La grande (falsa) bellezza
La scorsa settimana parlavo con il personal trainer che mi sta seguendo per rinforzare al meglio il ginocchio operato. Non so molto di lui, ma mi sembra sia lì dentro da una vita, conosce tutti e con un occhiata capisce i personaggi e la fauna che popolano la palestra.Mi raccontava di come solo 5/6 anni fa ad allenarsi ci fossero solo uomini, per lo più dopo il 20 anni. Mentre da qualche anno sono le ragazzine a prenderla d’assalto, con un’età sempre più bassa. Fin qui nulla di male per carità, anzi invidio il loro tempo libero per potersi allenare e curare il proprio corpo.Ha aggiunto poi un suo commento personale. Giusto o sbagliato, raccontava di come molte siano lì perché debbano inseguire un modello, una forma ideale vista sui social network, in particolare instagram. Un traguardo da raggiungere per poter essere accettate dalla società.Mi ha dato molto da riflrettere, e ho unito questa conversazione con un articolo letto su The Vision:
Instagram ci sta inculcando l’idea che la nostra esistenza sia una performance continua, in cui dobbiamo misurarci costantemente con le aspettative del nostro seguito. Persone comuni vivono come se fossero supermodelle e celebrità con infinite disponibilità di denaro, sempre pronte a mostrare abiti nuovi e interessi aggiornatissimi e, soprattutto, a farsi fotografare in qualsiasi situazione. E anche la loro faccia si sta conformando a questo modello.
Ebbene, senza nemmeno aver finito l’articolo ho deciso di smettere di seguire falsi idoli, o persone irraggiungibili, professioniste della falsità e concentrarmi soltanto su persone reali, aziende di cui condivido i valori, realtà artistiche, tecnologiche e sportive vicine ai miei gusti.E in effetti, l’articolo chiude proprio così:
Un modo per uscire dal loop infernale della Instagram Face è costruire un feed “migliore”. Eliminare dai following chiunque ci faccia provare invidia o sentimenti negativi e cominciare a seguire più persone normali, che fanno cose normali e hanno un aspetto normale. Secondo The Atlantic, l’ Instagram look è in declino tra le giovanissime: nessuno ha più voglia di post studiati con settimane d’anticipo, di rigide palette cromatiche, di foto scattate solo ad alcune ore del giorno per beccare la luce giusta.
Oggi le influencer più giovani sono scanzonate, autoironiche, irriverenti. Forse quella delle foto brutte sarà solo l’ennesima moda di Instagram, ma perlomeno possiamo sperare che saranno molte meno le donne che si sentiranno obbligate a rispondere a un ideale estetico che non ha niente a che vedere con la normalità.
Dentista e codice
Ieri sera sono andato dal dentista. Ho scoperto di chiudere troppo forte i denti durante la notte. Dovrò mettere un bite, perciò mi ha preso le impronte e presto arriverà un nuovo compagno di gomma per sfogarci dentro tutta la mia forza mascellare.Così come ogni altra volta in cui mi sono seduto su quella poltrona, mi sono sempre domandato se anche a tutti voi facessero così schifo quelle cartine argentate che utilizza per comprendere se la chiusura mandibolare sia corretta e dove il dente superiore poggi rispetto a quello inferiore.È di un gusto metallico improponibile. E ogni volta mi chiedo come non siano ancora riusciti ad inventare un’alternativa al gusto menta, chessò al cocco e rhum. Qualcosa di esotico. Quasi sicuramente dovrai sentire male, almeno qualche forma di sollievo sarebbe gradita.Tant’è, mentre lui faceva le sue cose nella mia bocca, guardavo fisso il controsoffitto fatto a cassettoni, quelli rimovibili, dove all’interno di solito nei film ci nascondono i soldi, ma poi quando arriva il momento di ritrovarli chissà perché qualcuno se li è portati via. E li ho iniziato a scambiare le righe verticali di quei pannelli con il codice sorgente di Matrix, immaginandomi in realtà fosse quello del mio blog e la difficoltà a cui dovrei andare incontro per trasferirlo altrove.I miei test continuano, ma ho come il presentimento di non muovermi da qui tanto presto.
Fluxes. Puntata 9
Fluxes. Puntata 8.
+ Con ieri abbiamo chiuso i boccaporti. Per un bel po’ penso non faremo o participeremo a cene conviviali. Mi spiace, ma qui c’è da entrare in un vestito e se andiamo avanti così dobbiamo andare dal dottor Nowzaradan di “Vite al limite”.+ Ieri sera abbiamo visto un’altra stella cadente, così dal nulla, ok il cielo terso, ma due nel giro di 5 giorni, in dicembre. Boh. Poi dici il cambiamento climatico…p.s. ieri abbiamo addirittura sentito il ticchettio di un picchio in centro paese.+ Non me ne vogliate, so di averne condivisa una pochi giorni fa, ma proprio a me le playlist con le meglio canzoni dell’anno o peggio del decennio mi vanno troppo strette. Utilizzo le app di streaming forse in maniera compulsiva, sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e poche volte riascolto vecchi album per intero. Non so, mi sembra di rileggere continuamente lo stesso libro, quando in giro ce ne sono milioni da scoprire. La sensazione è quella, forse è per questo che mi manca Rdio così tanto.+ Ah, sì. Buon 2020.
Ventiventi
Gli anni mi sembrano scivolare tra le dita come acqua e sapone. Questi 12 mesi sono stati un lampo durati una frazione di secondo durante la quale è successo di tutto. Tanti ricordi da custodire che ho paura di perdermene qualcuno.364 giorni fa ho iniziato un esperimento, non tanto una sfida, ma più capire se fossi riuscito a postare almeno una cosa al giorno. A condividere non tanto per il gusto di farlo, quanto perché avessi effettivamente qualcosa da dire. Ce l’ho fatta, e devo ammettere essere stato difficile. Non tanto perché non ci fosse nulla da dire, ma perché spesso non sono stato in grado di ritagliarmi il tempo necessario per farlo.Tant’è non è passato un giorno senza riuscire a pubblicare. Il che mi fa estremamente piacere, ma dall’altra parte mi pone di fronte alla necessaria decisione di rinunciare a farlo nel 2020. Il perché è molto semplice, quest’anno formerò ufficialmente una famiglia sposandomi con l’amore della mia vita e come spesso si sente dire organizzare un matrimonio non è cosa da poco. È estremamente divertente, ma se non dedichi il tempo dovuto, come ogni cosa, non può finire bene.Perciò farò il possibile, ma non prometto nulla. Odio i buoni propositi e non credo di aver mai fatto una lista in vita mia, nel 2020 però voglio ripromettermi di leggere più libri e finire tutti i videogiochi che ho in ballo. E siccome il tempo è limitato, per l’appunto, rinuncerò a qualche post in favore di altro. Qui trovate le precedenti edizioni: 2018, 2017, 2016, 2015, 2014, 2013
- L’anno è partito alla grande con un viaggio magnifico in Islanda
- Non ho mai parlato di Peaky Blinders perché non l’abbiamo terminata, ma per ora la serie di quest’anno è stata After Life
- Il blog ha compiuto 10 anni
- Joker. Non serve aggiungere altro
- Ho deciso di iniziare a parlare un po’ più di me con questa breve rubrica permanente
- Non ho avuto modo di recensire nessun videogioco, purtroppo, ma è arrivata Stadia e arriverà Xbox Series X
- Lato serie TV e Film invece siamo tornati ad alti livelli con tante serie viste e tutte molto belle. Su Trakt.tv trovate tutto quello che ho visto nel 2019.
Quest’anno ho volutamente riposato poco. Ho tante ferie arretrate, ma che potrò utilizzare nel 2020 per un paio di mete decisamente meritevoli.Qualche indizio?… No non posso. Lo scoprirete tra qualche mese.
Fluxes. Puntata 7
Fluxes. Puntata 6
Xbox Serie X. La prossima Xbox
Con una mossa un po’ a sorpresa Microsoft ha annunciato la sua prossima console attraverso questo trailer durante la serata dei Game Awards.Una mossa d’anticipo, come una mossa di una partita di scacchi che si rispetti. L’attacco è la miglior difesa si dice, speriamo possa essere così anche per il futuro di Xbox.Personalmente amo questo design monolitico, molto pulito e asettico, difficilmente adattabile alla stragrande maggioranza dei mobili casalinghi italiani, ma Microsoft ha già confermato la possibilità di utilizzarla anche da sdraiata.Le promesse sono molte e importanti:
From a technical standpoint, this will manifest as world-class visuals in 4K at 60FPS, with possibility of up to 120FPS, including support for Variable Refresh Rate (VRR), and 8K capability. Powered by our custom-designed processor leveraging the latest Zen 2 and next generation RDNA architecture from our partners at AMD, Xbox Series X will deliver hardware accelerated ray tracing and a new level of performance never before seen in a console. Additionally, our patented Variable Rate Shading (VRS) technology will allow developers to get even more out of the Xbox Series X GPU and our next-generation SSD will virtually eliminate load times and bring players into their gaming worlds faster than ever before.
We are minimizing latency by leveraging technology such as Auto Low Latency Mode (ALLM) and giving developers new functionality like Dynamic Latency Input (DLI) to make Xbox Series X the most responsive console ever. Xbox Series X is also designed for a future in the cloud, with unique capabilities built into the hardware and software to make it as easy as possible to bring great games to both console and elsewhere. Xbox Series X will deliver a level of fidelity and immersion unlike anything that’s been achieved in previous console generations.
La novità più importante di tutte, al di là di una potenza computazionale di 4 volte superiore all’attuale Xbox One X è la presenza di un SSD, così da dimezzare praticamente i tempi di caricamento. Da approfondire le poche righe sul cloud e in cosa si traducano, anche se in parte già lo sappiamo attraverso il lancio di Project xCloud.Bene la retrocompatibilità su tutte e 3 le generazioni precedenti. Benissimo il mantenere il gamepad uguale a se stesso senza snaturarne l’anima ergonomica, ma aggiungendo solo un tasto sharing.Ok, ad oggi è sono un manifesto muscolare di una potenza ancora inespressa e che mi auguro non si limiti soltanto a un mero “aggiornamento” grafico nella direzione del fotorealismo. Ma c’è un punto davvero incomprensibile, e per me leggermente insopportabile: la scelta del naming.Xbox Serie X complica nella mente del gamer la riconoscibilità. Ok è una Xbox, ma perché non darle un nome differente dalle precedenti? La presenza della parola “Series”, poi, lascia presagire la possibilità di differenti modelli immessi sul mercato?Di certo si poteva fare di più sotto questo aspetto.In attesa di conferme, ma c’è ancora un anno di tempo prima che arrivi sul mercato.
Stadia. La recensione
Considerazioni preliminari
Nel parlare di Google Stadia secondo me bisogna fare innanzi tutto una doverosa premessa. L’esperienze del recente passato ci portano naturalmente a paragonare questa piattaforma con quanto oggi esistente sul mercato. Utilizzando quest’ultimo come metro di paragone per analizzare quanto proposto da Google.Secondo me invece ci si dovrebbe totalmente discostare dal pianeta PC e console, perché qui si sta giocando una partita alquanto differente.Stadia non è una console, non è un PC e non ha una forma hardware se non il suo controller ufficiale. Stadia è un servizio, è una commodity, è la smaterializzazione dello strumento videoludico con l’idea di potervi accedere in ogni luogo del globo, con due soli must: una connessione superiore alla media e uno schermo.
Il servizio
Con queste doverose premesse si può partire con l’analizzare il servizio. Niente di più sbagliata la definizione “Il Netflix del videogioco”. Stadia è una piattaforma che sfrutta sì lo streaming come leva comunicativa, ma il suo modello di business si basa sull’acquisto dei singoli videogiochi e un abbonamento mensile che consente di avere una risoluzione 4K, avere giochi a prezzi scontati e un paio di giochi a disposizione che usciranno da catalogo in un determinato momento.
Una volta aperta la confezione, installato il Chromecast Ultra, la configurazione tramite app è abbastanza snella. Prima pecca: è necessario avere un account Gmail non business per poter accedere al servizio. Non avendone ho dovuto crearne uno ad hoc.Superato questo primo scoglio, ci si avvia facilmente alla scelta del nickname. Per chi come me aveva fatto il pre-order dell’edizione “Founder” ha potuto accaparrarsi un nickname decente, incomprensibile la scelta invece per chi ha acquistato un’edizione “Premiere” dove accanto al nickname ci sono delle cifre anticipate da un #.Seconda pecca non da poco. Finito anche questo passaggio si è praticamente pronti a giocare. Con un abbonamento PRO, sopra citato, si ha la possibilità di giocare immediatamente a Destiny 2 e a Samurai Showdown. Per fare un po’ di test ho anche acquistato la sola esclusiva Stadia per il momento: Gylt.Andando al sodo: Ho una connessione internet tramite SIM con Lundax. Il che vuol dire che nei momenti migliori della giornata, ovvero quando la cella accanto casa è meno satura raggiungo anche i 130Mbps, mentre nei momenti peggiori arrivo anche a 35Mbps. Connessione più che sufficiente a dover reggere fluidamente i 1080p di risoluzione.
Devo ammettere di non avere avuto particolari problemi di lag, soprattutto con Destiny 2 nelle fasi single player, idem su Gylt. Ho avuto tanto lag in diverse occasioni invece sulle fasi di multiplayer di Destiny 2 benché il servizio mi segnalasse di essere in possesso di una buona connessione.Mi hanno parecchio impressionato positivamente i tempi di caricamento. Essendo un avido giocatore di Destiny 2 su Xbox One X, questo sì l’ho potuto prendere come metro di paragone, la differenza è notevole. Su Stadia si entra in gioco e si partecipa alle sessioni multiplayer molto più velocemente, probabilmente perché la capacità computazionale necessaria è demandata in toto ai server di Google. Tuttavia qui c’è da fare un plauso sul lavoro svolto.Imparagonabile e abbastanza imbarazzante invece il comparto grafico e il frame rate (nonostante dall’app mobile avessi cambiato le impostazioni per permettere a Stadia di adattarsi autonomamente alla risoluzione migliore e non lasciando attivo il 4K forzato). I cali sono evidenti. Stadia cerca costantemente la migliore risoluzione e “scala” in meglio o in peggio a seconda della soluzione. Risultato? Frame rate molto carente e visualizzazione piuttosto pixelata in molte fasi di gioco.
Il gioco risulta ingiocabile o arreca frustrazioni in termini di prestazioni? No. Ma di certo non è indicato per i gamer professionisti. Sebbene il time response tra pad e azione sia buono, purtroppo quando c’è un calo di frame e un lag dovuto alla connessione la risposta a video arriva con un ritardo imbarazzante inficiando una potenziale azione di gioco a nostro favore che così invece va a farsi benedire. Provate a pensare a questa cosa in un gioco multiplayer dove la risposta tra pad e tv deve essere immediata e può essere questione di vita o di morte del vostro personaggio.
Conclusioni
Non mi sono dilungato molto sul descrivervi il servizio. In primo luogo perché ci sono recensori molto più bravi di me, ma cosa più importante reputo essere un prodotto che meriti un test molto personale. La velocità di connessione è una importante discriminante, ma è praticamente il solo parametro necessario per giudicare se sia adatto a voi oppure no ( qui potete testarla).In questa fase di soft-launch Google non ha implementato ancora nessuna funzionalità di sharing su YouTube mentre si sta giocando, non ha implementato nessuna dinamica di pointification, non ha arricchito nessun aspetto riguardante i singoli account. E questo è un male di per sé, perché non vi è al momento nessuna ragione o elemento distintivo per preferire Stadia al resto delle offerte sul mercato.Tuttavia mi sono fatto una mia personale opinione. Stadia non è per tutti, Stadia non è per i pro gamer senz’altro, e non vuole andarsi a prendere nessuna fetta di mercato pre esistente. È una cosa diversa, nuova, è una spinta di innovazione di un settore ancora ancorato ai blue-ray fisici e che dovrebbe prendere questa direzione. Purtroppo la promessa e la premessa sulla quale si fonda non può ad oggi essere ancora soddisfatta. Le connessioni internet nella maggior parte dei casi fanno ancora troppo schifo per supportare un servizio del genere, ed è un peccato, perché in linea teorica questo dovrebbe il futuro del gaming. In linea teorica ovvio.La potenza computazionale del client al momento però è il solo modo per sopperire a delle connessioni inefficienti e inadatte a sfruttare un servizio del genere. Chissà forse con il 5G funzionerà meglio, o con una fibra 1Gbps si potrà godere di tale rivoluzione.Rivoluzione al momento stroncata. Un po’ per colpa di Google stessa che non ha messo sul piatto niente di innovativo se non la piattaforma stessa. Presentarsi al lancio al pubblico con un solo gioco in esclusiva e quelli presenti a catalogo già vecchi di mesi non scalda i cuori. Un po’ per colpa delle infrastrutture che azzoppano il sogno di un gaming disintermediato da un hardware fisico in ogni casa.Se si tengono a mente queste doverose premesse e conclusioni, Google Stadia è una piacevole sorpresa e intrattenimento, ma se qualcosa non cambia nel breve-medio periodo in termini di esclusive, coinvolgimento di gamer in termini di community o vanity/pointification credo che i miei due pad Founder Edition accumuleranno una bella quantità di polvere.E voi ci avete giocato? Impressioni?