Qualche mese fa avrete sicuramente visto da qualche parte il video di presentazione di Ai Pin. Un wearable device basato quasi interamente sulla combinazione di interazione vocale e intelligenza artificiale.

L’azienda che la produce si chiama humane al cui vertice ci sono Imran Chaudhri and Bethany Bongiorno, moglie e marito ed entrambi provenienti da Apple.

Il device è minuscolo, si “appende” al petto come se fosse una spilla e attraverso un abbonamento di 24 dollari al mese promette cose strabilianti.

L’oggetto è sprovvisto di interfacce se non appunto per la voce e una proiezione sul palmo della propria mano con cui interagire per alcune funzionalità.

E sebbene sulla carta si pone come il futuro sostituto degli smartphone, prova su strada The Verge lo considera niente più che alla stregua di un gadget divertente. Cosa che ho sospettato fin dall’inizio.

Ieri humane ha rilasciato un nuovo video un paio di giorni fa a dimostrazione delle funzionalità basilari e più complesse dell’oggetto.

Le novità più interessanti si mostrano durante la seconda metà del video con la funzionalità Vision. Capace di leggere oggetti, comporre una scheda calorica degli alimenti che assumiamo durante la giornata, consigliare sull’utilizzo di un software o realizzare documenti che poi si troveranno su un’interfaccia software chiamata .Center che vive e vegeta sul sistema operativo proprietario cloud CosmOS.

Aspetta un attimo. Un’interfaccia software? Quindi visibile agli occhi? Sì.

Questo mi ha fatto riflettere sul fatto che, nonostante le premesse siano fantastiche e la volontà sia quanto più possibile quella di copiare ciò che possiamo vedere nel film Her, ancora oggi è imprescindibile avere a che fare con uno schermo, ma sopratutto con uno smartphone.