Apple Watch bye bye

Il mio digital decluttering prosegue come un treno in corsa su Red Dead Redemption 2. Oggi è il momento di salutare il mio Apple Watch. Ne ho posseduti due modelli negli ultimi anni, nonostante ciò non ho mai stretto un vero rapporto di dipendenza. Mi dava e mi danno tremendamente fastidio tutte le notifiche, quindi mai utilizzata veramente come funzionalità, anche perché se lasciate attive drenano la batteria in maniera pazzesca. Sì, pratico e utile per il monitoraggio dell’attività sportiva, i passi compiuti, le calorie bruciate. Ma a parte queste piccole cose non l’ho mai sfruttato a dovere e non ne ho mai sentito il bisogno. Non ci ho mai scritto messaggi, non ci ho mai fatto chiamate tantomeno mi sono mai ricordato di utilizzarlo come wallet. Lo utilizzavo forse di più per le previsioni meteo, per controllare Sonos dal polso e molto di rado le pulsazioni del battito cardiaco.

Sono più da orologi veri probabilmente, vecchia tecnologia svizzera automatica con ricarica perpetua con movimento del polso e nessun consumo di corrente. Tant’è che la cosa preferita del mio Apple Watch rimane il bracciale in Milanese style e i vari quadranti personalizzabili. Chissà a cosa toccherà dopo.

Stray

Non amo per nulla i gatti. Non ne sono impaurito, ma sicuramente mi lasciano parecchio diffidente. Io non mi avvicino a loro e loro non si avvicinano a me. Un patto non scritto. Sicuramente sono più una persona canina.

Tuttavia, grazie al nuovo abbonamento PlayStation Plus Premium sottoscritto (poi magari più avanti dedico un post ad hoc a questo argomento) ieri ho iniziato a giocare Stray gratuitamente.

Stray è un’avventura felina nel vero senso del termine. Controlliamo di un gatto randagio arancione che con il suo gruppo di amici fanno parkour all’interno di un’ambientazione post apocalittica dominata solo dalla vegetazione. Dopo pochi minuti di intro il nostro precario equilibrio ci fa cadere in un mondo completamente diverso.

Città Morta

Piombiamo in una città chiusa al mondo esterno e abitata soltanto da robot umanoidi impauriti da quella creatura pelosa mai vista prima e appena entrata nel loro mondo. Ma saranno proprio i robot ad aiutarci nell’impresa di risalire verso l’Oltre e ritornare al mondo esterno inabitato ormai da secoli. A bloccare il nostro cammino però i temibili Zurk, piccole creature simili a topi assetati di linfa vitale da cui dobbiamo cercare di sfuggire per non vedere la nostra vita risucchiata.

Città Morta trasuda Love, Death & Robots da tutti i pori e la sua decadenza traspare perfettamente da una magistrale regia e fotografia, anche se talvolta la gestione della camera si impalla su angoli morti vicino ai muri o alcuni tetti.Bene la colonna sonora ambient e molto cyberpunk anche grazie al sapiente uso delle radio sparse qua e là nella mappa con le quali possiamo interagire e cambiare stazione. Meno entusiasmante l’utilizzo del DualSense, impiegato soltanto in alcuni momenti di svago.

Defezioni perdonabili al team francese BlueTwelve Studio al loro titolo d’esordio. Il gioco l’ho trovato estremamente rilassante, le meccaniche spaziano dal platforming puro all’avventura concentrandosi prettamente sull’aspetto narrativo dove si viene guidati negli spostamenti con degli aiuti grafici a schermo abbastanza basilari.

Il gioco

Gli enigmi e i puzzle game presenti in gioco non sono per nulla impegnativi e lasciano spazio sicuramente al puro godimento dell’incedere del nostro amico felino verso la meta finale. Un percorso in cui non saremo soli, ad accompagnarci un fidato drone androide, B-12, un aiutante speciale nel mettere insieme i pezzi di un passato ormai lontano, ma fondamentali per riconquistare la libertà perduta.

Stray ha una durata variabile dalle 5 alle 9 ore, dipende quanto vogliate esplorare e collezionare. Io sono circa a 3 ore di gioco e me la sto prendendo abbastanza con calma, anzi, ho decido di streammare tutto dal mio canale twitch se volete seguirmi e farmi compagnia durante le live (perdonatemi sono ancora newbie). Una piccola perla che tutti dovrebbero giocare, anche solo per cimentarsi in quelle cose tipiche da gatto come strusciarsi contro le gambe di un robot, miagolare o rifarsi le unghie su tappeti e divani.

Giocateci e rilassatevi per bene.

★★★☆

iPhone Home Screen 2022

Dopo qualche mese dall’inizio dell’anno ho finalmente raggiunto un compromesso decente con la schermata home del mio iPhone.

Rispetto agli anni passati ho eliminato la parte di Fitness perché sto pensando di vendere il mio Apple Watch a favore della mia collezione di orologi analogici. Al suo posto un widget sul meteo, al mattino imprescindibile per sapere se posso uscire in moto per recarmi al lavoro. La seconda grande new entry è Google Calendar, dopo essere definitivamente passato a Google Workspace.

Ho ripristinato dopo quasi due anni sia Squarespace, visto il recente cambio, sia Bear con la quale mi trovo benissimo nel buttare giù velocemente le idee per nuovi post per poi ricopiarli velocemente e già editati su Squarespace.

Sono tornato alla versione classica di Feedly, che per fortuna mantengono ancora in vita è aggiornata, e rimane ancora oggi il miglior reader RSS dalla morte di Google Reader.

Clear è la più semplice e funzionale app che utilizzo da anni per creare liste di qualsiasi tipo, benché principalmente siano legate alla spesa.

Trakt è invece l’app ufficiale dell’omonimo servizio per cui pago un abbonamento annuale ormai dal 2016 e grazie alla quale scopro e tengo traccia di tutti i contenuti streaming visti.

L’area social è purtroppo ancora troppo ricca di app che non utilizzo se non per lavoro e per questo ancora non cancellabili.


Per il resto mi pare tutto invariato. Anche se odio a morte quello spazio inutilizzato alla fine viste che utilizzo solo una pagina e non compaiono i classici pallini per indicare la posizione in cui ci si trova

Buongiorno Amsterdam

Non ti ricordavo così. Sono state sufficienti davvero pochissime ore per sentire un’accoglienza e un calore che a Milano non ho visto e sentito forse mai. Al di là della temperatura fantastica, 21 gradi costanti tutto il giorno a metà luglio (non so se è un’anomalia o d’estate sia sempre così, nel caso si medita il trasferimento qui), l’altro ieri pomeriggio mi sono perduto camminando tra i canali e non è stato difficile trovare, in più angoli della zona in cui pernotto, gruppi di persone dello stesso palazzo o forse quartiere buttare giù tavoli e sedie e farsi un aperitivo di comunità. Ma quando mai vedi ancora una cosa simile in Lombardia? Forse 30 anni fa si facevano queste cose. Tra l’altro almeno un paio di loro ci hanno invitato a condividere con loro il cibo chiedendoci se avessimo già mangiato.

Non so se costume locale, oppure fortuite casualità. Ma mi ha fatto sentire bene.

Altri piccoli grandi dettagli notati. Il primo, le tipiche latitudini nordiche fanno si che alle 22 sembri ancora lontana l’ora del tramonto. Ho dovuto tirare per bene le tende oscuranti della mia camera perché c’era ancora una bella luce. Tutto a favore della socialità e del volersi vivere la città fino all’ultimo.

Secondo dettaglio, non banale, i rumori di fondo. Il tappeto sonoro della città è completamente diverso dalle nostre. C’è meno traffico di auto e prevalgono solo suoni di campanelli o di pedalate. In più tante delle auto in circolazione sono già elettriche. Se non presti particolare attenzione al selciato, gli unici rumori fastidiosi sono quelli della ferraglia dei tram o di moto con motori troppo rombanti. Non so quanto sia ingiusto paragonare le due città. Qui ci sono poco più di 900.000 abitanti, mentre a Milano 1.3 milioni, con una sproporzione in termini di superficie a svantaggio di quest’ultima di 189 km² vs 219 km² della capitale olandese, ma tant’è in un’ora e trenta minuti di aereo sembra di entrare in una dimensione parallela dove le brutture sono state nascoste molto bene sotto un grande zerbino chiamato evoluzione civica.

Tutti sembrano, senza retorica, felici della vita e lo mostrano senza fatica apparente. E no, senza scadere in battute sulle droghe leggere legali. Ma mi manca questo spirito positivo in Lombardia. Forse a Milano abbiamo lo sguardo volto altrove, e ancora troppo poco concentrato sulla violenza dilagante e sui problemi di sicurezza da risolvere a stretto giro prima di pensare a una mobilità urbana senza auto o ospitare 170 nazionalità diverse in grado di convivere pacificamente.

Buongiorno Amsterdam, ti saluto una domenica mattina prima di tornare in Italia e ti invidio tanto.

Fluxes #22: Digital decluttering, cellulari per videogiochi e concerti

Come scrivevo nei giorni passati sto cercando di eliminare tutto il superfluo tra i miei servizi digitali. Ho fatto anche due conti sul mantenimento di alcuni di essi che purtroppo arrivano a costare qualche centinaia di euro ogni anno, tipo questo mio blog. Ho cercato qualche alternativa più economica, perfino gratis, ma sono giunto alla conclusione più ovvia: se sto pagando un motivo ci sarà. Poche opzioni di personalizzazioni, la resa grafica non mi soddisfa come riesce a fare ciò che ho creato qui, sia Medium che Substack non hanno più la possibilità di postare da mobile, il che mi limiterebbe questa estate durante il viaggio transoceanico che ci attende. Quindi sono positivamente rassegnato al fatto di sborsare dei quattrini di valore a WordPress.

📱 ☁️ Oggi vi propongo due articoli molto distanti tra loro ma vicini per l'oggetto in questione: il cellulare. Il primo di The Verge con il quale sono particolarmente d'accordo (benché non abbia ancora testato bene una Steam Deck e non mi sia ancora arrivata l'email per confermarne l'ordine) concordo su ogni aspetto della difficoltà di giocare sul cloud da telefonino. Soprattutto in mobilità e non a casa, dove bisogna per forza di cose portarsi dietro un accrocchio che funga da controller, ma soprattutto essere sempre in un punto in cui la connessione sia sufficientemente decente. Senza contare la perdita di diottrie in situazioni in cui il dettaglio su schermo può fare la differenza.

But the worst part of cloud gaming on a phone is the controls. Most services include an overlay of touchscreen controls. The controls themselves fight for screen real estate, and, if you’re like me and have never gotten the knack for on-screen digital joysticks, you’ll find yourself frustrated. Accessories like theRazer KishiandBackboneare supposed to make the phone a better tool for that kind of hardcore gaming, and I’ve got a Kishi I’ve gamely used with more than one Android phone, but I still have to remember to actually bring the thing with me. The Kishi isn’t something that just hangs out in my purse or gets automatically added to my pocket when I leave the house. And, if I’m having to remember to bring a whole little controller dongle to make cloud gaming on my phone even remotely enjoyable, then I’m not really actually able to game anywhere at any time. I’d probably just rather have a whole separate device.

📱 🎤 Il secondo invece sul sequestro preventivo dei dispositivi mobili ai concerti di Jack White. Un metodo estremo? Forse. Ma con l'avanzare degli anni mi trovo sempre più d'accordo. Recentemente siamo stati a vedere i Green Day con i The Weezer e la settimana successiva i Royal Blood con i The Amazons. Soprattutto nel secondo concerto, al chiuso, i telefonini mi hanno disturbato non poco la visuale. Io, incallito registratore in passato, mi sono riscoperto totalmente disinteressato a registrare video mentre ho goduto appieno della performance.

But having survived the show, I have to attest that Jack White has a point. We’re all sick to death of having the person in front of us at a gig decide to film the best bits from overhead or stream the whole show to their dog. It’s not just a distraction and annoyance for us – it’s a waste of a great in-person live music experience for them too.

The pouches themselves opened at the touch of a magnetic button on the way out, so venues could quite easily pepper them along exit routes to let people release their precious zombie boxes themselves, then drop the pouch in the buckets provided – because who the hell wants to steal a straitjacket for a mobile phone (unless you’re planning an intervention on Darren Grimes)? In a world where mankind has realised the impossible dreams of space travel and Deliveroo wine, it must surely be possible to concoct a machine that releases everybody’s phones remotely as the houselights go up, too. Although that might lead to innumerable injuries as people fail to notice all those flying drumsticks.

The entire live experience might be improved, too, if bands feel that they can treat us to previews of new albums without the unreleased songs getting splashed all over social media within minutes.

Un sabato mattina alle Poste

In questa caldissima mattina di inizio luglio mi sono recato all'ufficio postale del paese. Obiettivo inviare una raccomandata con ricevuta di ritorno per contestare una multa ricevuta per eccesso di velocità.

Al di là di aver scoperto solo al rientro che avrei potuto fare il tutto comodamente seduto da casa, dopo aver varcato la soglia e settatomi in modalità osservatore antropologico mi sono accorto di come ancora le persone (tante e per forza a questo punto devo includere anche me) vadano in posta per le ragioni più disparate, soprattutto per richiedere tutta una serie di servizi gestibili in totale autonomia e per i quali non vi è nessuna necessità di recarsi presso un ufficio sovraffollato di pochi metri quadri a queste temperature.

C'è chi pagava la TARI, chi prelevava allo sportello anziché al bancomat esterno, chi ancora pagava le bollette delle utenze domestiche. E no, non c'erano anziani a eseguire queste operazioni, ma persone che a una rapida occhiata avranno avuto forse a dir tanto 10 anni più di me. Piuttosto preoccupante e sintomatico di una ancora scarsa educazione digitale su cui c'è ancora da far tanto, sia da un punto di vista di apprendimento che di usabilità dei servizi online costruiti per assolvere questo tipo di compiti.

Ma ecco, mentre stavo lì in totale estasi sociale, mi sono accorto di iniziare a percepire un discreto freddo corporeo. Nonostante gli oltre 35 gradi esterni nell'ufficio postale si sarebbero potuti stoccare dei bovini per il macello. E per forza, non so quale dei due termostati regolasse lo split sopra le nostre teste, ma tra 20 e 21 gradi non si scappava.

Ma l'ufficio postale non è un comune ufficio pubblico dove si dovrebbe rispettare questa normativa del maggio 2022 dove si impone il tetto dei 25 gradi?

Questa è l'Italia.

Addio Dropbox, welcome Google Workspace

Online agisco fin troppo spesso d'istinto. Vedo un servizio online interessante? Che reputo utile per il mio lavoro o la gestione familiare? Sottoscrivo senza pensarci due volte. Abitudine tossica che fatico a frenare

Non è stato diverso per il passaggio da G Suite Legacy Free Editiono tradotto in italianoversione gratuita precedente di G Suite. Appena Google annunciò la sua dismissione, preoccupato per la perdita delle mie email ho eseguito il passaggio a iCloud+ (ne ho raccontato qui) chiudendo, non con poca disperazione, dopo tanti anni il mio account gratuito di Google dove appoggiavo il mio indirizzo email con dominio personale. All'interno di iCloud+ si possono associare fino a 5 domini e altrettanti indirizzi email per ciascuno di essi, nel passaggio ho deciso di sfruttare anche lo spazio di 2TB visto che avevo deciso di sottoscrivere l'abbonamento Family, spostando tutto il mio archivio da Dropbox a lì. Insomma una decisione utile ai miei scopi.

Ecco. Avrei potuto non farlo. Sì, perché Google ha fatto marcia indietro e ha deciso di permettere a chiunque confermi la propria decisione entro il 27 giugno di mantenere il proprio account a uso personale gratuitamente:

Per i privati e le famiglieche utilizzano il tuo account per finalità non commerciali, puoi continuare a utilizzare la versione gratuita precedente di GSuite e disattivare la transizione a Google Workspace facendo clicqui(occorre disporre di un account super amministratore) o visitando la Console di amministrazione Google

Ebbene, fin qui potrei dire, chissene importa, tanto ho tutto compreso su iCloud+ e pure gratuitamente. E invece...come rovinarsi con le proprie mani.

A un certo punto intorno all'inizio di marzo mi spunta tra le mani un vecchio, vecchissimo, indirizzo email Apple ID a cui tenevo molto e che pensavo perduto. A quel punto ho deciso di migrare tutte le mie piattaforme e i miei abbonamenti su questo vecchio nuovo account. Non sapendo però che Apple ha una policy molto restrittiva per quanto riguarda gli Apple ID e gli indirizzi email ad essi associati.

Sostanzialmente se un dominio personale e i relativi indirizzi email - creati con iCloud+ - sono stati creati e associati a un particolare Apple ID, questi non possono essere riutilizzati e associati a un nuovo Apple ID a meno di non attendere un anno. Questa è la risposta trovata all'interno di una discussione della community Apple. Interpellando direttamente il customer support di Apple addirittura mi è stato detto che questo passaggio non sarà mai possibile. Ergo, tutte le mail associate al mio dominio contino.com risultavano inutilizzabili.

A questo punto con le orecchie basse mi sono messo a cercare la soluzione più funzionale alle mie esigenze, ho trovato risposta in Fastmail che ho utilizzato in prova per un mesetto circa, molto interessante, ma distante dalle mie esigenze e risposta al mio utilizzo quotidiano.
Dopo tanto girovagare sono tornato mesto verso Google Workspace puntando alla versione Business Plus e approfittando dello sconto proposto. Così facendo ho a disposizione 5TB per ogni utente creato (al momento ne gestisco 2 con 5 alias totali). La cosa bella è che i 5TB non sono limitati al singolo utente, ma sono in condivisione rispetto al numero totale di utenti. Quindi potenzialmente al momento 10TB a disposizione.

Un'esagerazione considerando che ne consumo poco più di 2 al momento. Ma va bene così. Google Workspace è facile da configurare, mi dà tutte le funzionalità di cui ho bisogno, mi fa fare backup infinito delle mie foto e video e ha tutto un set di strumenti molto utile per le mie attività quotidiane extra lavorative.

Ricordo sempre quanto mi disse una volta Gioxx: Fregatene delle mode, se un prodotto risponde alle tue esigenze è quello che devi utilizzare. Stop. A questo punto ho fatto downgrade su iCloud+ alla versione base soltanto per gestire il backup dei miei device e ho previsto di chiudere completamente il mio account Dropbox. Non so se il mio decluttering digitale finirà qui, ma sono arrivato ad un punto dove voglio avere meno servizi possibili, solo e unicamente funzionali alle mie esigenze. Il resto sparirà.

Il mio solo dispiacere è aver ancora una volta agito d'impulso altrimenti a quest'ora avrei potuto usufruire ancora della gratuità di Google.

Xbox Bethesda Showcase

In questo strano Non E3 di quest'anno si è aggiunto ieri il tassello di Xbox Bethesda e la loro presentazione. 95 min a ritmo serratissimo dove è emerso chiaro un concetto chiave. Piaccia o meno, Xbox Game Pass è centrale nella strategia Microsoft per consegnare ovunque voi siate videogiochi in abbonamento che altrove dovreste comprare a prezzo pieno.

Con 13 euro scarsi al mese potrete giocare al Day One giochi come:

E tanti tanti altri. Una chiara strategia di portare entro la fine del 2022 25 tra nuovi giochi e DLC in piattaforma e altrettanto per il 2023, senza contare che sul Game Pass potranno finire presto anche tutta la lineup di Activision Blizzard che ieri ad esempio ha mostrato un vibrante Diablo IV.

Personalmente mi sono esaltato solo per una manciata di giochi visti ieri sera, tuttavia comprendo benissimo la voglia di sfondare barriere di genere e cercare di abbracciare più gusti possibili così da rispondere alle esigenze di un pubblico variegato. Personalmente avrei voluto vedere degli avanzamenti lavori su Fable o Perfect Dark, o una piccola bombetta di Bethesda su un eventuale Wolfenstein o un reboot di Quake.

Lo so, troppa nostalgia. Se volete rivedere tutto lo show, lo trovate qui.

E a voi cosa è piaciuto di più?

Metal: Hellsinger. Ho provato la demo

Fuoco e fiamme dell'inferno e demoni da uccidere a colpi di Metal. Un connubio tradizionale e che forse rimanda subito a Doom, ma invece no. Durante la Summer Game Fest di qualche giorno fa, che ho trovato veramente scialba, è stato presentato Metal: Hellsinger, un ibrido tra un FPS e un rhythm game in cui il nostro compito è rispedire al mittente la spazzatura infernale a colpi di canzoni metal che si susseguono sullo schermo. Il gioco, che era stato annunciato un paio di anni fa, è sviluppato dagli svedesi The Outsiders.

Proprio ieri è stata rilasciata la demo che ho avuto modo di provare su PlayStation 5, anche per testare la bontà del DualSense e il suo feedback aptico su un gioco del genere:

Il gioco non andrà mai affrontato come un classico sparatutto, ma è necessario seguire la cadenza dei colpi dettati dal tempo musicale visibile a schermo tramite un apposito segno luminoso da colpire al momento giusto. Un connubio che a raccontarlo sembra la cosa più semplice del mondo, ma bisogna avere orecchio, polso e concentrazione. Sembra di stare seduti a suonare la batteria, una volta sbloccato il meccanismo si padroneggia il pad come se fosse una bacchetta. La coordinazione è tutto se si vuole sopravvivere, ma soprattutto è colpire al momento giusto così come azzeccare le armi a disposizione, una spada per la mischia, un teschio sputa fuoco per la distanza o un fucile a pompa per fare più danno.

La morte nel gioco è contemplata, ma si può risorgere facilmente pagando pegno con i punteggi e combo perfette realizzate durante il gioco e accumulati via via che ci spostiamo tra le diverse arene. Il boss finale della demo l'ho affrontato solo una volta, ma come potete vedere dal video fatto è capace di fare parecchio male nel momento in cui non si attacca nel momento corretto. Io sono morto prima di sconfiggerlo e mi ha rimandato alla schermata di classifica mondiale e da quanto ho letto online più si muore, più si scende di classifica.

A livello grafico non si grida ancora al miracolo essendo una demo, ma non credo voglia essere il punto focale del gioco. Quest'ultimo concentrato sulla velocità e la precisione d'esecuzione che vi portano al termine del dungeon appena ripulito con gli dei del metallo a farvi compagnia. Certo perché è proprio la colonna sonora ad essere l'ingrediente base di Metal: Hellsinger e non è difficile comprenderne le motivazioni, ogni canzone è un singolo creato specificamente per il gioco e le voci sono pazzesche:

Every track is created specifically for the game with vocals by metal icons, such as Serj Tankian (System of a Down), Matt Heafy (Trivium), Mikael Stanne (Dark Tranquillity), Björn Strid (Soilwork), Alissa White-Gluz (Arch Enemy) and James Dorton (Black Crown Initiate).

Il gioco sarà disponibile dal 15 settembre 2022 su PlayStation 5, Xbox Series X|S e Steam!

Non vedo l'ora di giocarlo! Buon inferno di metallo a tutti!

Uno State of Play coi fiocchi, ma le console dove sono?

Il 2 giugno scorso intorno alla mezzanotte Sony ha condotto uno State of Play tutt'altro che sottotono. Anzi. Non si vedeva così tanta ciccia per iniziare il mese degli annunci da molto tempo. E se si sapeva che tutto quanto mostrato fosse dedicato prettamente a titoli di terze parti, relegando il resto alla Summer Fest del 9 giugno, nessuno è rimasto scontento da quanto mostrato.

Personalmente la mia top 3: RE4 (che aspettavo da tantissimo), The Callisto Protocol e Season: A letter to the future. Al di là delle informazioni e le analisi sui vari annunci (che potete andare a reperire un po' ovunque, anche se vi consiglio questo episodio di Gong!), ho notato come nei giorni successivi, fino ad oggi, in molti su Twitter (comprese testate di settore) si sono domandati e hanno cercato informazioni se questi giochi arrivassero solo su piattaforma PlayStation.

In effetti ogni trailer di annuncio terminava con il solo logo PlayStation 5 e/o PlayStation 4 lasciando il pubblico poco avvezzo ad informarsi adeguatamente un po' sconcertato. E il fatto di dover smentire che, ad esempio, un Resident Evil 4 Remake o uno Street Fighter 6 non si potesse giocare anche su ambiente Xbox mi ha fatto un po' riflettere. Uno, su come ancora la console war sia accesa e più viva che mai. Due, se non arriva direttamente dall'industry maggiore chiarezza su dove e come poter giocare un titolo, beh ecco, non aspettiamoci nulla di diverso dalla fanbase. Che ancora oggi fatica a trovare una PlayStation 5, cade vittima degli scalper o ancora peggio è costretta a tentare la sorte acquistando tonnellate di Ringo per poter provare a trovarne una o adesso sui cereali Nesquik. Visto che non gli si dice ben chiaro che ci sono delle alternative possibili.