La mia routine mattutina è cambiata drasticamente da quando abitiamo qui. Mi alzo sempre insieme a Noemi, facciamo colazione, ma sono io ad occuparmi di Panna facendole fare il giro del mattino tra i vicoli della marina. Una veloce videochiamata a mamma e papà in Italia e una volta rientrato a casa mi appresto a montare in sella.

Ho sostituito il mio tragitto da pendolare, fatto di 1 ora e 10 minuti a tratta in metropolitana d’inverno, o 45 minuti in moto d’estate, per fare spazio a una rilassante pedalata di 30 minuti lungo oceano.

Il panorama nel tragitto lavoro-casa

10km a tratta, 20km al giorno impossibili da compiere in così poco tempo se non grazie a una ebike. Ancora prima di partire, perciò, avevo preso in considerazione un po’ di alternative.
La tratta è praticamente piatta e senza salite tranne per la rampa che conduce dal Pier di Santa Monica alla cittadina satellite di Los Angeles. Quindi niente di particolarmente elaborato o dispendioso.

La mia scelta, una volta arrivato qui, è ricaduta su una modestissima Restrospec Beaumont acquistata proprio al negozio linkato vicino casa. Ho approfittato di un incentivo aziendale che nel pacchetto di relocation mi ha gentilmente consentito di inserire anche la bici.

Esteticamente adorabile. Mi è piaciuta fin dal primo momento, benché avessi notato immediatamente la sua innaturale pesantezza accentuata dalla mega batteria posta nel portapacchi posteriore. Ha sempre però eseguito il suo sporco lavoro, con 5 diverse marce di velocità a supporto della pedalata, la bici può anche proseguire la marcia senza bisogno di toccare i pedali grazie a un tasto posto sul manubrio.

Ma...parlo al passato perché un mesetto fa, qualche settimana dopo la caduta sul tragitto, ho deciso di fare una permuta e spostarmi su una bici di una fascia un pelo più alta.

Perché?

Beh, innanzi tutto i freni a disco. Non essendo idraulici, da febbraio a maggio, ho visitato 4 volte il negozio del ciclista per farmeli stringere perché arrivavo sempre a termine corsa con l’ansia non funzionassero più da un momento all’altro lungo il percorso.
La catena è caduta un paio di volte, mentre affrontavo un tratto in salita, senza alcuna apparente ragione. Per fortuna la batteria perennemente carica mi ha condotto a casa grazie al tastino magico che escludeva la pedalata.
Ultima goccia. Una mattina mi accingo a spostare la bici dal balcone all’uscio di casa e mi accorgo che la gomma posteriore fosse completamente a terra. Non perché fosse bucata, ma piuttosto il copertone dislocato dalla sua posizione naturale.

Il pomeriggio stesso l’ho caricata, con immensa fatica, nel baule della Jetta e ho proceduto alla permuta con una Tenways CGO600 Pro trovata fortunatamente in offerta e un po' impolverata benché nuova.

Come detto non ci capisco molto di cambi e degli ultimi aggiornamenti tecnologici inerenti all’ambito ciclistico. La mia scelta questa volta si è spostata sulla leggerezza (27kg. vs 19kg.) e sull’efficienza. Su una bici che non avesse marce e non avesse soprattutto una catena tradizionale!

Questo modello ha infatti una marcia unica e una catena di gomma che non dovrebbe mai scendere e evita di sporcarsi vestiti e mani dovesse mai accadere qualcosa. Ha “solo” tre andature e sono tutte legate al modo in cui si pedala. Ovvero, non è che se si va su velocità 3 si va più veloce, ma si avrà soltanto una pedalata più dolce e si farà meno fatica a raggiungere la velocità massima di 32 km/h.

Si vola. E poi i freni a disco sono idraulici, quindi nessun timore rispetto a un consumo repentino. In un mese ho racimolato 200km. Non male per niente! Zero stress, zero traffico, veloce quanto basta e lento a sufficienza per godermi ogni giorno l'oceano e la sua aria frizzantina.

Adoro il mio nuovo morning commute.

P.s. Se vi piacciono altre storie di bici e blog, qui un paio di link.