La trappola della creator economy
Tra i privilegi di avere uno spazio personale indipendente da qualsiasi piattaforma c’è anche quello di potersi concedere il tempo di unire i puntini di concetti significativi e provare a rifletterci su senza badare troppo alla FOMO.
Guardavo qualche giorno fa con una certa preoccupazione il video di Mikeshowsha su come gli ultimi cambiamenti all’algoritmo di YouTube fanno sì che la situazione stia diventando parecchio insostenibile per molti creator.
Ora, soprattutto per chi fa contenuti come lui, e quindi video di breve/media durata destinati anche a guadagnare valore nel tempo, si trova davanti davvero pochissime alternative per portare avanti il proprio lavoro e mantenere il successo che ha conquistato.
Certo, è anche grazie proprio a YouTube se alcuni creator sono arrivati dove sono arrivati. Proprio grazie a quell’algoritmo che oggi, vuoi per abbondanza o per questioni di advertising, sta iniziando a penalizzarli e non poco.
L’argomento si estende a molte delle piattaforme terze che promettono di poter monetizzare i propri contenuti a fronte di una strategia di pubblicazione talvolta rasente al burnout o il ridicolo. Instagram non ne è immune. X nemmeno. TikTok penso sia uguale.
È forse anche per questo motivo che mi sono per ora rintanato su Threads e sto utilizzando soltanto quello da qualche mese. Resta ancora immune alle logiche di monetizzazione e per il momento, nonostante ci sia di mezzo l’algoritmo di Meta, gioca a metà campo tra quello che è accaduto in passato a Facebook e, appunto, Instagram e delle logiche di Internet aperta appartenenti al Fediverso.
L’alternativa a tutto questo per i creator c’è ed esiste. E la si può raggiungere creando qualcosa di personale e unico. Non aderente a logiche di piattaforme miliardarie, ma solo e soltanto sulla bontà del proprio lavoro. Quale sarebbe? Procedere nell’adottare soluzioni indipendenti, talvolta costruirne anche alcune da zero se necessario. E sull’argomento ho trovato molto interessante il post di Joan Westenberg:
Building your own platform is undoubtedly harder than relying on someone else's. It requires a greater investment of time, money, and effort. But the rewards are also greater. When you own your platform, you own your audience and your revenue streams. You have the ability to build a sustainable, long-term business that is not at the mercy of someone else's decisions.
Building your own platform is not a guarantee of success. It demands hard work, creativity, and a deep understanding of your audience and your niche, perhaps moreso than the creator economy. More than any other path. But it offers true independence and control over your creative destiny.
Difficile. Nessuna garanzia di successo. Terribilmente complicato. Sì, è vero. Ma sono certo che se il lavoro proposto è valido c’è modo di farsi trovare e farsi pagare adeguatamente (i blog citati nel post precedente ne sono un esempio, così come tante newsletter indipendenti). Come? Non eliminando la propria presenza sui quei canali social che al momento sembrano impazziti, ma anzi iniziare a sfruttarli per condividere i propri contenuti proprietari in modo intelligente:
But it's time to start treating them like the tools they are, not the foundation of your career.
Use social media strategically. Post teasers, behind-the-scenes snippets, engaging questions that drive your followers back to your own platform for the full monty. Make social media work for you, not the other way around.
L’IndieWeb la riassume come strategia POSSE.
Ora, io non ho la sfera di cristallo. Non sono un creator, ma mi limito a studiare la storia dei media e il potere che esercita sulla società. Mi è chiara una cosa però, la competizione sarà sempre maggiore, ci saranno sempre più creator e la possibilità per il consumatore di scoprire e avvicinarsi anche solo a una minima percentuale di essi sarà sempre più complesso e difficile.
Sbaglierò, ma resto convinto che provare a trovare una soluzione diversa e controllabile sia davvero la chiave di volta per assicurarsi la sopravvivenza quando alcuni di questi spazi collasseranno lasciando in tanti a bocca asciutta.