Internet ha già abbastanza falsità

The internet has enough fakeness. It has enough hot takes, perfect websites, and thoughts on the latest political/news stories. Write about you, write about the person behind the screen who wants to be seen and heard. Write about what makes you tick and what makes you happy. That's the blog I want to read and that's the type of blogs we need if we want to make a better internet. We don't need another news blog, we need something folks can relate to and something you can show your not so tech savvy friends that makes them think, "Wow, the internet can be something more than just Facebook, TikTok, or Twitter. Maybe I should stop scrolling for a second?"

Oggi ho scoperto un nuovo blog. E già per me è una notizia positiva per la giornata. Se poi si tratta di relazioni digitali e come esse possano essere veicolate attraverso un blog personale ancora meglio.

Nell’incentivare le persone ad avere un blog personale, Brandon centra secondo me un punto importante dell’esposizione del sé in Rete:

"What if people don't like this? What if people don't like me?" But what is the alternative? Make a fancy blog, that looks perfect and discusses things I'm not truly passionate about? To create a facade that I am someone that I'm not. How is that any different than social media?

Scrivere online e farlo tutti i giorni, con costanza, scambiandolo quasi per un dovere a volte costa fatica e non sempre è facile, come scrive un’altro blogger, Greg:

To be honest, I am only here because it's a habit, and I like playing around with my website. It's fine to write about your life and other such interests. My favourite blogs to follow do exactly that, but it's absolutely understandable if you don't want to do that. Blogging isn't easy, and no amount of rose-tinting will change that, but that doesn't mean you shouldn't try.

Questo però non dovrebbe fermarvi dal farlo. Da provare a riappropriarvi di uno spazio vostro, senza algoritmi, dove lasciare una traccia, qualsiasi essa sia, di voi stessi. Fatevi conoscere, condividete le vostre passioni, ansie, gioie, paure, fallimenti.

C’è sicuramente qualcun altro che ha vissuto lo stesso, si potrà riconoscere in voi e forse sentirsi meno solo.

Relazioni digitali

Ogni volta che leggo il blog di Manuel o imparo qualcosa di nuovo o ancora meglio conosco altri blogger. E nel farlo provo sempre tantissima invidia perché la maggior parte ha una landing page pulita, minimale, come la vorrei io.
Non che la mia non lo sia, ma vorrei fosse ancora più leggibile e maggiormente interoperabile con tutti i sistemi sul mercato. Ma forse sono troppo vecchio e il mio archivio troppo lungo per mettermi di nuovo a smanettare con export, import e altre diavolerie con codice alle spalle.

È accaduto anche questa volta. Mi sono completamente perso il topic di febbraio di IndieWeb (ma provo a recuperare ora) e ho scoperto lo stile bellissimo di Tangible Life ad esempio.

Tornando a noi. Il topic di febbraio è un argomento a cui sono parecchio legato. Si parla di Digital Relationships. Le relazioni interpersonali online mi hanno sempre affascinato, ne ho fatto materia di studio nella mia tesi di laurea e dal 2006, quando ancora in pochi stavano osservando la cosa, il fenomeno si è evoluto tantissimo.

Qualche anno prima The Cluetrain Manifesto ci aveva visto giusto anche sull’aspetto business. Internet ha aperto alle conversazioni come nessun’altra piattaforma prima d’essa. Ha fatto diventare gli spettatori partecipanti attivi prima, creatori poi e infine li sta mettendo davanti alla decisione se demandare parte di essi a un’intelligenza artificiale.

Ma ciò che una AI non potrà mai forse sostituire in pieno sono le dinamiche di interazione interpersonale online. Dagli incontri casuali online nascono quotidianamente idee, progetti, aziende multi miliardarie e amori.

Posso dirmi solo che fortunato per aver vissuto i primi anni di questa nuova rivoluzione. Esattamente tra il 2002 e il 2006 se devo essere preciso. I miei anni universitari. Si sono svolti soprattutto online invece che in presenza in classe. Vivevo quotidianamente ore e ore sui forum, sulle chart IRC, su MSN Messenger e ancora meglio su Xbox Live. Grazie all’arrivo di questo servizio anche in Italia ricordo di aver passato un sacco di pomeriggi sì a giocare, ma anche incontrare e parlare per la prima volta con sconosciuti all’altro capo del mondo.

Ho grande nostalgia di quel periodo. Un po’ per il tempo a disposizione. Un po’ perché l’avvento dei social ha un po’ disintegrato quel mondo di persone che si collegavano a un sito web soltanto per cercare, divulgare e scambiare opinioni.

Da quest’era dove l’Internet mi sembrava fosse costruita su la condivisione della conoscenza, dall’arrivo dei primi grandi social network siamo entrati di fatto nell’epoca dell’ego.

E probabilmente a ergersi come unico baluardo di quel tempo ormai andato esistono sì ancora tanti forum attivi, ma penso soprattutto ai blog e a quello che ancora oggi possono rappresentare.

Un punto fermo sovversivo. Rifiuto di qualsiasi logica di monetizzazione a favore del sapere condiviso. Sarebbe bello tutta internet fosse così.

Storie

Sempre un piacere leggere Martino:

Le storie servono prima di tutte a salvarci e poi a farci vivere infinite vite, o almeno molte più di quelle che possiamo vivere nel corpo che ci è stato assegnato. Ce le raccontiamo per salvarci, e ne sono capaci perché sono parabole istruttive o evasive. In entrambi i casi ci salvano, e sono solo due dei possibili casi.

Le storie danno un ordine alla vita: hanno un inizio, qualcosa in mezzo e una fine. La cosa più importante delle storie è che si concludono: non conta come ma conta che si concludano. Conta così tanto che d’un libro potrebbe andar persa una parte e la storia che vi è narrata avrebbe comunque senso, per il sol fatto di concludersi, anche senza una conclusione narrativa: la sua conclusione è infatti l’accidente che l’ha lasciata sospesa nella perdita di una parte di sé.

Fare meglio, non di più

Leggo i post di Luca da tanti anni ormai, prima su Pandemia ora sul suo blog “personale”, e nel seguirlo nel suo percorso di vita inizio ad invidiare un po’ il fatto che sia libero di prendersela con calma e non dover essere legato a nessuna logica lavorativa moderna.

Nel suo ultimo post mi ci rispecchio un po’, soprattutto in questo paragrafo.

Ho capito che ogni volta che leggo qualcosa che spinge all’essere più produttivi devo quasi fare l’opposto. Prima cosa, ovviamente, è smettere di leggere questi contenuti. Non voglio essere più produttivo. Basta! L’obiettivo è fare ciò sento di voler fare, nei tempi necessari, qualsiasi essi siano, senza fretta, senza corse, senza pressione. Se alla fine della giornata ho chiuso metà delle cose che avrei voluto chiudere, amen. Va bene così. Va bene lo stesso. La salute mentale e il benessere psicofisico sono più importanti della produttività. Sì, lo so, sono un privilegiato ad anche soltanto ipotizzare un discorso simile: non ho un capo, non ho vincoli imposti da terzi, non ho scadenze, non ho pressioni, se non quelle che impongo io a me stesso.

Siamo così tanto abituati al concetto di produttività che ahimè lo si sta definitivamente scambiando con quello di felicità. Ed è assolutamente grave. Il vero tesoro di questi tempi è ormai avere a disposizione la minima fortuna di poter gestire il proprio tempo e vivere felicemente allo stesso tempo. Concetto che troppo spesso e volentieri va di pari passo con la disposizione monetaria necessaria per poterlo applicare senza fatica.

Mi domando se si potrà mai spezzare questo circolo vizioso. Se l’AI, le macchine in generale ci aiuteranno a vivere meglio come si dice oppure lascerà senza lavoro tante persone peggiorando ulteriormente la situazione. Ho la sensazione ad ogni modo di essere testimone di un’importante spartiacque su come viveremo da qui ai prossimi decenni.

Lo stiamo decidendo ora.

Assicurare un’auto in California da neo patentati e neo immigrati

È un cazzo di casino.
No davvero, lo è.

Come scrivevo nel post precedente abbiamo acquistato un’auto usata di un paio d’anni di vita a fine gennaio, subito dopo aver ottenuto le nostri patenti di guida californiane.

La cosa bella di acquistare un’auto negli Stati Uniti è che entri in un concessionario e in meno di due ore esci fuori con un’auto. Questo perché, nel nostro caso almeno, puoi stipulare un nuovo contratto assicurativo direttamente in loco con una società terza che ti consente così di uscire da lì con tutti i documenti perfettamente in ordine.

Solo che quest’assicurazione ha una scadenza. Ti dovrebbe dare il tempo sufficiente per trovarne un’altra e stipulare un nuovo contratto. Il fatto è che in più di un mese di tempo abbiamo collezionati buchi nell’acqua uno dietro l’altro:

  • In tanti ci hanno consigliato GEICO, che io conoscevo soltanto per gli spot del Super Bowl, in quanto economica e “aperta” a neo-patentati in arrivo da Paesi esteri. Ma dopo aver richiesto un preventivo attraverso l’app mobile, ci hanno risposto per posta. Posta tradizionale, non via email. Una settimana dopo. Richiedendoci dei documenti per email e specificando che avrebbero risposto SOLTANTO a mezzo posta. Ancora oggi stiamo aspettando che ci diano un feedback sulla documentazione inviata
  • Abbiamo provato con degli agenti di agenzie locali. Abbiamo mandato all’incirca 11 email. Solo due persone ci hanno risposto. Il primo proponendoci un’alternativa soltanto, la seconda ci ha risposto dicendo che la compagnia assicurativa che rappresenta non assicura nessuno se non con 18 mesi di storico di patente alle spalle
  • Online esistono tantissimi tool di comparazione prezzi che fondamentalmente non fanno altro che collezionare dati personali per poi rivenderli alle società assicurative senza effettivamente portarti a nulla di concreto e comunque non esistono compagnie in grado di attivarti una assicurazione lo stesso giorno in cui si decide di sottoscriverla a quanto pare

Risultato? È da 4 giorni che la nostra Volkswagen Jetta riposa in garage. Costringendoci a spostarci con Uber o facendoci venire a prendere, come nel mio caso da un collega, per un evento a cui ho partecipato domenica.

Da oggi però finalmente abbiamo un’assicurazione. E ce l’abbiamo con Tesla.

Sì, con Tesla. Perché solo in California Tesla consente di sottoscrivere un’assicurazione auto anche per auto non Tesla e consente di farlo tramite l’app in meno di 5 minuti. L’ho scoperto fortuitamente su Reddit dove stavo cercando disperatamente una soluzione a questa assurdità.

Paghiamo meno della sola opzione che ci hanno proposto e ci lascia tutta la tranquillità di poterci guardare in giro scontrandoci con i tempi biblici dei competitor.

Eh sì. Diamo soldi ad Elon Musk. Ma almeno ci ha risolto un problema in 5 minuti.

Dispacci americani #0

Torno a scrivere dopo qualche giorno. Abbiamo finalmente terminato di sistemare tutta casa e ora i giorni sanno più di routine. Che un po’ spaventa e un po’ rassicura. Spaventa perché ora non abbiamo altro a cui pensare se non al lavoro e a vivere, ma trovare una quotidianità dove non se ne ha mai avuta una è sempre un po’ così…come vivere sospesi. Rassicura perché non ce ne stiamo qui con le mani in mano in attesa che accada qualcosa.

Siamo anche un pelo più sereni perché Noemi ha trovato un’opportunità lavorativa dopo 1 mese di ricerca. Relativamente poco rispetto ai tempi italiani, considerando che a. siamo immigrati e b. non abbiamo storico in questo Paese.

Da qui inizieremo a programmare un po’ i nostri weekend alla scoperta della California. Anche se a metà Marzo starò via per quasi due settimane per lavoro. Quindi diciamo ufficialmente inizieremo tra un mesetto. Non vedo l’ora di tirare fuori la mia Sony Alpha e fare qualche scatto decente.

Ci stiamo impegnando un sacco per migliorare il nostro Inglese. Abbiamo visto un sacco di stand-up comedy su Netflix (Maniscalco, Rock, Chappelle) e ora ci stiamo buttati su Earthsounds su Apple TV+.

Penso di aver elogiato più volte qui la qualità degli show Apple TV+. Anche questo non è da meno. Una serie docu a episodi sui suoni più iconici della terra. La mia preferita è senz’altro la tecnologia applicata per catturare le vibrazioni riprodotte dagli insetti per comunicare tra loro grazie ai rami degli alberi e come si difendono grazie ad essi. Commovente.

Sto pedalando meno di quanto vorrei nel tragitto casa lavoro perché sono tre settimane che sta piovendo ad intermittenza e il sole fa capolino solo qualche volta. In più persone mi hanno detto che è piuttosto normale a febbraio e di aspettarci da Marzo in avanti un lungo periodo di siccità.

Ho avuto modo di provare e testare la mia prima, vera, tastiera meccanica con switch rossi. Quelli super silenziosi e l’adoro. È la Keychron Q6 Max. E in ufficio ho la variante più piccola Q3 Max

Momento difficoltà: l’assicurazione. Ci è scaduta quella acquistata insieme all’auto e nonostante ci fossimo mossi praticamente un paio di giorni dopo, a quasi un mese e mezzo di distanza non siamo ancora riusciti ad attivare quella nuova. Risultato? L’auto è ferma da un paio di giorni e ancora non sappiamo quando riusciremo ad averne una. Speriamo in una risoluzione in tempi brevi. Il fatto è che qui l’assicurazione che ci hanno consigliato tutti, GEICO, comunica soltanto a mezzo posta con dei tempi abbastanza biblici e noi, essendo considerati immigrati e neo patentati, dobbiamo soltanto pazientare e attendere.

Apple Vision Pro: la prova

Da quando ho pubblicato la mia prenotazione della demo presso l’Apple Store di Santa Monica mi hanno raggiunto sia Marco che Lorenzo per raccontare più o meno in esclusiva quelle che sono state le mie impressioni.

L’ho fatto in diretta video con Marco e potete rivedere il VOD qui:

Mentre se preferite la letturaq, ho scritto un sacco di parole per N3RDCORE e trovate qui la mia prova.

Enjoy!

Il mio primo mese da expat

Settimana scorsa ho avuto una discussione su X con un altro utente circa la definizione di ciclo. L’oggetto della discussione era di natura sportiva e pertanto il termine ciclo si legava a doppio filo ad un altro sostantivo: vittoria.

Un ciclo per definizione è auto conclusivo, è limitato nel tempo da determinate pre condizioni che arbitrariamente decidiamo di applicare per poterlo riconoscere.

Non so quindi se utilizzare il temine ciclo per stabilire quando è accaduto durante questi primi 30 giorni da expat sia appropriato o meno. Forse sarà il caso di riappropriarsene tra qualche mese, dopo che un pattern è stato effettivamente creato e avrò maggiori elementi per comprendere se anche in questo caso il sostantivo vittoria può effettivamente sposarsi bene.

Per ora posso solo elencare una serie di ingredienti che compongono una prima ricetta frullata ad alta intensità e dal sapore agrodolce. Parto col dire che tutto sta andando bene, ci troviamo bene e ci sembra ogni giorno di fare qualche passetto in più verso una nuova normalità dopo aver stravolto quella precedente.

E come in tutti i punti fermi che si rispettino c’è da tracciare una riga e fissare i pro e i contro, senza paura.

Pro

  • La burocrazia, nonostante l’apparente lentezza del personale dentro gli uffici pubblici e federali, ci è sembrata fin dal primo giorno spedita e funzionante. In 4 giorni abbiamo avuto il nostro Social Security Number, in 3 le nostre carte di credito, in meno di due settimane abbiamo sostenuto gli esami e ottenuto la nostra patente californiana. Senza rinvii, senza marche da bollo, senza essere trattati con sufficienza o da stranieri. Siamo entrati e usciti in due ore dal concessionario con una macchina…impensabile in Italia
  • Le persone hanno voglia di parlare. Probabilmente di te e della tua vita non gliene fregherà genuinamente nulla, ma hanno voglia sempre di scambiare 4 chiacchiere, in qualsiasi situazione ci si trovi. E questo mi ha fatto pensare tanto a Milano e quanto lì non ci parli quasi mai tra sconosciuti
  • In strada ho notato molta più serenità nel guidare, molto più rispetto dei pedoni e in generale meno furia nell’affrontare il traffico. Forse è perché siamo a Los Angeles, ma mi ha stupito positivamente
  • Il clima. E l’aria. Per me è una gioia sapere che il termometro difficilmente scenderà sotto i 13 gradi di giorni e che a volte abbiamo toccato punte di 27. Non so quanto anomale per il mese di gennaio qui, ma me lo sto godendo tutto questo inverno californiano. L’aria sempre pulita poi per me è un vero toccasana, senza contare di avere il mare vicinissimo
  • La luce al mattino qui è commovente. Quanto vorrei avere qui con me la mia fotocamera…

Da migliorare

  • Il bidet. Cazzo il bidet quanto mi manca. Non tanto per l’igiene in sé, che comunque un modo con la doccia lo si trova lo stesso una volta fatta tutta, ma proprio per la praticità. Questa cosa non la comprenderò mai
  • Il cibo. Ecco non è un vero e proprio contro. Insomma non possiamo dire di mangiare male, è che andiamo alla ricerca dei “nostri” alimenti e che a volte facciamo fatica a trovare o magari ci sono, ma sono troppo costosi (vedi alla voce prosciutto crudo). È forse un esercizio di elasticità mentale che dovremo fare nostro nel breve
  • Le nostre cose. Sono arrivate al porto di Los Angeles il 27 e stiamo ancora aspettando che ci vengano consegnate. Dopo 30 giorni con gli stessi vestiti e senza alcuni essenziali oggetti iniziamo a sentire un po’ di mancanza
  • Alcuni tasselli devono andare nel posto giusto. Noemi sta facendo tanti colloqui, cosa che in Italia in 3 settimane non ti chiama nessuno manco per sbaglio, ma ancora non si stanno concretizzando opportunità. È passato davvero poco, lo sappiamo, ma lasciare le cose in sospeso non ci piace molto.
    Sebbene il mio di lavoro, invece, vada bene, mi sento ancora un po’ spaesato e ancora sento di non aver dato il 100%. Un po’ perché comunque la lingua costituisce una barriera all’ingresso, minima, ma c’è. Un po’ perché devo imparare a confrontarmi con un mercato nuovo e diverso
  • Le amicizie. Per ora poca socialità, diciamo 1 a settimana con qualcuno che per fortuna conosciamo già. Arriveranno anche quelle

Non penso farò ogni mese un post. Cercherò di scrivere di novità significative man mano che arriveranno. Altrimenti, come già detto più volte, ci si legge su Threads.

Ho di nuovo una patente

Venerdì 29 settembre 2023 finalmente riesco a vendere la mia moto, una Honda X-ADV. Decisione sofferta, ma necessaria in vista della nostra partenza di fine anno.

Qualche giorno prima, nella casella della posta, un avviso della polizia locale del mio paese. La richiesta: presentarsi urgentemente al comando.

Il mattino del sabato 30 Settembre 2023 mi reco lì, convinto fosse qualche documentazione legata al nostro viaggio negli Stati Uniti. E invece…Mi intimano di lasciare la mia patente. Sospesa per 6 mesi un eccesso di velocità avvenuto a maggio 2022. Sì, un anno e mezzo prima.

Il misfatto

Ho giustamente preso una multa per eccesso di velocità su viale Forlanini a Milano nel maggio 2022. Ora, per chi non conoscesse viale Forlanini è, in larga parte, un lungo rettilineo che collega la città all’aeroporto di Linate. Una delle poche strade, forse l’unica in città, ad avere 3 corsie per direzione di traffico. Lì il limite è 50 km/h, per me incomprensibile, ma le regole sono regole e vanno rispettate. Cosa che io non ho fatto, andavo di fretta e avevo necessità di tornare a casa velocemente. Non notando i vigili appostati con la dovuta strumentazione pronti a catturarmi mentre sfrecciavo via lontano da loro.

Una volta arrivata a casa la multa non potevo credere alla cifra scritta lì sopra. Quasi 1000 euro di multa per aver superato di 60 km/h su quel tratto di strada vuota in un pomeriggio di primavera. Provo a fare ricorso per un vizio di forma, sul verbale appare 7 km/h come limite di velocità su quel tratto, mentre in realtà è 50 km/h.

Il ricorso non va a buon fine. Decido di pagare immediatamente la multa provando a lasciarmi alle spalle in fretta questa brutta storia. Doverosa precisazione, sul verbale c’è scritto chiaramente quale infrazione è stata commessa e quale articolo del codice della strada è stato violato, ma da nessuna parte vengono indicate le sanzioni accessorie oltre al pagamento della multa.

Questo dettaglio si rivelerà poi cruciale.

Flash forward al 30 settembre. Ufficio della polizia locale. Mi viene detto che l’infrazione di quel codice della strada, oltre al pagamento di un’ingente multa, prevede anche la sospensione della patente per 5 mesi se si superano i 50 km/h o 6 mesi se si va oltre i 60 km/h. Ma che la sospensione può partire in un tempo indeterminato successivo all’effettiva ricezione e pagamento della multa, a discrezione dell’ufficio che ha registrato l’infrazione.

Solo che io da maggio 2022 a settembre 2023 oltre ad aver guidato nelle mie zone, ho guidato per oltre un anno anche per andare in ferie, ho guidato in Nuova Zelanda, ho guidato per lavoro all’estero…Insomma, a bocce ferme, un grande non-sense. Ma così è, la patente era ancora in mio possesso e tecnicamente avrei potuto guidare ovunque anche se non capisco davvero il senso.

Addio patente, ci rivedremo a fine marzo. Anzi no. Ho dovuto compilare un’auto dichiarazione a mo’ di delega per i miei genitori, visto che sono impossibilitato ad andare lì a ritirarla fisicamente essendo dall’altra parte del mondo.

17.5

Insomma, dall’1 ottobre fino a ieri è stato come avere 17 anni e mezzo. Ancora troppo giovane per poter guidare e con la necessità di essere scorazzato da mia moglie quando strettamente necessario. Fortunatamente potevo fare il pendolare casa-lavoro senza troppi problemi avendo la metropolitana a 10 minuti di distanza e per tutto il resto mi arrangiavo come potevo, chiedendo un passaggio a volte ai miei, a volte ad amici o a Noemi.

Fino a ieri appunto. Anche se il processo per arrivarci non è stato semplice. Teoricamente il mio esame di guida sarebbe dovuto essere settimana scorsa oggi. Quando ancora avevamo con noi l’auto a noleggio presa appena arrivati qui. Tuttavia non ho potuto sostenere l’esame con quell’auto perché non figuravo tra i guidatori autorizzati. Ovvio, non avevo la mia patente italiana con me…

Ho dovuto aspettare ieri, dopo che Noemi ha passato l’esame prima di me e dopo che abbiamo acquistato la nostra prima auto in California.

E quindi come ho fatto?

A differenza di mia moglie mi sono dovuto dichiarare come sprovvisto di patente emessa precedentemente ed essere trattato alla stregua di un sedicenne in procinto di prendere la patente per la prima volta. Questo perché non avendo fisicamente con me la mia patente italiana, per gli Stati Uniti, quest’ultima non esiste ovviamente. E quindi mi sono dovuto presentare all’esame di guida con Noemi a farmi da garante.

La parte divertente è che ieri pomeriggio dopo aver passato il test non ho potuto ritirare immediatamente il foglio di validità temporanea che attesta il conseguimento della patente in attesa della tessera di plastica che arriverà tra 4 settimane. Come un tragico gioco del destino i computer della motorizzazione californiana non funzionavano.

Tutto risolto questa mattina e finalmente potrò tornare a guidare, lentamente, senza dover dipendere da qualcuno.

Lesson learned

Cosa mi porto a casa da questa esperienza?

  • Beh, in primis mai correre in auto o in moto. Oltre ad essere pericoloso per gli altri lo è anche per sé stessi. E superare i limiti di velocità non è mai la scelta giusta
  • La burocrazia italiana è sempre una scoperta. Mi domando come sia possibile informare circa la seconda parte di un’estinzione di un’infrazione lasciando “a piede libero” per oltre un anno chi potrebbe compiere nuovamente la medesima infrazione
  • Fortunatamente per me l’infrazione di questo particolare codice della strada non costituisce reato. E quindi a differenza di Antonio non ho dovuto affrontare processi penali. E menomale, perché sarebbe figurato nella mia fedina penale compromettendo forse il mio trasferimento negli Stati Uniti
  • Negli Stati Uniti ottenere una patente di guida è piuttosto semplice e rapido, ma soprattutto poco costoso. Rispettando le tempistiche, tra esame a computer ed esame di guida ci ho impiegato meno di due settimane e 43$ spesi. Non male e il libro su cui studiare è un PDF gratuito messo a disposizione dalla motorizzazione

Apple ID: Modificare il Paese o l'area geografica

Queste prime tre settimane sono passate molto velocemente seppur piene zeppe di appuntamenti. Ho condiviso tanto su Threads che, come spiegavo nei post precedenti, sarà la mia piattaforma per i contenuti snack (finalmente una community decente!) e un mega thread sui miei aggiornamenti Californiani…, mentre qui continuerò con i miei post più lunghi e che necessitano di maggior approfondimento.

Tornando alla California…La cosa che ci ha sorpreso maggiormente è la velocità della burocrazia. Mi scoccia sempre dover paragonare con l’Italia, ma la nostra reference è quella:

  • In meno di 4 giorni abbiamo ottenuto il nostro Social Security Number che è un po’ come il nostro codice fiscale. Siamo entrati in un ufficio federale senza appuntamento il 2 di gennaio e il 6 è arrivato nella nostra casella di posta
  • Idem per l’apertura del conto bancario e la ricezione del bancomat, tutto fatto in meno di due giorni
  • Per non parlare della patente. Abbiamo preso online un appuntamento pensavamo per consegnare i nostri documenti cartacei, invece il giorno dell’appuntamento ci hanno già fatto fare la visita oculistica, foto e il test scritto! (passato 🙌🏻)

Mi immagino quanto ci avrei messo a far tutto a Milano e quante marche da bollo avrei dovuto acquistare…Ma quando si parla di burocrazia spesso non è sempre rosa e fiori. Soprattutto quando si deve lottare con il temutissimo Region Lock.

Ho un iPhone 15 Pro Max e in queste prime settimane ho notato che tante delle app che mi servivano per la vita quotidiana, ma anche lavorativa, semplicemente non sono disponibili nell’App Store italiano costringendomi a utilizzare un altro account, statunitense, che avevo di backup.

Ovviamente ogni volta l’operazione di cambio account sull’App Store di iPhone risulta un po’ macchinosa perché c’è bisogno di sloggarsi e riloggarsi perdendo almeno qualche minuto per l’operazione. Ho pensato, visto che oramai vivo qui, di cambiare la location del mio account principale in modo da averlo sempre loggato e non dover, appunto, fare questo cambio ogni volta.

Tuttavia, l’operazione non è delle più semplici. Infatti per cambiare il Paese e l’area geografica associata al tuo account è necessario (da policy Apple) attendere che tutte le sottoscrizioni agli abbonamenti fatte siano scadute.Questo include ovviamente ogni abbonamento dei servizi Apple (TV, Music, Arcade), ma anche Apple Care+ associato al device, iCloud+, e tutte le app di terze parti che necessitano di un abbonamento.

Siccome necessitavo che questa cosa venisse fatta in tempi brevi, ho deciso di chiamare da qui il supporto e chiedergli quale fosse il metodo più veloce.
La risposta è stata, che sì loro potevano cancellare tutti gli abbonamenti di terze parti (senza rimborsi), ma quelli legati ai servizi Apple - come nel mio caso Apple TV+ - devono per forza di cose attendere la scadenza naturale. Per fortuna per me due notti fa.

Al risveglio ho impostato tutto e sembrava funzionare magicamente. Tuttavia io sono l’account principale di 4 del servizio iCloud Family che Apple mette a disposizione. Il secondo, quello di Noemi, che è qui con me negli Stati Uniti e altri due, dei miei genitori, in Italia.

Ho ricevuto una chiamata dai miei perché da ieri mattina, nonostante a me risultassero correttamente nel servizio “Family” non riuscivano più a scaricare gli aggiornamenti delle app sull’App Store.

Provando a capirci qualcosa sono andato a tentativi, nel farlo ho scoperto questo:

  • il solo modo per farli tornare a funzionare è stato andare nelle impostazioni generali del telefono e fargli settare nelle opzioni il fatto che si trovassero anche loro negli Stati Uniti.

Davvero strana come politica. Capisco che tante big tech lo stiano facendo, come ad esempio Netflix - dove nel tier più costoso si possono condividere più account - di settare un indirizzo unico fisico da dove guardare lo streaming in modo da non passarsi l’account tra amici lontani.

Ma qui si tratta veramente di “famiglia”, che per definizione ha delle sfaccettature troppo larghe per poter stabilire che si debba per forza condividere lo stesso tetto. Come nel mio caso dove altri membri sono lontani migliaia di km, ma restano sempre “famiglia”.
Ora, seppur sembra tutto risolto, alcuni servizi - come Apple News - i miei genitori li vedono in Inglese, costringendoli a scaricare Google News che permette una gestione sensata della geolocalizzazione.

Nell’assurdità di questi processi complicatissimi, vedremo se ci saranno altre defezioni.