Si diceva di Palermo in una famosa battuta in Johnny Stecchino. Ma su Milano si potrebbe dire tranquillamente altrettanto, se non peggio.
Ieri sera siamo capitati per un compleanno di un collega nemmeno troppo in centro, viale Umbria, quindi zona est, l’area di Milano più vicina in linea d’area a casa. 30 min dopo le 21 e con molta facilità siamo arrivati a destinazione.
I 30 minuti sono divenuti 45 abbondanti per l’assenza di parcheggio. Abbiamo fatto 3 volte il giro dell’isolato e all’ultimo semaforo prima di finalmente trovarne uno ho esclamato: tutto questo non mi mancherà una volta oltreoceano.
Le auto sono davvero ammassate in ogni modo possibile. Sui marciapiedi, dentro le strisce gialle destinate ai residenti pur non essendolo, creativamente in mezzo alle rotonde, sulle strisce pedonali e nelle aree destinate ai bus.
Stamani mi ritrovo con questo post di dotcoma e non posso fare a meno di chiedermi se fosse seduto lì con me in macchina ieri sera:
Milano non è una città — Valencia, Barcellona, Lisbona, Ljubljana, Berlino, Amburgo, Copenhagen, Stoccolma sono città. Milano è una discarica a cielo aperto di automobili.
Se poi hai la fortuna di vivere vicino a un bar di relativo successo, la situazione è angosciante: auto ovunque sui marciapiedi, in doppia fila, in curva, sulle aiuole.
E costoro sono ovviamente tutte persone che vanno a bere e che poi guidano.
C’è una quantità spropositata di autovetture per una città che probabilmente non è pronta ad accoglierne così tante perché ancora oggi impreparata a farlo, con strade mediamente piccole e che non è dotata del sufficiente numero di garage per gli abitanti che vi risiedono. Pertanto le strade traboccano di quattroruote e chi viene da fuori ne paga sempre lo scotto, tra area b, c, e parcheggi a ore come ultima spiaggia.
Dice, ok, ci sono i mezzi pubblici. Per fare lo stesso tragitto fatto ieri avrei forse dovuto mettere in conto almeno 1h e 20min di tragitto andata e ritorno. Non ho la ricetta pronta, come penso nessuno ce l’abbia altrimenti avremmo già risolto questa annosa questione da decenni. Ma a un certo punto ci sarà una scelta drastica da fare. Che non è soltanto climatica/ambientale, ma piuttosto di spazi urbani da ripensare e mobilità intra cittadina da ridisegnare per abbattere questa folle numerica.