Il mito del secondo cervello
C’è stato un periodo durato alcuni mesi l’anno scorso in cui mi sono perduto a lungo nei video a tema produttività su YouTube. Sapete, quelli dove c’è un creator a mezzo busto intento a dirti quanto questa o quell’app abbia fatto al caso suo e che ormai senza di essa non potrebbe praticamente più vivere.
Sto parlando di Notion, Obsidian, Evernote e chi più ne ha più ne metta. Più o meno tutti i video parlano di second brain. Un cervello di scorta inserito in un foglio bianco? A me questa definizione ha sempre mandato ai matti. In senso buono s’intende. Perché mai avrei bisogno di un secondo cervello quando sono praticamente certo di non sapere ancora bene come usare appieno il mio?
Una volta risvegliato dal torpore di quei video, zoom-out verso una considerazione disinteressata, mi si parava davanti con enorme chiarezza un enorme perché? Stavano usando queste app semplicemente per creare delle mappe concettuali della loro vita, creando connessioni sulle cose da fare, come ci si è sentiti in una determinata situazione o addirittura appuntarsi le frasi da dire al 180esimo appuntamento con la propria metà.
Questo non è avere un secondo cervello, ma non sapere gestire il proprio correttamente.
Innanzi tutto il tempo sprecato nel dover riversare concetti, nozioni e una miriade di altre inutilità per averle sempre a portata di mano, ma per farne poi cosa? Mi sono imbattuto in un paio di post che hanno riassunto meglio di me il concetto. Il primo:
The industry of creators that has sprung up around some of these companies, selling robo-mind-creator-preneur hope to people, who probably need just need vacations and/or medications, is disturbing — but expected.
E il secondo, in realtà parte di un podcast:
“What we’re missing here is that most people have not saturated their first brain. Let’s focus on that first before we care about how we need to cybernetically augment that with another system.
This is what I see as the difference between serious thinkers and others. To saturate your primary brain is to actually spend time with information — to walk and think, and talk it through, and to bat it around, and test it out in different types of essays.
The effort to get your primary brain to be as sophisticated as possible can be a lifelong effort.
Digital tools are great for supporting the human brain. But I am a big believer that most of us are so far from getting the most out of our primary brain that it’s not really time to think about outsourcing thinking yet.”
Insomma, credo che nessuno dei creatori più prolifici al mondo abbia bisogno di un secondo cervello, ma un pezzo di carta o blocco note digitale su cui realizzare le proprie idee sia più che sufficiente.