia su game as a service, inserire nel Game Pass una libreria di titoli di tutto rispetto (che diventino esclusive non è dato sapere, anche se ci credo molto poco visto quando ci potranno guadagnare ad essere presenti su altre piattaforme), ma soprattutto iniziare a puntare al metaverso. Non un metaverso centralizzato, come ha detto il CEO nella conference call dedicata agli azionisti, ma portare tutte le IP proprietarie all'interno di tutti i metaversi esistenti e così, per forza di cose, farsi pagare per i contenuti digitali originali che Microsoft avrà a discapito degli altri.
Il videogioco è già un metaverso da diverso tempo, pensate a tutti i giochi di ruolo di massa online, si va in un mondo altro e si ripetono le stesse dinamiche della vita vera, talvolta godendo nel rompere le regole - GTA ne è l'esempio perfetto - talvolta per costruire mondi più perfetti di quello reale, leggasi alla voce Minecraft. In futuro lo sarà ancora di più e sicuramente avvantaggiarsi ora mettendo in cascina un bel po' di contenuti originali ha tutto il senso del mondo.
Ovvio, previa approvazione degli organi competenti. Non è stato mai così bello essere un videogiocatore.
Tanti blogger della prima ora stanno migrando verso piattaforme di newsletter e da qualche anno ormai è un trend stabile. Io non mollo, non avrei la costanza di inviarla a una cadenza specifica e so già che lo sentirei come un lavoro più che un piacere.
Per alcuni lo è anche diventato, se si è particolarmente bravi si monetizza e parecchio. Ma oggi voglio parlarti di come invece noi avidi lettori sommersi già da mille mila iscrizioni abbiamo una certa difficoltà a districarci tra le centinaia di email che già quotidianamente ci arrivano, trovando spesso complesso dedicare il giusto momento alla lettura di newsletter.
A volte capita che per sbaglio ci passi sopra e ti dimentichi di ri-settarla su "leggi più tardi" e te la perdi o semplicemente la cancelli e magari c'era il contenuto della vita. Oppure semplicemente passi ad altro e finiscono in fondo al listone della inbox senza mai ritornare in superficie. Insomma, già riceviamo un milione di email al giorno, se anche quello che dovrebbe essere un passatempo finisce per essere accumunato a un'attività spesso associata allo stress, bisogna trovare un rimedio.
Ho deciso di dare un taglio netto alle newsletter in arrivo al mio indirizzo di posta anche per un altro motivo, possibili data breach. Ho già un'indirizzo email dedicato a tutto ciò che riguarda il mondo iscrizioni online, ma evito quanto mi è più possibile di lasciarlo a terze parti in modo da non consentirgli in primo luogo di iscrivermi contro la mia volontà ad altre operazioni di marketing, secondo di evitare che il mio indirizzo email possa finire nelle mani sbagliate.
Arriviamo al dunque, ho cancellato tutte le iscrizioni alle newsletter alle quali ero abbonato con il mio indirizzo email principale e le ho spostate tutte su Feedly.
Sì perché Feedly permette da poco di trattare una newsletter come se fosse un feed RSS, grazie a Luca che me lo ha ricordato. Genera un indirizzo email fittizio da dare in pasto alla vostra newsletter preferita come iscrizione e successivamente vi dà la possibilità di categorizzarle come un qualsiasi altro flusso di Feed che seguite abitualmente.
Parecchio comodo, decido io quando andare a leggerle e non ho paura di perdermi neanche un numero delle pubblicazioni passate. Così come posso stare tranquillo di non dovermi preoccupare che il mio indirizzo email vada in giro per la Rete oppure venga utilizzato per spammarmi promozioni inutili.
Semplice e veloce. Avete qualche imperdibile newsletter da suggerirmi nel frattempo?