Spotify, un like per salvarle tutte
Si stava meglio prima
Questa nuova normalità non ci sembra più tanto nuova. È come la vecchia ma con una mascherina in più a dividerci.Anzi è peggio, molto peggio.Più distanti, più cattivi, più disumani di prima. Perché oramai se c’è in ballo la propria sicurezza, figuriamoci, apriti cielo.E quindi col piffero che #andràtuttobene. Siamo allo sbando, di regole ce ne sono poche e molto confuse e ogni categoria cerca di difendere il proprio orticello inventandosi le più disparate soluzioni pur di sopravvivere.E come non capirli?Stiamo facendo tutti così.E poi l’app che avrebbe dovuto permetterci di azzerare il contagio? Che fine ha fatto?Questa mattina ascoltavo Radio 24, si citava un’inchiesta del NY Times su un paesino del nord della Germania. Lì hanno riaperto le scuole, considerate le spine dorsali di tutto il Paese. E lì, la prima cosa a cui hanno pensato è un test covid-19 all’ingresso.Se sei positivo torni a casa e ci stai 14 giorni. Per il resto dentro la scuola tutto normale.Chissà se da noi invece di pensare soltanto ai soldi delle TV per far movimentare il circo del calcio si arrivi a pensare anche a qualcosa del genere?Intanto, ci teniamo questa fase 2. Una brutta copia di quella lasciata a fine febbraio e che speravamo di non ritrovare.
La “fase 2” è una schifezza ibrida, né di qua né di là: è la normalità di prima, ma il suo peggio. E non è più nemmeno eccezionale e temporanea, estrema: c’è traffico per strada, è tornata la politica stupida e polemica, i fessi si riscoprono fessi sui social network, e tutto intorno però è tristemente peggiorato.
Nelle prossime puntate
Settimana prossima quasi sicuramente utilizzerò l’auto per la seconda volta dal 10 marzo. Con buona probabilità andrò in ufficio per procedere con il trasloco nei nuovi locali. Una roba di un paio d’ore, ma sarà bello poterci andare, rivedere qualche collega e assaggiare una nuova normalità.Negli ultimi giorni il lavoro si è intensificato, ci stiamo preparando ad un’eventuale, plausibile, apertura il 18 maggio. Sarà sfidante, immagino, ma allo stesso tempo temprante. Un’esperienza dalla quale imparare sicuramente qualcosa.Nel frattempo è scoppiato il caldo, ci siamo rinchiusi in casa a marzo con i cappotti, ne usciremo in costume da bagno praticamente. Oggi o domani ci tocca pertanto il cambio armadi.Continuo con le mie passeggiate in campagna, proviamo a cucinare ricette sempre nuove e diverse e ormai sono veleggio verso i 6 kg persi. Spero di riuscire a mantenermi senza recuperarli di botto una volta ripresa la routine quotidiana.Mi sono dedicato alla lettura, ho terminato Il Colibrì e adesso, dopo aver visto la serie TV Hunters, mi sto dedicando a Caccia alle SS.Il tempo mi sembra essersi fermato. In alcuni casi persino tornato indietro, gli Oasis che pubblicano un singolo, chi consiglia di lasciare il college e dedicarsi alla propria startup, ma più di tutti la sensazione mi è arrivata fortissima passando tutti i giorni davanti l’asilo poco distante casa.
Fase 1 SE
Seconda edizione. Così mi piace chiamarla, perché io dal discorso di ieri ho capito veramente poco, ho colto tanta auto celebrazione — per 20 minuti abbondanti — e pochi passaggi significativi, utili a noi cittadini.Cosa cambia? Poco o nulla in realtà. Perché? Una visione del futuro non c’è, è un andare a tentativi, che ok ci può anche stare all’inizio, ma ora?Prendo in prestito le parole di Luca Sofri:
E potevamo aspettarci qualcosa di diverso? Come notano in questi giorni i commentatori in tutto il mondo, le classi dirigenti prodotte dal populismo e dall’indifferenza alle qualità umane e alle competenze stanno mostrando il loro mediocre valore e la loro inutilità nel momento del bisogno. E quelle prodotte da pigre e codarde reazioni progressiste al populismo, prive di progetti e ambizioni, mostrano al massimo qualche buona intenzione in più, e la stessa inettitudine.
Non potevamo aspettarci niente di diverso. I nodi, il pettine. La crisi non rende “migliori” sul piano delle capacità, della responsabilità, del coraggio, dell’intelligenza, della competenza: al massimo a momenti rende un po’ più buoni — alcuni — e quindi anche più indulgenti con le inadeguatezze altrui in tempi drammatici. Non è colpa loro, oggi: ma lo è stata ieri, loro e nostra, e ora ci teniamo questo, altro che Churchill.Non possiamo fare altrimenti, adesso, e collaboriamo con questo: ma c’è sempre un futuro e magari ricordiamocelo, che persone servono — e che persone non servono — a guidare un paese.
Siamo in guai grossi e il peggio deve ancora arrivare.
Un diario per restare a galla
Benché le mie personali cronache si siano interrotte qualche giorno fa, del resto c’è veramente poco di diverso, di nuovo, da dire, considero l’importanza di occupare il proprio tempo raccontandolo una pratica estremamente importante.Nel numero odierno della newsletter di Good Morning Italia si parla proprio di questo, citando un articolo de The New Yorker:
Senza filtro Il diario è immediato, autentico, senza mediazioni, un “deposito scritto” dei propri pensieri e ha il pregio di non essere indirizzato a qualcuno, di non doversi adattare alle aspettative di un potenziale lettore, di poter spaziare nella scelta degli argomenti e dello stile con cui scrivere. I nostri umori si sfogano nero su bianco, i sentimenti e le emozioni sono messi a fuoco.
Cronache terrestri La vita è l’interesse fondamentale di chi tiene un diario e, attraverso il testo, spesso emerge l’elaborazione degli avvenimenti e delle loro conseguenze più importanti. Scrivere è un modo per fissare insieme, indipendentemente dalle intenzioni, una cronaca dei tempi e una traccia di come siamo in un certo momento. Una traccia che, riletta a distanza di tempo, ci darà la consapevolezza e la misura di un eventuale cambiamento.
E non so se capiti anche a voi, ma mi capita sempre più spesso di voler ricercare blog di altre persone per conoscere la loro storia e come stanno vivendo tutto questo, piuttosto che leggere notizie tutte simili tra loro e spesso in grado di confondere di più di quanto non siamo già.La trovo una giusta “terapia” di gruppo per restare ancorati alla realtà.
iPad Magic Keyboard
Ho un iPad Pro 11’’ del 2018, prima generazione.
Al lancio comprai la Smart Keyboard. Piuttosto pesante, assolve bene il suo compito, ovvero non trasforma l’iPad in un computer, ma aggiunge quella fisicità alla tastiera necessaria per scrivere un qualsiasi componimento più lungo di una riga, già difficile con quello da 11’’ non oso immaginare con quello da 12.9’’. Nonostante ciò la Smart Keyboard non è priva di difetti, in primis il fatto di aprirsi soltanto a 125°, il che ne impone l’utilizzo su una superficie perfettamente piana, altrimenti diventa impossibile scrivere. Infine, questa vecchia tastiera assolve anche alla funzione di cover, ovvero quando si è stanchi di utilizzare i tasti, si può ripiegare completamente su se stessa e si può utilizzare l’iPad come abbiamo sempre fatto, come un tablet.
L’annuncio in marzo di una nuova tastiera per iPad Pro mi ha incuriosito non poco. La Magic Keyboard, arrivatami ieri per posta, approccia il device in maniera completamente differente, abbracciando in toto l’aggiornamento iPadOS 13.4 dove è stato introdotto il supporto per il mouse.
Ho deciso di acquistarla principalmente per avere un device portatile che sostituisse in toto un laptop, che non ho, nel momento in cui avessi affrontato viaggi di piacere. Andando più nel dettaglio, quando viaggio amo fotografare e scrivere nei ritagli di tempo aggiornando il blog e facendo editing più o meno pesante con Lightroom. Con questo setting ero certo di poter assolvere a queste necessità. Vediamo se così sarà.
E qui sta il primo errore, considerarla solo una tastiera. Innanzi tutto possiede anche un trackpad, integrando di fatto anche un mouse. È dunque soprattutto una docking station e non una cover come la Smart Keyboard.
Perché?
Come si può vedere dalle mie foto la Magic Keyboard può angolare l’iPad fino a 135°. Una differenza particolarmente importante con l’alternativa. Questo permette di fatto di avere una leggibilità maggiore dell’iPad in quella posizione, trasformandolo in un vero e proprio laptop. Tuttavia questa è la sola posizione alla quale può arrivare. Magic Keyboard non può, infatti, ripiegarsi su se stessa e quindi lasciare libertà all’iPad di tornare ad essere un semplice tablet. L’unica opzione possibile è staccarlo da essa e proseguirne l’utilizzo da “nudo”.
La tastiera è retro-illuminata, ma il controllo della sua luminosità può avvenire soltanto dalle impostazioni software e non direttamente da essa. La pecca maggiore, infatti, è l’assenza dei tasti funzione come il controllo media o, appunto, della luminosità o del tasto esc. Niente che non si possa raggiungere con un paio di clic, ma sicuramente sarebbe stato un bel colpo averli.
A differenza della Smart Keyboard la sensazione della pressione sui tasti è ottima. Non sfigura davanti a nessuna delle vecchie tastiere dei MacBook e dà una buona sensazione di sicurezza e durabilità. Il trackpad poi è una specie di manna dal cielo. Imparati bene i gesti, sembra di essere su MacOS aumentando notevolmente la produttività dell’iPad Pro. In attesa che ancora tutte le app siano pienamente compatibili, vero Google Apps?
In generale si percepisce l’altissima qualità e l’attenzione al dettaglio. I magneti sono potentissimi e sebbene l’iPad sembri fluttuare in aria non si ha mai la sensazione che possa cadere o risultare instabile. Tutt’altro. Se si prova ad aprirla, quando richiusa, risulta impossibile farlo con una mano sola da quanto i magneti la sigillino quasi ermeticamente. Ciò contribuisce a darle un senso di solidità e di sicurezza. La vera pecca è il peso che passa da 470 grammi a 960 grammi. Come avere due iPad insieme. È sempre però bene ricordare che si tratta di una tastiera docking e quindi in grado di trasformare un tablet in un laptop praticamente.
Credo che Microsoft con Surface avesse ovviamente ragione e Apple si sia dovuta arrendere alla sua idea. Ormai mi sono abituato ad utilizzare sistemi Apple esclusivamente da un paio d’anni e credo che, nonostante alcuni punti a sfavore, possa essere la mia soluzione perfetta per viaggio e per produttività casalinga veloce senza dover costantemente accendere il mio Mac mini.
Pro
- iPad Pro grazie alla Magic Keyboard si avvicina paurosamente a un laptop di alta fascia, integrando il meglio del tablet estendendone l’esperienza senza far mai mancare MacOs
- Qualità eccellente del prodotto. Tasti e trackpad talvolta superiori a quelli del MacBook Pro (test su quello aziendale del 2018)
- Possibilità di caricare iPad direttamente dalla tastiera con uno slot USB-C aggiuntivo, consentendo di utilizzare quello posto su iPad per accessori esterni
Contro
- Pesantezza
- Non è una cover, ma una vera e propria docking station. Quindi se si vuole stare nel letto e leggere su iPad è necessario staccarlo dalla Magic Keyboard
- Ha solo due posizioni possibili. Ma c’è già chi ha trovato un hack
Sospesi
Del domani non v’è certezza.Mai come in questo periodo risulta tremendamente vero. Oggi, dopo un messaggio da parte della location su una data improvvisamente liberatasi, abbiamo colto la palla al balzo e deciso di rimandare il nostro matrimonio a settembre.5 mesi invece di 1 e mezzo. Non so se reputarlo sufficiente o ci ritroveremo ai primi di agosto ancora in piena crisi esistenziale, rinchiusi in casa e con le mascherine appese al porta abiti accanto all’uscio.Chiediamo a gran voce tutti chiarezza. E non è più una speranza, ma la voglia di smettere di sopravvivere sostituendola con quella di vivere, pressoché normalmente, come dice Luca Sofri nel suo post. Aggiungendo, sul finale, delle richieste basilari alle quali oggi tutti vorremmo risposta:
Noi nel mezzo, chiediamo che chi è responsabile della vita delle nostre comunità e della progettazione di percorsi e soluzioni (se si capisse chi è, certo) dica se esiste un modo per attenuare le chiusure e gli isolamenti e quale sia, e come, e quando, e ne valuti fattibilità, rischi e benefici; e comunichi e conduca delle scelte, ovviamente adattabili. È quello che si aspettano le persone di buona volontà. Da un pezzo, a dirla tutta.
Temo però il peggio. Ad oggi nessuno lo sa per davvero come fare, nemmeno chi è al governo, nemmeno chi è stato chiamato a proferire opinione in qualità di esperto, nemmeno quel famoso comitato di scienziati. Ad oggi è tutto un tentativo nella speranza che funzioni.Sono sparite d’un tratto le certezze, le programmazioni, la fisicità della socialità e, come dice Davide, per chi fa un lavoro simile al nostro, anche l’importanza di vivere in una grande metropoli.Sul nostro calendario è rimasta solo una data, quella del 3 maggio. La famosa fase 2 non sarà il nuovo miracolo italiano. Sarà quello che ci farà gioire o lamentare e incazzare ancora. Dipende dai punti di vista, da quale estremo ci sentiamo di appartenere.Sta di fatto che quel “pressoché normale” ha ancora tanta strada davanti prima di prenderci a schiaffi in faccia.
Immuni e tracciati
Sono fortunato
Quotidianamente, da 37 giorni a questa parte, esco subito dopo pranzo per far passeggiare il cane e darle il giusto svago.Maschera inforcata, calcolo a spanne i 200mt. e cerco di non allontanarmi mai troppo. Esco dal cancello e svolto a destra, pochi passi e davanti a miei occhi solo campagna.Molto spesso deserta, se non per qualche altro padrone e il suo cane.Sulla via del ritorno oggi mi sono fermato e ho scattato questa foto. Ho pensato a chi vive in 40mq. A chi non ha la possibilità di uscire. A chi non arriva a fine mese con lo stipendio. A chi non ce l’ha proprio. A chi soffre e basta.Mi sono sentito parecchio fortunato.Buon weekend.