Ieri sera siamo andati al cinema per la prima volta da quando ci siamo trasferiti in California. Abbiamo scelto quello più vicino a casa, AMC Dine-in.
Inizialmente non capivo bene in fase di prenotazione di cosa si trattasse, ma effettivamente è un cinema in cui puoi ordinare in anticipo la cena e ti viene seduta in poltrona mentre stai assistendo al film.
E più che una poltrona è una chaise longue dove è irrimediabilmente complicato non addormentarsi. Ho resistito per fortuna. In primis abbiamo deciso di mangiare a casa prima della proiezione e in secondo luogo Civil War ci ha tenuto svegli per fortuna.

Il film di Garland prosegue su due binari differenti. Sul primo lo scenario della guerra civile negli Stati Uniti dove California e Texas diventano Stati secessionisti volti a rivoltare l’unità attuale del Paese. Sull’altro la storia di due foto giornaliste in cerca dello scatto perfetto per raccontare ciò che sta accadendo. I due binari si intersecano in un viaggio che le condurrà sino all’interno della Casa Bianca per raccogliere l’ultima testimonianza del presidente americano.

Sebbene ci troviamo in medias res senza sapere le reali motivazioni che hanno portato a questo tipo di conflitto, gli echi con la situazione politica attuale statunitense sono forti. Il regista non si schiera, non schiera nessuno dei personaggi del film, ma prova ad estremizzare le opinioni polarizzanti che già quotidianamente qui occupano le news dei telegiornali.

Personalmente mi sono concentrato maggiormente sul secondo aspetto, quello della notizia ad ogni costo, anche, se necessario, voltando le spalle alla morte adiacente pur di documentare la realtà. Probabilmente una volontà di fare giornalismo che sta andando scemando con il passare degli anni.

Merita una seconda visione per cogliere tutte le sfumature intrinseche di alcune battute. Consiglio la visione, magari fammi sapere cosa ne pensi via email.

★★★★☆