Da piccolo mi domandavo se prima o poi a tutte le famiglie spettasse di diritto abitare in una casa immersa nella campagna con un mulino poco fuori l’uscio, dove il tempo sembrava intatto e la vita trascorreva come in un libro di narrativa di fine ‘800.
Poi ho cominciato a farmi le stesse domande con tutte le altre pubblicità, non solo quelle del gruppo Barilla, provando ad immaginarmi immerso nell’Axe per vedere l’effetto che faceva sulle ragazze, oppure immaginando il momento successivo al ritiro di un automobile con strade completamente deserte e panorami mozzafiato con curve ogni 50 metri.
La pubblicità ha un potere comunicativo molto forte, e l’intenzione è quella di creare situazioni perfette proprio per essere il maggiormente impattanti nella memoria di chi le guarda cercando di stimolare corde emotive tanto da emozionare gli spettatori più del programma stesso a cui essi assistono. E la rapida evoluzione di questo concetto ci porta ai giorni nostri con un’estremizzazione dello stesso. Per dire, il Super Bowl non sarebbe lo stesso senza gli spot pubblicitari.
A pensarci bene poi è pressoché impossibile ritrovare situazioni che combaciano perfettamente con la realtà delle cose all’interno della pubblicità, le estremizzazioni delle stesse hanno lo scopo di diffondere i valori con il quale il brand si riconosce, il suo posizionamento nel momento storico in cui si trova, lasciare spazio all’immaginazione del consumatore.
Flash forward al fatto della settimana. Guido Barilla, presidente dell’omonimo gruppo alimentare, dichiara questo al programma La Zanzara condotto dal giornalista Giuseppe Cruciani. Qui la puntata integrale. Mentre di seguito l’estratto audio incriminato:
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«Non farei mai uno spot con una famiglia omosessuale. Non per mancanza di rispetto ma perché non la penso come loro, la nostra è una famiglia classica dove la donna ha un ruolo fondamentale». «Noi abbiamo un concetto differente rispetto alla famiglia gay. Per noi il concetto di famiglia sacrale rimane un valore fondamentale dell’azienda». Ma la pasta la mangiano anche i gay, osservano i conduttori Giuseppe Cruciani e David Parenzo: «Va bene, se a loro piace la nostra pasta e la nostra comunicazione la mangiano, altrimenti mangeranno un’altra pasta. Uno non può piacere sempre a tutti»
Io non giudico il contenuto di quanto dichiarato, un brand attraverso le parole del suo presidente ha il diritto (con le relative conseguenze) di rivolgersi e indirizzare il proprio marchio verso chi più gli pare e piace, nel rispetto di tutti.
Pur essendo interessante dal punto di vista comunicativo, la vicenda presenta uno schema classico di azione-ritorsione-negazione a cui ci ha abituato molto frequentemente l’inesperienza comunicativa di molti brand nei social media. Le pressioni mediatiche e di personaggi famosi (vedi la petizione di Dario Fo e Roberto Vecchioni) hanno fatto si che Guido Barilla si scusasse pubblicamente su Twitter, Facebook, attraverso un comunicato e un video sul sito dove dichiara di voler incontrare le associazioni che rappresentano ogni tipo di famiglia.
La vera colpa di Guido Barilla è quella di essere cascato, consciamente o meno, nella rete tessuta da Cruciani, giornalista molto abile nel far andare i suoi ospiti nella direzione in cui vuole farli andare, imboccandoli con parole, non casuali, ma adatte a far notizia il giorno dopo. E’ l’impostazione comunicativa del programma La Zanzara, rendere più umani i pensieri impostati, e sebbene i personaggi telefonici che lo abitano sembrano i peggiori rappresentanti del tricolore, sono anche quelli che determinano il successo del programma e rappresentano il pensiero di tanti italiani.
https://twitter.com/giucruciani/status/383323136831127552?s=20
Per fortuna o purtroppo, giudicate un po’ voi, il sig. Barilla rappresenta uno tra i marchi italiani più noti al mondo e questa “responsabilità” aziendale lo ha costretto a rivedere le sue posizioni in merito. E qui sono d’accordo con Gigi.
Quello che con fatica invece capisco è come un errore comunicativo dettato da una scelta di parole mal utilizzate e dalle quali è scaturita una escalation esponenziale di speculazione, abbia innalzato il livello di pressione ideologica alle stelle. Cosa che reputo davvero distante da altre responsabilità in capo a Barilla. E mentre il nostro Paese affonda nel baratro più nero accecato dalle false promesse di questi ultimi anni, c’è ancora qualcuno che piuttosto di cercare di dare una svolta al nostro futuro preferisce attaccarsi a questo genere di situazioni che francamente lasciano il tempo che trovano.
Tuttavia è l’inevitabilità dei tempi in cui stiamo vivendo, dove la partecipazione al flusso di opinioni di parte di tutti contribuisce ad innalzare i toni su situazioni dalla dubbia importanza vitale, salendo sul carrozzone degli urlatori, di quelli bravi a puntare il dito, piuttosto che quello del cambiamento vero e concreto.