La musica significa tanto. È pilastro fondamentale della mia esistenza e della mia quotidianità. È quasi sicuramente la mia droga se vogliamo fare questo tipo di similitudine, perché mi crea dipendenza e difficilmente riesco a rinunciarci.

Non ho vissuto l’epoca del vinile, ma nel crescere ho assistito a tante rivoluzioni tecnologiche (vincenti o meno) legate alla musica e le ho vissute tutte con gusto. La musicassetta, il CD, il Mini-Disc, l’mp3 e infine lo streaming.

“L’era” che preferisco? Quella attuale.

Ora, io non mi considero di certo un audiofilo (se non sai cosa significa va bene uguale, sappi che la passione per la musica può spingerti a spendere migliaia e migliaia di euro in attrezzature), ma mi piace ascoltare le canzoni al meglio della qualità che la tecnologia del momento e le mie finanze mi consentono.
Nel gli anni, soprattutto nel periodo in cui ho sfruttato il Lossless di Apple Music, mi sono dotato di diverse soluzioni fino ad approdare ad un DAC/AMP Sony e a queste cuffie. Prodotti all’apparenza costosi, ma credetemi c’è molto di più oneroso sul mercato.

C’è una piccola, ma costante crescita di chi ha voglia di ritornare ad controllo e a una qualità di ascolto antecedente a quella dello streaming che, soprattutto per gli audiofili, è una strada percorribile solo in pochissime direzioni (Qobuz o Tidal). Ho visto qualche YouTuber restaurare vecchi iPod, ma soprattutto tanti post come quelli di CJ Chilvers.

Persone che hanno deciso di tornare completamente al vinile o CD ed eliminare completamente i servizi di streaming o utilizzandoli soltanto per scoprire nuova musica. Io non condivido appieno, nello specifico, le sue tesi relative a un supporto fisico e cerco qui di spiegare perché:

  1. Cosa significa “serious listening” quando si tratta di musica? Un ascolto attento in cui si leggono le parole del testo? Si chiudono gli occhi e si medita? Io ascolto musica in qualsiasi frangente, al computer, camminando, mentre guido e per me è sempre un ascolto “serious”.
  2. La musica su CD è differente. Posso essere d’accordo. La qualità su CD risulta precisa quando si tratta di determinare il master specifico di quell’edizione dell’album che ci si sta apprestando ad ascoltare. Ma, perché non posso fare lo stesso con un file FLAC acquistato online?
  3. L’elenco delle tracce di un album è una forma d’arte. D’accordo anche qui. Non mi sono mai sognato di ascoltare un album con un ordine randomico e qui mi spiace ma i servizi di streaming difficilmente sbagliano e si può facilmente agire sulle impostazioni per avere un ascolto “gapless”.
  4. I CD suonano meglio. Sì, ma con quali dotazioni tecniche? E il tuo orecchio a parità di output è in grado di distinguere un CD da una traccia riprodotta da Qobuz in FLAC 24-Bit?
  5. Non voglio essere spiato mentre ascolto musica. Altro falso mito, su Spotify ad esempio si può impostare la modalità “Sessione privata” e a meno di avere un tier gratuito io non sono mai stato interrotto da niente nel momento dell’ascolto.
  6. È il media fisico col costo più basso. Se volessi comprare dei CD nuovi oggi, ad esempio quelli che ho ascoltato di più in vita mia, dovrei spendere circa 16€. Solo che se tengo conto di quanti album ho ascoltato “soltanto” in questi primi 3 mesi dell’anno... Dovrei moltiplicare il numero per 100. E già per solo questo motivo percorrere la strada del fisico è letteralmente impossibile a meno di non bruciare tutto lo stipendio solo in acquisto di album.
  7. L’arte del fisico e nessun supporto specifico per gli album. Qui non posso che dargli ragione. Gli amanti dei libretti che accompagnano i CD e nello specifico delle grafiche utilizzate per presentare la custodia con lo streaming si sentono sicuramente spaesati. Tuttavia esistono app che cercano di valorizzare proprio l’album come forma d’arte. Longplay e Album sono le prime due che mi vengono in mente.
  8. I CD sono il supporto fisico più duraturo. Sicuro? Sulla carta lo sono, ma esisteranno device per riprodurli che saranno ancora in vendita tra 20 anni? Provo a pensare ai lettori di cassette musicali o a quanti lettori CD io abbia ancora disponibili a casa...2...dentro le console da gaming. Altro falso mito secondo me.

Nel suo post CJ ha tanti altri punti che si mischiano con i precedenti. Sebbene il panorama dello streaming musicale sia una giungla fatta di diritti mancanti, qualità di riproduzione differente e costi tendenti a salire, il risvolto per il consumatore finale è sicuramente più roseo rispetto agli anni ’90.

Al prezzo di 2 CD al mese posso avere accesso ad almeno 2 servizi di streaming di musica differenti. Assumendo che uno sia Spotify che a fronte di una qualità audio pessima rispetto allo standard attuale, presenta un efficiente algoritmo per scoprire novità. Mentre il secondo può essere una scelta in direzione della qualità: Qobuz, Tidal ed Apple Music. Dotandosi della giusta attrezzatura e senza dover per forza di cosa trasformarsi in audiofili è possibile anche oggi godere della stessa qualità dei master di un CD senza dover spendere un capitale ogni mese.