Leggo i post di Luca da tanti anni ormai, prima su Pandemia ora sul suo blog “personale”, e nel seguirlo nel suo percorso di vita inizio ad invidiare un po’ il fatto che sia libero di prendersela con calma e non dover essere legato a nessuna logica lavorativa moderna.

Nel suo ultimo post mi ci rispecchio un po’, soprattutto in questo paragrafo.

Ho capito che ogni volta che leggo qualcosa che spinge all’essere più produttivi devo quasi fare l’opposto. Prima cosa, ovviamente, è smettere di leggere questi contenuti. Non voglio essere più produttivo. Basta! L’obiettivo è fare ciò sento di voler fare, nei tempi necessari, qualsiasi essi siano, senza fretta, senza corse, senza pressione. Se alla fine della giornata ho chiuso metà delle cose che avrei voluto chiudere, amen. Va bene così. Va bene lo stesso. La salute mentale e il benessere psicofisico sono più importanti della produttività. Sì, lo so, sono un privilegiato ad anche soltanto ipotizzare un discorso simile: non ho un capo, non ho vincoli imposti da terzi, non ho scadenze, non ho pressioni, se non quelle che impongo io a me stesso.

Siamo così tanto abituati al concetto di produttività che ahimè lo si sta definitivamente scambiando con quello di felicità. Ed è assolutamente grave. Il vero tesoro di questi tempi è ormai avere a disposizione la minima fortuna di poter gestire il proprio tempo e vivere felicemente allo stesso tempo. Concetto che troppo spesso e volentieri va di pari passo con la disposizione monetaria necessaria per poterlo applicare senza fatica.

Mi domando se si potrà mai spezzare questo circolo vizioso. Se l’AI, le macchine in generale ci aiuteranno a vivere meglio come si dice oppure lascerà senza lavoro tante persone peggiorando ulteriormente la situazione. Ho la sensazione ad ogni modo di essere testimone di un’importante spartiacque su come viveremo da qui ai prossimi decenni.

Lo stiamo decidendo ora.