Dall’1 aprile, quasi fosse uno scherzo, Twitter dismetterà il vecchio metodo utilizzato per verificare i profili e utilizzerà soltanto Twitter Blue. Ovvero chiunque, pagando 7 euro al mese, potrà avere la famosissima spunta blu accanto al suo nome. Ma c’è di più. Giustificando la scelta con la lotta ai bot e allo spam, Musk annuncia che 15 giorni dopo solo i profili verificati e quindi paganti appariranno nella tab “Per Te” di Twitter. Così come solo a quest’ultimi sarà consentito votare sui sondaggi.

Attualmente il sistema di verifica degli account di Twitter segue un rigido protocollo in cui si passava attraverso un sistema di analisi del proprio account, della propria professione e/o ruolo sociale e talvolta con un invio di documenti che comprovassero l’identità. Da quando c’è Twitter Blue è sufficiente pagare e in automatico si è autenticati.

Il che non equivale ad autentici. Chiunque potrebbe utilizzare il mio nome e cognome ad oggi e spacciarsi per me creando un nuovo account a pagamento. Sarebbe sufficiente come ha deciso di fare Meta e come propone Stefania di inviare un documento che comprovi che io sia effettivamente chi dico di essere.

Ad oggi resta un problema insoluto e che presto porterà a grane non da poco.

Tuttavia Twitter resta il mio social di adozione. Quello che utilizzo maggiormente e dove mi sento meglio. Dopo anni di filtri e account accuratamente selezionati so di essere in una bolla di interesse per me irrinunciabile. Non in una echo-chamber, ma in un luogo dove scoprire e interagire con chi condivide i miei stessi interessi ma non necessariamente gli stessi pensieri.

E a pensarci bene dal 2007 sempre gratuitamente. Su Internet nulla è gratuito e quando vi sembra lo sia è pagato da qualcuno o qualcos’altro.

Nonostante i funerali prematuri sul finire del 2022. Nonostante le scelte tragicomiche fatte. Nonostante il calpestare i diritti di colleghi licenziati senza motivo. Nonostante questa calata dall’alto da signore e padrone, Twitter esiste ancora e si sta modificando in qualcosa mai visto prima.

Sta diventando il primo social network sostanzialmente a pagamento dopo quasi 20 anni dalla sua nascita. Un esperimento mai provato prima su una scala di utenti così ampia. È un esperimento interessante.

Da un lato sta dando adito a tanti competitor nel trovare un’alternativa altrettanto efficace. Dall’altra sta ponendo le basi per un social network speriamo privo di pubblicità. Non so ancora se votarmi alla causa, attenderò sicuramente aprile per decidere. La cosa di cui sono sicuro è che le alternative non sono Twitter e non fanno per me. Perciò se proprio dovrò mantenere le cose come stanno ora, sarei anche felice di pagare poco meno di 90 euro l’anno.