Attendevo Somerville da quando fece la sua apparizione all’E3 2021 con un trailer mozzafiato e in grado di suscitare potenti emozioni nostalgiche tra gli orfani dello stile di INSIDE e LIMBO. L’inconfondibile tratto del producer Dino Patti, ora co-fondatore del nuovo studio Jumship.

Sparito dai radar per molti mesi, è riapparso magicamente nel mio quando lo vedo tra i titoli, addirittura, disponibile per Xbox Game Pass. Un’attesa ricompensata con un altro gioco completato nella sua interezza, proprio come avevo fatto come i due sopra menzionati, ma che mi ha lasciato un retrogusto di vuoto e di aver perso forse il mio tempo.

Iniziamo col dire quello che Somerville è: un gioco adventure, per larga parte, che lascia spazio ogni tanto a delle meccaniche platform con annessi semplici mini enigmi da risolvere. Dura circa 3 ore e consta di 4 finali differenti un po’ complessi da scoprire, ma, per i maniaci del completismo, con qualche guida online si arriva a riscattare tutti i trofei.

Non ci sono mai dialoghi, tutto è lasciato al sotto inteso e alle emozioni espresse tramite pochi versi eloquenti o gesti altrettanto esplicativi, come un bacio o un abbraccio. In fin dei conti mi sono portato a casa questo, Somerville è un gioco sulle emozioni, sul decidere cosa fare della propria vita con il tempo che ci viene concesso dove il più delle volte si scommette su amore e famiglia.

In un’ambientazione fin troppo famigliare al film “La Guerra dei Mondi” (tanto che c’è anche un obiettivo con questo nome), ci troviamo a vestire i panni di un padre il cui scopo diventa ritrovare i suoi cari dopo che un’apparente serata tranquilla viene squarciata da un’invasione aliena inattesa. Il contatto con un’entità extra terrestre, ormai morente per lo schianto nello scantinato di casa, darà il via alla nostra avventura. Nei vari livelli a scorrimento orizzontale o verticale, a seconda dell’occasione, scopriremo di possedere il potere di piegare a nostro piacimento, attraverso l’utilizzo di qualsiasi fonte di luce artificiale (un palo, un giocattolo o un fumogeno), della strana materia aliena poligonale, aprendoci così varchi liquefacendola o, costruendo dei passaggi, solidificandola.

E qui sono arrivati i primi dubbi. Cosa mi vuole comunicare il gioco? Il nostro protagonista è diventato improvvisamente un super eroe grazie a questi poteri? Come si pone rispetto agli altri terrestri sopravvissuti e alle entità aliene?

Somerville è un viaggio verso la liberazione di se stessi, dell’umanità, ma soprattutto della propria famiglia. I 4 finali ci consentono di scegliere una delle tre direzioni precedenti oppure restare inermi ad assistere alla fine di tutto.

Purtroppo una narrazione che sarebbe potuta essere esaltata da queste premesse, finisce per essere un puro esercizio di stile estetico e di meccaniche purtroppo già viste sia in LIMBO che in INSIDE. Non vengono nemmeno trattate tematiche potenti al punto tale da farci scordare questa scarsità di innovazione.

Di queste poche ore spese a salvare il salvabile dell’umanità mi restano un paio di brani particolarmente azzeccati in introduzione e al termine dell’avventura, e un finale giocato su luci e ombre, il tema ricorrente del gioco. Male alcune parti in cui il personaggio si incastra tra pareti e oggetti con il conseguente e necessario riavvio del checkpoint, quasi come se il gioco non fosse finito i testato le ore sufficienti.

Personalmente mi sento nel mezzo tra il parere di Marco e Francesco e quello delle parole di giopep. Ne carne ne pesce, merita se volete giocarvi qualcosa da uno stile particolarmente riconoscibile, ma che nulla ha da dire alla storia dei videogiochi.

★★☆☆