Sempre più vicino

Prendo in prestito le parole di Alessandro. Spesso molto distante dalle mie personali opinioni sul mondo, ma in questo caso in poche righe ha riassunto ciò che ci diciamo con mia moglie ogni giorno praticamente da ormai qualche settimana. Indipendentemente da quale opinione si abbia su tutta questa faccenda, da cosa si pensi del virus stesso e della malattia, sta di fatto che è qui, dietro l’angolo.

Anche a voi il cerchio si stringe? Anche a voi capita che lo stronzo virus sia sempre più vicino, conoscenti amici parenti vicini di casa colleghi? Che sentiate più che a primavera che si avvicina ogni giorno di più? O per caso e sfiga capita solo a me?

È così. Il cerchio si stringe. Non ho nessuna particolare sensazione in merito. I miei affetti sono al sicuro, abbiamo azzerato il contatto sociale se non con quei pochi colleghi di lavoro dai quali sappiamo ormai mantenere le dovute distanze, nella speranza di schivarlo come Neo ha fatto con le pallottole in Matrix.Ogni giorno ci arrivano notizie di amici vicini lontani, parenti, conoscenti colpiti. Per fortuna quasi tutti asintomatici e in salute. La scorsa primavera nessuno della nostra cerchia più prossima. Anche se la virulenza sembra essere molto più lieve e senza particolari conseguenze rispetto a prima, fa un certo effetto lo stesso.In questa notte di Halloween, il virus è il mostro più spaventoso.

Incoerenza

Non so in quanti si siano bevuti la storia di Apple salvatrice del pianeta nel non includere un carica batterie nel nuovo packaging degli iPhone 12.Lo storytelling sul perché si sia optato per una mossa del genere è commovente e comprensibile. Voglio dire, quanti di noi in casa hanno carica batterie a profusione a cui attaccare il cavo del proprio iPhone?Tanti vero? E perché includerne di altri in una confezione che sarebbe più grande e sprecherebbe risorse prezioso del nostro decrepito Pianeta quando se ne potrebbe usare uno che hai lì, proprio sotto il tuo naso?Ebbene, non è così.Il solo carica batterie Apple in grado di ricaricare iPhone 12 è soltanto quello di iPhone 11. Quelli precedenti non vanno bene.Perciò, metti caso uno come me che da iPhone Xs vuole spostarsi su iPhone 12 dovrà acquistare un nuovo carica batterie. Indipendentemente se si voglia utilizzare il cavo in dotazione nella scatola, o provare le meraviglie della tecnologia MagSafe.Insomma, come scritto qui, uno entra in un negozio Apple sperando di fare qualcosa di buono e se ne va a casa con almeno un carica batteria in più, ovviamente pagandolo profumatamente e non più “incluso” nel prezzo del telefono come accadeva fino al modello dell’anno scorso.Non smetterò di utilizzare iPhone e nemmeno i prodotti Apple, la mia critica non è tanto sulle politiche ambientali dell’azienda, per altro sempre molto attenta al tema. Quanto piuttosto a una scelta di comunicazione poco chiara e da presa in giro nei confronti del consumatore finale.

Bisogna essere forti

Benché ultimamente mi sia passata la voglia di parlarne, non vuol dire che il problema sia sparito. Prendo in prestito le parole di Giulia su quanto sia assolutamente normale lo stare male in una situazione del genere.

Nel discorso di Giuseppe Conte di domenica c’era una cosa, una scelta lessicale che mi è arrivata dritta allo stomaco: la richiesta al paese di “Essere forte”. Sorvolando su quello che è stato e non è stato fatto per potersi permettere di fare questa richiesta a cuor leggero, mi pare che tanto per cambiare si torni a un concetto di “forza” che è profondamente distruttivo, in cui la malattia mentale, la sofferenza emotiva, la rabbia e il panico devono essere repressi perché la vulnerabilità non è concessa. Essere fragili è un peccato mortale, bisogna essere “forti”, se non sei forte meriti di soccombere. Un’idea muscolare, machista dello stare al mondo: e infatti la questione della salute mentale non entra mai nei discorsi del Presidente del Consiglio. I soldi sì, i sussidi sì, l’economia sì: la salute mentale, no. E la salute mentale, a questo punto, è un problema grosso quanto i mostri nella nebbia. È assurdo, quasi disumano chiederci di essere “forti” quando non conosciamo l’orizzonte temporale delle cose, non possiamo fare piani o progetti e dobbiamo rinunciare a quasi tutto quello che ci fa stare bene. E non è un problema di Conte: nelle domande dei giornalisti, la questione della salute mentale è quasi sempre assente. Stiamo vivendo una condizione di trauma collettivo che rischiamo di trascinarci per generazioni, se non viene riconosciuta e tenuta in considerazione.

Stare male è normale. Lo è sempre stato, ma ora più che mai, e dobbiamo abbandonare l’idea che lottare per stare bene sia obbligatorio. No, gente, stare bene a questo punto è facoltativo. Se non ce la facciamo, se stiamo male, se siamo apatici e tristi perché dopo otto mesi non sappiamo ancora come e se ne usciremo (e l’Italia non è l’unico posto dove le cose vanno ancora male), se siamo depressi e abbiamo bisogno di aiuto, ecco, è normale. Forse questo è il momento di parlare seriamente di salute mentale, oltre che di salute fisica. È il momento di affrontare la paura della nebbia, prima ancora che dei mostri. E non a livello individuale, ma a livello comunitario, con un discorso chiaro che accetti il malessere come parte normale dell’esperienza umana, soprattutto in questo momento straordinario, condiviso in tutto il mondo come neanche le guerre mondiali sono mai state. Stiamo male. Accettiamolo. Abbracciamo il dolore, la stanchezza, l’abulia. Parliamone. Diciamolo agli amici, se non all’analista. Condividiamolo, questo star male. Non ci rende meno, ci ricorda che siamo vivi.

Sardegna a Settembre. La Coluccia e altre meraviglie

Sono stato poche volte, e sempre durante il weekend, in Sardegna a settembre. Trovarcisi per il nostro viaggio di nozze alternativo (saremmo dovuti andare in giro per il mondo, ma ahi noi abbiamo necessariamente dovuto rimandare) e per due settimane, ci ha fatto scoprire sostanzialmente una Sardegna diversa da quelle delle classiche ferie agostane.Ma siccome in Sardegna ci andiamo ormai da qualche anno avendo casa lì e in buona parte visitato tutti i posti limitrofi ad essa, questa volta abbiamo deciso di provare qualcosa di nuovo ogni giorno, vederla da una prospettiva diversa seppur talvolta rivedendo gli stessi luoghi.Oltre a Stintino, Porto Pollo, affittato un gommone per girare l’arcipelago della Maddalena, traghettato sull’Asinara con un catamarano, oggi mi concentro su un luogo specifico. Un luogo piccolo, selvaggio e a pochissimi minuti da casa eppure a noi sconosciuto.Un amico ha da qualche anno avviato un business interessante. Scoprire la Gallura in bicicletta, permettendo di accedere a luoghi altrimenti inaccessibili e inesplorabili in auto. Ci siamo sentiti e abbiamo organizzato un tour di una mattinata all’isola di Coluccia. In realtà, non è una vera e propria isola, è una penisola collegata da un minuscolo istmo, attraversabile a piedi o passando direttamente dal mare.La storia di questo piccolo grande appezzamento di terra è affascinante. Recuperato da qualche anno da un imprenditore visionario, tra l’altro incrociato per occasioni lavorative, Coluccia è un’isola privata aperta al pubblico, aperta a mostrare le sue meraviglie.Tra vitigni di vermentino appena piantati, arnie per il miele autoctono, gli asinelli e km di muri a secco ripristinati di recente abbiamo viaggiato su ebike alla scoperta di un luogo lontano dai nostri tempi e frenesie, un fermo immagine su come la vita dovrebbe essere affrontata e vissuta in totale armonia con la natura. E dove presto ritorneranno anche le vacche allo stato brado.

Spotify, il brutto anatroccolo

Polvere. Il caso Marta Russo diventa un podcast

Meritevole di attenzione e di essere ascoltato.

Sono alla quarta puntata di questo podcast firmato HuffingtonPost e realizzato dalle giornaliste Chiara Lalli e Cecilia Sala.

Avevo 14 anni nel 1997 e ricordo solo gli strascichi mediatici di una faccenda che al tempo sentivo lontanissima dal mio mondo. Polvere ripercorre con perizia gli avvenimenti cercando di mettere insieme le tessere di un puzzle complicatissimo fatto di apparenti testimonianze forzate, false dichiarazioni e dei colpevoli che all’apparenza non sembrano tali.

Un podcast che potrebbe anche diventare una serie tv:

L’anno di lavoro che Chiara Lalli e Cecilia Sala hanno investito nelle 8 puntate si sente. hanno ritrovato protagonisti e co-protagonisti di quella vicenda. Hanno scavato sui social e poi negli archivi dei giornali, hanno usato le registrazioni degli interrogatori e dei processi. Una ricostruzione, la loro, che come un film o una serie ha un chiaro punto di vista e che nel raccontare gli eventi organizza la narrazione usando stratagemmi e soluzioni di racconto che non sono lontane da quelle della serializzazione. E riportare quella storia, quelle persone e quell’epoca alla ribalta, di nuovo al centro dell’immaginario collettivo, aumentando la sete di conoscenza ora che sono passati anni è la miglior base per convincere dei produttori a far partire un progetto di adattamento.

Certo l’impostazione del podcast è e rimane giornalistica, tuttavia questa grande storia fatta di difficoltà di indagini, deviazioni su personaggi che sembrano marginali, che racconta la facilità con cui qualcosa possa andare storto e si basa sul segreto di tantissimo cinema criminale, ovvero quanto sia labile il confine tra innocenza e condanna, come chiunque possa finire imputato e forse anche condannato suo malgrado, davvero dà l’impressione di richiedere solo un altro piccolo passo verso lo storytelling per essere adattata

Dopo Veleno, un’altra produzione italiana da non perdere.

★★★☆

[embed]https://open.spotify.com/show/4zbcWbXZFKnJJt6b8jXqaE?si=vLRSg6QOSqaJKIy93JyJvw\[/embed]

Che sonno!

Apple Watch è stato lanciato nel 2015.Solo dopo 5 anni finalmente, con l’aggiornamento a WatchOS 7, è arrivato il monitoraggio del sonno. Complice anche un nuovo materasso Tempur ho voluto fare qualche test di una settimana per capire come funzionasse l’app e quale fosse la reale utilità di questa misurazione.Al di là della funzione sveglia con vibrazione e suoni differenti tra cui scegliere, l’app Sonno non dice praticamente nulla di più se non le ore effettive dormite.Facendone una media settimanale e una mensile.Fine. Non c’è nessun’informazione utile per adattare meglio le proprie abitudini, né se il sonno è stato leggero o pesante.Mi domando cosa ci fosse di tanto complicato per dover attendere 5 anni nell’introdurre questa funzione quando i competitor l’hanno da tempo immemore con tra l’altro un set enorme di informazioni da cui pescare.Apple, è proprio il caso di dirlo, stai dormendo.

A new life

Finalmente.È la prima parola che mi balza in testa a ripensare a queste ultime settimane.Un po’ per scaramanzia, visto che abbiamo dovuto già rimandarlo, un po’ perché c’erano veramente tantissime cose da preparare, ho trascurato il blog. Ho scordato di celebrarne gli 11 anni di attività, di scrivere di Xbox Series X|S e di Playstation 5, del mio fantastico addio al celibato, di queste due settimane settembrine in Sardegna per la nostra quasi luna di miele, ma tant’è mi serviva tutto il tempo del mondo per dedicarmi a ciò che conta davvero.E sì, insomma, l’ 11 settembre ci siamo sposati. Come volevamo, una grande festa, con gli amici più cari. Contro il COVID-19, contro il meteo avverso, contro le piccole difficoltà di organizzazione.Qui sotto c’è un piccolo foto racconto della giornata.Ps. Una faccenda estremamenteimportante durante un matrimonio, così come durante qualsiasi evento di intrattenimento, è la musica. La musica va scelta, selezionata accuratamente, potrebbe essere quel piccolo elemento chiave in grado di svoltare la serata. Noi ci abbiamo impiegato un bel po’ di mesi per costruire la nostra personale playlist. In realtà sono tante playlist divise per i vari momenti della celebrazione, ma per comodità le unite tutte in una sola e la trovate qui: contz.co/weddingsoundtrack

Ci tengo particolarmente, quindi fatemi sapere che ne pensate.

Il tuo posto nel mondo

Quanto scrive Ev Williams, CEO di Medium, nel suo ultimo post è molto vero, molto poco applicabile a una piattaforma come Medium purtroppo.

Another form of relational media on the web is blogging — especially in the early days. One of the things I loved about blogging back then — and that people enjoy about writing newsletters today — is the feeling that you’re publishing to a relatively consistent group of people who care what you have to say. Even if it’s a small group. This lets you write with more freedom and confidence. You build context and trust over time. Your success is less dependent on your latest headline and more on delivering on the trust your readers have given you by showing up. Do so reliably and that readership grows, like a great show (via word of mouth/tweet, or, in the old days, blogrolls).

Also, a blog is a place. It’s a virtual place, but, conceptually, you go there. This sense of place adds to the context, the relationship, you build with a blogger over time. We called them home pages. Welcome to my home on the internet, here are my latest thoughts. Here’s more about me.

RSS provided a mechanism to subscribe, which created continuity (and efficiency). A weakness of RSS, though, IMO is that it doesn’t carry the visual design of a blog. That, and not seeing the URL in your browser, reduced the sense of place.

As a blogger, because the space is yours — you’re not pushing yourself into a feed or an inbox — there’s a lot of freedom. Similar, perhaps, to the freedom that one has posting to an IG story versus the feed (without the ephemerality).

In primis, non si può parlare di pubblico o nicchia in un luogo dove concettualmente si dovrebbe andare per trovare pubblico, ma in realtà la piattaforma dà visibilità soltanto ai post più letti o alle pubblicazioni maggiormente seguite, lasciando poco spazio a chi magari ha qualcosa davvero di interessante da dire, ma non riesce ad avere l’attenzione che merita.La seconda forte distonia è la lamentela sulla grafica RSS quando poi Medium rilascia la funzionalità di Newsletter. Per carità, interessante e forse la vera evoluzione presa dai blog in questi ultimi anni. Purtroppo però anche le newsletter hanno una personalizzazione altamente limitata.Tutto il resto è più che condivisibile.Evviva.

Sintesi di una vacanza

Appena iniziata, ma che racchiude già in questa immagine tutta la sua sintesi. Noi due che cerchiamo di insegnare al nostro cane che l’acqua non è da temere, ma è rinfrescante e ci si può anche giocare dentro, ma per lei rimane kriptonite.Mi sono stupito anche oggi di come l’acqua in Liguria sia nettamente migliorata, sarà che sono oltre 10 anni che non venivo più in riviera eppure non mi manca il mare sardo, qui a Pietra Ligure l’acqua è cristallina, al netto di qualche pelo galleggiante.Sì perché qui ci sono ben due spiagge per cani, altro elemento di cui stupirsi.Avete visto? Alla fine non mi lamento soltanto, ho già iniziato il secondo libro in due giorni e piano piano mi sto acclimatando al quel rumore di sottofondo che si confonde con il silenzio, giusto per citare il libro di Massimo Mantellini.E ora, sotto con la caccia del miglior forno della zona, focaccia mia aspettami! P.s. Se ne avete in mente qualcuna da consigliare, i commenti sotto sono sempre a disposizione…