Immagina tutto questo, senza internet

Il post di Jeff Jarvis è pressoché banale, è sotto il naso di tutti noi, eppure serviva un post del genere per ricordarcelo. Internet ci sta salvando letteralmente le giornate.

Imagine, just try to imagine what it would be like to weather this very real-world crisis without the internet. Then imagine all the ways it can help even more. And stop, please stop claiming the net is broken and makes the world worse. It doesn’t. In this moment, be grateful for it.

E certo che ce lo siamo immaginati tutti, senza internet sarebbe stato peggio, molto peggio. E non perché non saremmo sopravvissuti, figuriamoci, i nostri vecchi hanno sfangato due guerre mondiali senza internet, ma perché ci saremmo terribilmente annoiati e il non uscire di casa per almeno tre settimane, si sa, annulla la socialità. È matematico.Eppure. Eppure internet e i social media la socialità aiutano a non interromperla, a sdramatizzare momenti di solitudine, di dramma, ci aiutano in pratica a non impazzire. A lavorare, imparare, creare e interagire benché fisicamente distanti:

In the coming weeks — months?- of social distancing, we will feel isolated, anxious, bored, stir-crazy; we will need to reach out to the people we cannot touch. The net — yes, Facebook and Twitter — will enable us to socialize, to connect with friends and family, to find and offer help, to stay connected with each other, to stay sane. How invaluable is that! Imagine having only the telephone. Imagine a crisis without the relief of humor, without silly social memes.*

Per non parlare dei rifornimenti. L’ecommerce sostituisce il supermercato, il negozio di libri o qualsiasi altra diavoleria abbiate bisogno in questi giorni.Internet insomma sta facendo il suo mestiere, ciò per cui è stato creato:

The internet is doing just what it should do: connect people with information, people with people, information with information. It enables us to speak, listen, assemble, and act from anywhere. It is just what we need today.

E questo impone una riflessione, finalmente, forse per la prima volta internet viene utilizzato solo per uno scopo preciso: sopravvivere. E ricordandoci di ciò, sempre forse e con il beneficio del dubbio, potrà diventare un posto migliore. Dove essere semplicemente umani.

Fluxes. Puntata 12.

Sarebbe forse meglio aggiornare il titolo con giorno di reclusione n.3.Portando a spasso il cane oggi ho notato, all’interno delle auto parcheggiate, più mascherine che rosari o arbre magique appesi allo specchietto retrovisore.In un’ora di giro ho incontrato si e no due macchine forse girare per il paese, di cui una era quella dei Carabinieri.Surreale per un sabato pomeriggio. L’aria sembra pulirsi. Il silenzio poi. Quello di solito non c’è mai. Tra il mercato, bambini che giocano e la vita di tutti i giorni, soprattutto di sabato movimentata dalla spesa della settimana. Al di là di qualche arcobaleno esposto qui e là questa bassa Martesana sembra poco abbracciare le iniziative popolari di giubilo, canto, flashmob che invece sembrano spopolare nelle città italiane. Come l’inno nazionale, canti popolari o più semplicemente l’inno di Milano.Forse un motivo ci sarà. Forse le case in questi paesi sono troppo distanti l’una dall’altra per affacciarsi e cantare tutti insieme. O semplicemente la gente non vuole che gli si rompa le palle.In casa intanto ne approfittiamo per proseguire la maratona di Friends, imparare nuove ricette da cucinare, ma soprattutto fare tanti esercizi. O almeno, io guardo Noemi farli, intanto scrivo sul blog 😅 o cerco di finire God of War ora che la TV è tornata al suo posto. E poi c’è il gran lavoro di Andrea con i bollettini della giornata, che almeno oggi sembra darci qualche flebile speranza.Intanto penso settimana prossima inizierò ad avere i capelli come Andrea Pirlo visto che non ho fatto in tempo a tagliarli e in concomitanza la barba è quasi quella di Babbo Natale.E se non si può uscire e non si può invitare nessun amico a casa, allora come già fatto domenica scorsa, domani ci ritroveremo con Gioxx, Luca, Napolux, Lorenzo e Valentina su Zoom e cercheremo di passare qualche ora in compagnia.E voi che fate per passare le giornate? Riuscite a lavorare da casa? Andate al lavoro con tutte le precauzioni del caso? Ferie forzate?Magari domani posto una lista di libri, serie Tv e videogiochi ideali per il periodo.

…un’attesa non si sa poi quanto lunga

Francesco Costa, lucido, forse tragico, ma realista:

Lo dico a me per primo: la spiazzante velocità con cui sono cambiate le nostre vite compromette la nostra capacità di accettare che l’uscita da questa crisi non sarà rapida quanto è stato il suo ingresso. Uno scenario che soltanto un mese fa avremmo considerato lunare — le code ai supermercati, la polizia per le strade a controllare chi esce di casa, le scuole chiuse, le rivolte e i morti nelle carceri, i treni che non partono, l’impossibilità di vedere i propri cari — oggi è la nostra vita quotidiana. Non possiamo escludere nemmeno ulteriori deragliamenti delle nostre vite, peraltro: basta uno sciopero degli autotrasportatori, come i tanti che ci sono stati negli ultimi anni, o nel settore della logistica. E sappiamo che, quando ripartiremo, ci metteremo un bel po’ per tornare dove eravamo. Insomma, tutto questo finirà, ma non il 3 aprile.

In attesa

È da qualche giorno ormai che una strana sensazione di attesa e sospensione mi pervade. Non so ben definirla, ma credo sia la stessa per tutti.Lavoro da casa da un paio di giorni, come non mi succedeva da un paio d’anni ormai. E benché dentro casa non sia cambiata di molto la mia routine, c’è che là fuori il mondo è totalmente cambiato. Riesco ad uscire un paio di volte per portare a spasso il cane, alcune persone mi guardano come se fossi un alieno, quasi schifate. Il pomeriggio però, almeno fino a ieri, i giardini dietro casa sono pieni di adolescenti e pre-adolescenti, ormai stanchi di giocare ai videogiochi totalmente incuranti di quanto si va ripetendo da giorni, ovunque.Provo a chiedermi quanto durerà tutto questo, se davvero a inizio aprile con un colpo di bacchetta magica tutto tornerà alla normalità, se le disposizioni di ieri sera del Governo siano sufficienti (basta leggere l’allegato 1 e 2 del decreto per capire che non lo sono e mi domando perché nessun media ne dia risalto), se come ci viene chiesto tutti siano in grado e/o abbiano voglia nel loro piccolo di fare la loro parte.Mi domando se riusciremo a sposarci a giugno. Mi domando se potremo partire per il nostro viaggio di nozze in agosto. E mentre mi pongo queste domande, mi sento piccolo e fortemente egoista. Pensando che ormai c’è il mondo interno a lottare contro una minaccia invisibile, mentre io sono qui a pensare se riuscirò a portare a termine dei programmi concreti. Rimandabili certo, ma importanti per la mia vita personale.Non so se forse è questo lo spirito, accantonare per un attimo le cose a noi care per il beneficio di tutti, sicuramente è ad oggi la sola cosa a cui bisogna guardare, appellarsi, aggrapparsi con tutte le forse per fare un passo in più verso la normalità.Ho la sensazione sia una strada ancora lunga e tortuosa. Si tratta di riprogrammare le nostre vite, i nostri budget, l’approccio alla comunicazione personale e aziendale, sforzandosi di abbracciare la trasparenza e il benessere della comunità prima del tornaconto.È dannatamente difficile cambiare paradigma, ma ad oggi è l’unica soluzione a tutti i nostri maledetti problemi.

Il tempo del cambiamento

Le ultime 24h sono state provanti.I principali media italiani, quelli a cui ci si dovrebbe affidare con fiducia proprio perché raccontano la realtà, decidono di pubblicare una bozza di un decreto legge del Presidente del Consiglio dei Ministri nella prima serata di ieri. Allarmano la popolazione con titoli sensazionalistici, raccontano di un nord Italia pressoché blindato.Una bozza, seppur con la maggior parte dei contenuti poi confermati in nottata, non è una comunicazione ufficiale. È una presunta tale, è un potrebbe essere ma non si sa. Sappiamo tutti del panico che ha generato, gente di corsa in stazione, persone in coda fuori dai supermercati, etc.Tuttavia era una notizia, vera, fatta trapelare da un governo incapace e chi ha dovuto fare il proprio dovere l’ha fatto. Punto.L’assurdità però per me, che di comunicazione ci vivo, sono gli articoli riguardanti lo steso panico generato da titoli assurdi pubblicati poco prima dalla medesima testata giornalistica. Questo è ciò che trovo offensivo, imbarazzante, e acchiappa clic per un po’ di views e impression in più.Inoltre, non smetterò mai di stupirmi di come le persone reagiscano a situazioni del genere, come interpretino a loro piacimento quanto è dettato da un decreto legge. Forse forse Umberto Eco tutti i torti non li aveva, perché avere uno spazio comune dove scrivere tutto ciò che si pensa altro non è che uno sfogatoio, ahimè specchio di un Paese ignorante e fuori controllo.Giovanni ha ragione da vendere, siamo così. E chi ci governa lo è altrettanto. Se non di più. Confusione, panico, totale incapacità di gestire la comunicazione istituzionale, disposizioni contrastanti e interpretabili a piacere. Chi ci governa è lo specchio di una maggioranza di pensiero dominante purtroppo privo di istruzione e del benché minimo buon senso.Leggo tanti articoli di invito al cambiamento, una situazione che stravolgerà presto le nostre vite in un modo ancora inimmaginabile e imprevedibile. Probabilmente è così, sarà il tempo di cambiamento. Ma come ce lo possiamo aspettare da una massa incapace di rispettare le minime regole basilari suggerite per non generare una pandemia?L’invito, sì, può essere quello di provare a fermarsi e a provare a proteggere se stessi e chi ci sta vicino e iniziare a ripensare il mondo in cui viviamo. Mi domando solo se non sia davvero ormai troppo tardi. E anche quando tutta questa brutta storia passerà, se davvero saremmo in grado di provare a pensare a tutto ciò che ci circonda in maniera diversa, sostenibile, intelligente. Ma come sempre è successo, anche con le precedenti simil-pandemie, nulla è cambiato e se possibile è addirittura peggiorato.È un momento in cui è tremendamente difficile darsi delle risposte, forse è ancora più difficile riflettere, ma l’unica cosa a cui non riesco a smettere di pensare è questa: io nel mio piccolo infinitesimo, cosa posso fare per cambiare le cose?Ecco.

Al tempo del #coronavirus

Alterno momenti in cui avrei voglia di scrivere fiumi di parole, a voler tacere fintanto che questa strana emergenza abbia terminato di condizionarci la vita.Il Covid-19 è come essere durante i mondiali di calcio. Tutti virologi, tutti C.T., tutti sanno tutto di qualsiasi cosa e hanno a disposizione tanti piccoli megafoni a cui dar fiato.La situazione è difficile perché siamo di fronte a qualcosa di sconosciuto e che la sanità sa affrontare solo con piani di emergenza e senza una profilassi di cure precise. È una situazione complessa meritevole della massima attenzione e delicatezza, sotto ogni punto di vista.Io però ho poca pazienza e mi vedo costretto a fare un nuovo elenco, sta volta delle cose davvero insopportabili:

  • Ai tempi del Coronavirus. Titoli di giornale, post su social, messaggi whatsapp, meme. Tutti con questo diamine ai tempi del… Terrificante espressione
  • Le immagini delle metropolitane e treni vuoti hanno rotto i coglioni
  • Gli articoli e i commenti sui genitori che non sanno, non riescono, non possono gestire i figli costretti a casa dalla chiusura delle scuole hanno rotto i coglioni
  • La vera rivoluzione positiva in grado di cambiare Facebook sarebbe la possibilità di poter disattivare i commenti sotto ai post. Soprattutto in periodi come questo
  • Covid-19 è una password abbastanza strong? Chissà quanti la utilizzeranno
  • Gli errori di comunicazione. Anche se reputo non ci sia nulla di più complicato in un momento simile della gestione comunicativa, sia pubblica che privata
  • Ci sono, fortunatamente, punti di vista interessanti e condivisibili. Soprattutto non catastrofisti e nemmeno all’acqua di rose

Purtroppo il peggio delle persone tende ad emergere in situazioni di panico. Non ho studiato psicologia delle masse, ma immagino i comportamenti di queste settimane rientrano in parametri normali e già studiati nella storia di questa materia.E mi soffermo a chiedermi se sono comportamenti scaturiti dalla contingenza, oppure la gente è davvero così stupida sempre, solo non lo dà a vedere in situazioni normali.Teniamo duro, nella speranza che il buon senso e l’intelligenza prendano il sopravvento.

Panico paura

C’era una canzone di qualche anno fa di quei cretini dello Zoo di 105, Panico Paura. Una zarrata in stile anni ’90 dal sapore puramente trash.Però oggi se mi chiedessi, ehi come va? Ti risponderei così.Sono state due settimane allucinanti. Questo panico ingiustificato per una forma influenzale più complicata della normalità è stato un tifone che ha intarsiato danni in ogni aspetto della vita italiana e del sottoscritto.Lavorando per e in un luogo che si rivolge a grandi masse l’impatto negativo di una mala gestione di tutta questa follia collettiva è stato piuttosto time consuming per poterlo governare e portare in un porto sicuro fuori dalle acque oscure dell’ignoranza e isterismo.Ho avuto poco tempo anche per altri motivi.Il primo tra tutti mi sono goduto la vita. Complice la TV rotta dal 4 febbraio e che penso rivedremo almeno tra una settimana buona, perché con la fortuna che ci contraddistingue perché aggiustarla in un paio di giorni? Teniamola tutto il mese.Ho finalmente provato l’ esperienza Da Vittorio, sto seguendo un paio di corsi di fotografia online e in generale ho approfondito e continuerò ad approfondire molto l’argomento. Ho scoperto un servizio di consegna fiori a domicilio molto soddisfacente, si chiama Colvin e ha prezzi molto competitivi e un packaging anni luce avanti a Interflora, è una Startup spagnola e ve la consiglio.In linea di massima ho cercato di non farmi coinvolgere più del necessario da questo Coronavirus, linko l’unico articolo a mio modo di vedere giudizioso da un punta di vista giornalistico, ma tant’è è impossibile non scontrarsi con i suoi strascichi grazie ai quali sono emersi:

  • una profonda ignoranza del popolo italiano
  • una profonda ignoranza di gestione di una crisi di tale portata da parte di chi ci governa
  • la follia dei social media e degli assurdi contenuti che ci puoi trovare dentro questi giorni (dai più assurdamente preoccupanti a quelli goliardicamente sdrammatizzanti)
  • L’aria in tre giorni in Lombardia si è pulita magnificamente
  • C’è voluta un’influenza con un nome esotico e alternativo per scoprire lo smart working
  • Siamo passati da moriremo tutti a questo virus ci ha già rotto i coglioni in una manciata di giorni
  • L’isteria e l’ignoranza sono più pericolosi di una malattia
  • è una bellezza andare in ufficio queste mattine. Non c’è in giro nessuno
  • dopo qualche giorno senza postare qualcuno si è domandato se fossi ancora vivo e questo mi ha dato molto piacere. Il blog non muore mai

A me poi è bastato guardarmi questo video per tornare alla vita di sempre e a preoccuparmi di quello che davvero conta.

Fluxes. Puntata 11.

📝 Studiando un po’ la documentazione disponibile in rete ho scoperto come velocizzare a sufficienza il blog almeno da ottenere risultati decenti. Ho eliminato il font Inter e ripreso il set di font disponibili di default su Squarespace. La situazione è migliorata sensibilmente anche se non si avvicina alla sufficienza. Poco importa. Non so se sono soddisfatto del risultato, ma forse poco importa a fronte del contenuto.

🖋 Pensando al fenomeno del Coronavirus non posso fare a meno di chiedermi quale sia il ruolo del giornalismo e se gli attori, ovvero i giornalisti, lo stia interpretando nel migliore dei modi. Mi spiego. Sia che la portata di quanto ci viene raccontato fosse maggiore che minore, mi auguro che quanto ci arriva in termini informativi sia la verità. E oggi sa dio quanto sia difficile ottenerla.

📸 Alimentare le proprie passioni la reputo la mia personale formula per capire di essere vivi. E se anche a malincuore quella della batteria ho dovuto accantonarla, quella della fotografia non è mai sopita. Ho aperto anche un sito apposito dove caricare i migliori scatti, ma è da ormai un anno che non faccio degli scatti decenti. Però per prepararmi ai futuri viaggi sto pensando a un cambio radicale di tutta l’attrezzatura e a seguire seriamente un corso di fotografia base. Base perché? Perché penso che al di là di conoscere le potenzialità di una macchina fotografica e delle tecniche di narrazione possibili, la magia debba restare nell’occhio e nel dito di chi scatta. Magari vi racconto meglio nella prossima puntata.

Sonos. Come non comunicare.

Lo scorso 21 gennaio il blog di Sonos pubblica un post piuttosto criptico. Alcuni prodotti, anche risalenti a 10 anni fa, non riceveranno più alcun supporto o aggiornamento a partire dal prossimo maggio 2020.

Da maggio questi prodotti legacy, cioè i primi Zone Player, Connect e Connect:Amp; include versioni vendute fino al 2015, il Play:5 di prima generazione (presentato nel 2009), CR200 (immesso sul mercato nel 2009) e Bridge (che risale invece al 2007), non riceveranno più gli aggiornamenti software né disporranno delle nuove funzionalità.

Io da utilizzatore dell’ecosistema Sonos dal 2011 mi sono domandato quale fosse la vera ragione per dichiarare apertamente l’assenza di supporto a questi prodotti. Ho provato a comprendere se fosse un problema derivante dalle piattaforme di musica in streaming, le quali richiedono particolari funzioni e/o aggiornamenti con l’andare del tempo.O semplicemente fosse una scelta di campo di Sonos per spingere l’obsolescenza programmata e di conseguenza la sua campagna Trade Up. 30% di sconto sui nuovi ordini a patto di spedire quelli vetusti. Niente di nuovo sotto il sole, anche Go Pro fa spesso azioni di marketing similari.Tuttavia, proprio per la scarsa chiarezza di posizionamento, per aver lasciato il lettore comprendere un menefreghismo meschino sottinteso: o acquisti i nuovi prodotti o cavoli tuoi con quelli vecchi, la Rete ha iniziato a riversare le proprie rimostranze sui social. Arrivando all’hashtag #SonosBoycott.Dopo un paio di giorni il CEO di Sonos sembrerebbe fare marcia indietro. Con un nuovo post di scuse pubbliche:

A maggio, quando i nuovi aggiornamenti software non saranno più disponibili per i prodotti legacy, questi continueranno a funzionare come sempre. Non vogliamo sostituirli, renderli obsoleti o eliminare le funzionalità attuali. Per molti dei nostri clienti il Sonos System è stato un investimento importante, quindi è nostra intenzione onorarlo il più a lungo possibile. Non doteremo i prodotti Sonos legacy di nuove funzionalità software, ma ci impegniamo a mantenerli aggiornati correggendo i bug e fornendo patch di sicurezza fin quando ne avremo la possibilità. Se riscontreremo problematiche relative all’esperienza su cui non saremo in grado di intervenire, cercheremo di offrire una soluzione alternativa e ti comunicheremo eventuali cambiamenti che potresti notare durante l’uso dei prodotti.

In secondo luogo, abbiamo dato ascolto alle segnalazioni dei clienti Sonos relative ai problemi di coesistenza tra i prodotti legacy e quelli moderni. Stiamo lavorando a una soluzione in grado di suddividere il sistema in modo che i prodotti moderni funzionino all’unisono e siano dotati delle ultime funzionalità, e i prodotti legacy si integrino alla perfezione tra loro rimanendo invariati. Nelle prossime settimane ti illustreremo tutti i dettagli, che al momento sono in via di definizione.

Ora, il problema non sta tanto nel fatto che Sonos possa decidere in totale tranquillità cosa fare con i suoi vecchi prodotti. Il problema sta nel comunicarlo nel modo corretto a chi, come il sottoscritto, ha speso e investito oltre 1.500 euro su un ecosistema proprietario, la cui esperienza di obsolescenza non era poi così programmata in fase di acquisto.In secondo luogo l’intervento diretto del CEO con un rimando a una possibile soluzione nelle prossime settimane è sintomatico del fatto che chi c’è dietro a tutto questo polverone non avesse la benché minima idea dei possibili feedback da parte dei consumatori e non avesse un piano pronto per rispondere alla realtà.Il risultato è il disamoramento da parte degli acquirenti nei confronti di brand che si è sempre comportato più che egregiamente e nel recente passato ha, anzi, dato prova di salvaguardare la propria tecnologia anche scontrandosi con i giganti se necessario.Tuttavia adesso, la scarsa chiarezza, e la scarsa preparazione a rispondere a un danno creato con le loro stesse mani, sta causando un allontanamento naturale da un brand tutto sommato indipendente, svestendosi dai panni del Davide e decidendo di comportarsi proprio come quei Golia che troppo spesso ci hanno deluso.Peccato. Ad oggi continuerò a utilizzare questo sistema, perfetto per le mie esigenze, ma mi dovrò necessariamente guardare attorno se e quando l’obsolescenza non programmata di Sonos mi colpirà da vicino.

Fluxes. Puntata 10.

🎧 Dopo Veleno Pablo Trincia si sposta su Audible e pubblica Buio. Un’altra serie audio da lui scritta e registrata. Peccato aver terminato da poco la prova gratuita, ma ho voluto dare nuova chance ai podcast e agli audiolibri per riempire il mio commuting mattutino. Ho “mangiato” le prime 4 puntate in un paio di giorni, le nuove arriveranno a febbraio. La capacità di Trincia nel raccontare storie apparentemente comuni e renderle appetibili al pubblico attraverso la voce dei protagonisti stessi è una lente d’ingrandimento sulla cronaca con un approccio a metà tra il giornalismo e il rotocalco. Ma a me prende, e forse lo storytelling, di cui tanto ci riempiamo la bocca, ci piace proprio per questo. Il voyeurismo di aprire la finestra sulla vita di qualcuno, cercando di comprenderne le emozioni invece dei soli fatti.📲 Dopo oltre un anno stamattina il mio telefono ha deciso di spiccare il volo verso l’asfalto. La “santa” pellicola protettiva dello schermo ha svolto il suo compito al meglio. All’Apple Store hanno tirato fuori una nuova diavoleria, invece di coprire solo fino ai bordi dove i pixel sono visibili, la nuova pellicola copre tutto lo schermo (e finalmente direi) con comodi 15 euro aggiuntivi in più, per un totale di 49 euro per un pezzo di plastica. Il marketing degli accessori palliativi ha salvato Apple, altroché.😏 Se mai vi capiterà di sposarvi, fatevi scrivere nero su bianco qualsiasi dettaglio un fornitore millanta di vendervi, o di essere in grado di fare. Dopo che avete firmato tutto il resto non conta. Per chi si è già sposato, invece, sa bene di cosa parlo. Certo potevate dirmelo prima.🍕Nonostante l’insaziabile voglia di pizza di quest’oggi a pranzo tutte le pizzerie del circondario, 4 su 4, hanno deciso non fosse il caso di risponderci al telefono. Congiura oppure il destino che ci dice di smetterla con i carboidrati? O semplicemente c’è uno sciopero dei pizzaioli e non lo sapevamo?