L’altra sera al telegiornale locale hanno dedicato un servizio sulla cifra monstre che si può vincere con il Powerball. L’equivalente locale del nostro Superenalotto. Mi ha colpito, tra tutte, la risposta di un intervistato a cui chiedevano cosa ne avrebbe fatto di tutti quei soldi. Avrebbe viaggiato, sì viaggiato per gli Stati Uniti, vuole scoprire il mondo ha aggiunto, e per lui il mondo è gli Stati Uniti.

Non è la prima persona che incontro, ascolto, interagisco la cui associazione Stati Uniti = mondo è praticamente automatica. All’infuori di questo vasto continente c’è poco o nulla per tante persone qui. E ci sta.

Le scorse due settimane le ho trascorse quasi interamente in trasferta. Prima a New York e poi Austin, Texas. Ed in entrambi gli stati diversi colleghi mi ponevano un’urgente domanda: noti tanta differenza con la California? Io rispondevo pacificamente, no, per me sono sempre Stati Uniti. Al di là che una potesse essere una metropoli e la seconda molto più verde, agli occhi di un’europeo appena arrivato cambia solo il panorama, non l’aspetto sociale, economico, culturale. Ma che invece c’è, esiste, è molto percepito e forse si può riassumere allo stesso modo come in Italia intendiamo la differenza tra regione e regione, anche se ad un livello estremamente più complesso: leggi differenti, tasse diverse, infrastrutture non comunicanti.

È il bello e il brutto degli Stati Uniti. Ognuno dei 50 stati fa storia a sé nonostante il senso unitario e di appartenenza a qualcosa di più grande sia estremamente radicato. Ma così come in Italia siamo sommersi da preconcetti a partire da Sud vs Nord e compagnia cantante, anche qui se un californiano si trasferisce in Texas non è sempre visto di buon occhio dai texani.


Il 10 marzo qui è tornata l’ora solare. Non sapevo che non cambiasse in maniera paritaria in tutto il globo, eppure ci abbiamo messo un attimo a capire che adesso ci sono 8 ore di differenza con l’Italia fino al 30 marzo.

Il clima qui a Marina Del Rey è fantastico. Sta piovendo spesso nei weekend, ma dura talvolta non più di qualche ora e quando torna il sole si sta magnificamente.

Noemi ha trovato lavoro e si sta ambientando in fretta. Abbiamo qualche amico che ha già prenotato il volo per venirci a trovare nei prossimi mesi e rispetto al primo post la situazione locale è decisamente migliorata, anche se la nostra vita sociale al momento è il 20% di quello che abbiamo lasciato. Ma siamo sereni e questo conta più di tutto. Guardando il documentario di Andrea Pessino mi sono anche reso conto che non è come esserci trasferiti nel 1990, oggi praticamente le distanze sono annullate grazie ad Internet e anche se consci della mancanza di un abbraccio, va bene così.

Ieri abbiamo visitato il Getty Center. Situato su una collina di Brentwood, il centro ospita un museo, un giardino meraviglioso e un centro di ricerca. Vi si trovano opere che spaziano dal ’400 fino ai giorni nostri ed è meraviglioso in una giornata di sole.

Ci manca da visitare ancora la Villa sulla strada per Malibu, ma ci andremo presto.