Dispacci Americani #4

Provare a capire gli Stati Uniti da una piccola cittadina come Marina del Rey sarebbe come provare a capire l’Italia da una cabina telefonica.
Le distanze, le differenze, i sottili sub-strati culturali e sociali sono incomprensibili e difficili da padroneggiare se non si decide di viaggiare e scoprire.
Spero di farlo al più presto e non solo per questioni legate al lavoro.
Voglio conoscere meglio ciò che mi circonda, a partire dalla California che in un’area grande come l’Italia racchiude al suo interno mare, montagna, collina, pianura e deserto.

Ma a volte è difficile avere la mente sgombra dall’idea di futuro quando ancora qualche tassello deve andare a posto, è difficile programmarlo quando ancora ci stiamo facendo tante domande.
Nonostante questo resto positivo. Qui ho la sensazione di vivere in una bolla diversa da quella milanese, dove i ritmi erano abbastanza frenetici e scanditi dai tanti appuntamenti sociali e di lavoro.
Ci sentiamo ancora in vacanza, come se ci aspettassimo che tra poco tutto questo possa finire. Ci godiamo la calma, la pace, i ritmi estremamente più lenti e il mare.

Già. Il mare. Non viverci per 40 anni e tutto d’un tratto avercelo a 10 minuti di cammino fa un certo effetto. Vi consiglio l’ultimo numero de Il Pensiero Lungo la newsletter di Martino, dedicata proprio al mare:

Un viaggio cosmico che si ripete circolarmente e che riporta all’inizio. Mutati dall’anno trascorso, ma verso e attraverso il punto da cui tutto è iniziato. Ritornarci misura sia l'avanzare del tempo contingente ma anche l’immutabilità di quello cosmico: siamo troppo minuscoli perché il nostro tempo conti qualcosa, non siamo nemmeno un battito di ciglia dell’universo.

Il mare azzera il tempo: è sempre così e sempre così sarà. Del resto è un infinito e quindi non ha né presente né futuro e il mare che scrutiamo è lo stesso che vedeva Giulio Cesare o Marco Polo. Una massa fluttuante e cangiante, increspata o tumultuosa, screziata da onde, lucida e tesa se non c’è vento. Il mare è una materia ed è ovunque, il mare è reale e concettuale allo stesso tempo.

Sono giorni di riflessione. Penso tanto e mi ritrovo a conoscermi meglio, ascoltarmi di più quando tutto il rumore superfluo mi sembra di averlo lasciato in Italia. Mi piace, forse ci sono arrivato tardi, forse non importa poi tanto, ma benché non abbia risposte sul futuro so per certo che ci stiamo arricchendo e questo è importante.

Manca poco, come dicevo, per sistemare qualche tassello e permetterci di buttare via qualche pensiero di tentennamento su questa scelta di trasferirci qui. Non è assolutamente un ripensarci, ma penso sia più che normale chiedersi di tanto in tanto, ma avrò fatto bene?

Questi primi sette mesi intanto sono volati via alla velocità della luce e penso sarà altrettanto così fino alla fine dell’anno. Da adesso ho qualche viaggio di lavoro e inizierà la fase di programmazione per il 2025.

Non possono che aspettarci belle cose.

L’Amerigo Vespucci a Los Angeles, un’esperienza agrodolce

Probabilmente nei giorni scorsi vi sarete imbattuti in qualche articolo o servizio di telegiornale riguardante l’arrivo della nave scuola Amerigo Vespucci al porto di Los Angeles. Qui in radio ne siamo stati letteralmente bombardati.

Una settimana - dal 3 all'8 luglio - attraccata a uno dei dock di San Pedro, con visita gratuita aperta al pubblico e un annesso spazio su terra ferma con una sorta di villaggio Italia adibito a mostre, proiezioni cinematografiche, shopping e alla ristorazione affidata a Eataly.

30 minuti di macchina da casa, un’occasione per fare qualcosa di diverso e ammirare la nave più bella del mondo che tutti ci invidiano.

L’evento, organizzato da Difesa Servizi - organo in house del Ministero della Difesa - fa parte del tour mondiale della Vespucci della durata di 2 anni, partito da Genova l’1 luglio 2023 e che si concluderà nel 2025.

Un punto di incontro, condivisione, confronto e promozione delle eccellenze del patrimonio culturale, artistico, storico ed economico italiano.

Un’area organizzata per padiglioni espositivi ed un articolato palinsesto curato dalle eccellenze italiane per vivere esperienze uniche.

Sul sito viene specificato che per salire a bordo è necessario prenotare un orario di ingresso specifico tra quelli indicati. E così abbiamo fatto, pensando, ingenuamente, che questo ci garantisse un accesso immediato sia al villaggio, sia, soprattutto, alla nave.

Ieri abbiamo scoperto che le cose non stavano esattamente così.

Arrivati a San Pedro, ci troviamo davanti un cartello digitale indicante i parcheggi generici riservati all’evento Vespucci e che quelli più vicini alla nave sarebbero stati quelli VIP e pertanto non accessibili. Parcheggiamo e scopriamo che c’è una distanza di 1.4km da percorrere a piedi con sole a picco e 27°. Scorgiamo una navetta in lontananza, può contenere circa 30-40 persone, ma la fila in attesa per prenderla ne conta almeno 200. Decidiamo di farcela a piedi.

Siamo ancora in orario e dentro i 15 minuti di tolleranza indicati nella email di conferma, ma all’arrivo troviamo una coda lunghissima. Pensiamo sia solo relativa all’ingresso al villaggio e aspettiamo, pazientemente, più di un’ora e comunque senza nessuna copertura predisposta dal sole di luglio californiano.

Entriamo. Guardiamo tra i padiglioni, ne restiamo lontani perché comunque anch’essi con code sostenute e ci dirigiamo verso la nave. Una volta lì scopriamo che ci sono due file, una per chi aveva prenotato la visita e una per chi non fosse ancora munito di biglietto.

Ma allora a cosa è servito prenotare?

La coda è, di nuovo, lunghissima, perdiamo un’altra ora scarsa e all’arrivo all’ingresso del molo scopriamo di non essere pronti a salire. C’è un altro serpentone da affrontare, ma ormai siamo lì e pazientiamo ulteriormente.

Qui mi accorgo di alcune cose. La prima, il villaggio viene trattato alla stregua di un polo fieristico, all’esterno c’è poco o nulla di interessante se non tanta gente che vaga o cerca posto nel patio di Eataly per un po’ di refrigerio. La seconda, ci sono un paio di punti ristoro tra le varie code dove acquistare da bere, dei tavoli con delle scodelle con ghiaccio per tenere in fresco le bevande: una lattina di acqua San Pellegrino costa $6. Allineato con i prezzi di un ristorante, non certo per dei banchetti dove far rinfrescare persone in coda sotto il sole da ore. La terza, e forse anche la più triste di tutte, è stata la totale assenza di informazioni riguardanti la nave. Non un pannello, non uno schermo, niente di niente dove si potesse sapere qualcosa di più.

La nave, così come è stata presentata alle persone mi è parsa soltanto una bella photo opportunity per gli account Instagram dei visitatori e nulla più.

Ora, non so quanti soldi lo stato italiano stia spendendo per questa attivazione di esportazione di italianità nel mondo (tutto il personale di staff è italiano), ma mi domando cosa ne ricava, qual è il messaggio e l’immagine dell'Italia che un visitatore si porta a casa dopo una pomeriggio come quello di ieri.

Perché io, che americano non sono, qualcosa sulla Vespucci sapevo ed è stato anche piacevole salirci a bordo, ma sono tornato a casa confuso, con una mezza insolazione e abbastanza vergognato per come è stata organizzata una manifestazione italiana mostrando come non si dovrebbe gestire un evento del genere.

4 di luglio, 2024

🃏 Ho già parlato di Balatro qualche settimana fa. L’ho ripreso in mano con insistenza negli ultimi giorni e ne sono completamente assuefatto. L’ho acquistato anche su Xbox e il fatto che ci siano degli obiettivi da sbloccare, rispetto alla versione Nintendo Switch, mi ha stimolato a scavare più a fondo senza riuscire più a risalire.

È un gioco pensato e strutturato in modo che ogni partita non solo risulti essere differente dall’altra, ma anche cerca di tenere acceso il cervello stimolandolo a creare delle combinazioni differenti ogni volta e attivandolo nel pensare a quali strategie attuare. Bravi, bello, bis!

💪🏻 Dopo la lastra che prospettava una sicura operazione chirurgica, il mio ortopedico americano mi ha suggerito anche una risonanza magnetica. I risultati mostrano come ci sia un po’ di displasia e una degenerazione del disco fibro-cartilaginoso della articolazione acromion clavicolare. Insomma, quando alzo il braccio l’osso va a toccare quella parte e causa dolore. L’operazione pare scongiurata però. Subito dopo la risonanza ho fatto un’iniezione di steroidi-cortisone e ora ho iniziato la fisioterapia che durerà per 6 settimane. Nella speranza di risolvere tutto.

🪂 Oggi è il 4 luglio. Festa nazionale americana e l’aria è pregna di barbecue accesi ovunque si vada. Abbiamo deciso di trascorrerlo facendo parasailing! Avevo erroneamente associato l'esperienza a quella delle montagne russe che non tollero quasi mai. Invece è super tranquillo, con tanto silenzio una volta arrivati in quota e un panorama mozzafiato sulla costa di Santa Monica. Voglio rifarlo.

1 di luglio, 2024

Il mio limitato utilizzo e interesse dei social network è ormai soltanto diretto a notizie locali, musica, sport ed eventi nell’area di Los Angeles.

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in questo, dell’account ufficiale del Pier di Santa Monica. Luogo iconico, ma che viene gestito a livello di comunicazione molto artigianalmente e quasi a livello di fiera di paese. Nel senso positivo del termine, c’è sempre un grande spirito di community per un luogo che vedere centinaia di migliaia di persone al giorno e che forse solo una misera % è davvero local.

Si trattava di un contest per la festa Pier 360 tenutasi questo weekend appena passato. Ho preso la palla al balzo, ho commentato...e ho vinto!

Il premio consisteva in due braccialetti con giri illimitati sulle giostre del Pier, un tour guidato a piedi della zona per quattro persone (cosa che faremo più avanti), un libro sulla storia del Pier (molto affascinante se si pensa che ne esiste uno dal 1875!) e tanto altro.

Nonostante il tempo incerto ci siamo divertiti un sacco. Ho approfittato per scattare qualche foto con i Ray-Ban Meta senza dover tirare mai fuori il cellulare. Il Pier ha appena visto un cambio di proprietà che promette di investire 10 milioni di dollari in nuove attrazioni nei prossimi anni.

Chissà come cambierà, intanto, quando siete da queste parti, fateci un salto!

29 di giugno, 2024

Ho fatto pulizia nei feed RSS. Una di quelle grosse. Ho eliminato tutte le fonti i cui post sono sempre stati dei tentativi di spiegarmi la vita.
Ho bisogno che la vita mi venga raccontata, attraverso delle storie, quelle delle persone.
Tutti quei siti e quelle newsletter con un ? alla fine del titolo, con spiegato bene e poi ti linkano siti stranieri, con non sei nessuno senza l’AI, dove tutto è impregnato di paragurismo: Addio.

Ho derubricato centinaia di siti tech con notizie fotocopia, mantenendo solo Techmeme e The Verge.
Ho creato una cartella a parte solo per i siti di gaming news in modo da non inquinare il resto.

Cos’è tutto il resto? Sono i blog in cui ci sono spaccati di vita vissuta, qualcosa con cui relazionarmi, sentirmi meno solo o semplicemente più vicino, o con cui sentirmi in aperta contrapposizione. Sono gli scritti da cui posso trarre ispirazione. Sono piccole finestre sulle vite degli altri a cui inaspettatamente ho capito di voler tenere e sapere di più.

Ci sono stati due episodi recenti a cui mi sono aggrappato ultimamente:

L’altro giorno ho notato un collega pregare in silenzio prima di apprestarsi ad iniziare il suo pranzo. La mia mente ha iniziato a vagare e i pensieri infilarsi in vicoli di bias inevitabili. Ma ricordo di aver pensato anche che non avessi alcun merito per giudicarlo, benché non sia credente, e che ognuno porta con sé un bagaglio di esperienze ed contesti differenti. Di scelte ponderate o meno che l’hanno condotto fino a quel momento e a quello stato d’essere. Non c’è un giusto o sbagliato anche se in tanti cercano di farci credere il contrario.
E questa intervista a Paolo Bonolis fatta dall’amico Gianluca. Pur non essendo affine al conduttore, mi sono soffermato su quando dice di essere totalmente avulso dai social media perché ha necessità e desiderio di conoscere le persone dal vivo. Dentro ci trova sempre un universo da scoprire.

Forse crescere significa anche questo e prendo in prestito una citazione dalla serie tv Your Honor: eliminare il superfluo e provare a scavare più a fondo invece che allargare il perimetro.

20 km al giorno

La mia routine mattutina è cambiata drasticamente da quando abitiamo qui. Mi alzo sempre insieme a Noemi, facciamo colazione, ma sono io ad occuparmi di Panna facendole fare il giro del mattino tra i vicoli della marina. Una veloce videochiamata a mamma e papà in Italia e una volta rientrato a casa mi appresto a montare in sella.

Ho sostituito il mio tragitto da pendolare, fatto di 1 ora e 10 minuti a tratta in metropolitana d’inverno, o 45 minuti in moto d’estate, per fare spazio a una rilassante pedalata di 30 minuti lungo oceano.

Il panorama nel tragitto lavoro-casa

10km a tratta, 20km al giorno impossibili da compiere in così poco tempo se non grazie a una ebike. Ancora prima di partire, perciò, avevo preso in considerazione un po’ di alternative.
La tratta è praticamente piatta e senza salite tranne per la rampa che conduce dal Pier di Santa Monica alla cittadina satellite di Los Angeles. Quindi niente di particolarmente elaborato o dispendioso.

La mia scelta, una volta arrivato qui, è ricaduta su una modestissima Restrospec Beaumont acquistata proprio al negozio linkato vicino casa. Ho approfittato di un incentivo aziendale che nel pacchetto di relocation mi ha gentilmente consentito di inserire anche la bici.

Esteticamente adorabile. Mi è piaciuta fin dal primo momento, benché avessi notato immediatamente la sua innaturale pesantezza accentuata dalla mega batteria posta nel portapacchi posteriore. Ha sempre però eseguito il suo sporco lavoro, con 5 diverse marce di velocità a supporto della pedalata, la bici può anche proseguire la marcia senza bisogno di toccare i pedali grazie a un tasto posto sul manubrio.

Ma...parlo al passato perché un mesetto fa, qualche settimana dopo la caduta sul tragitto, ho deciso di fare una permuta e spostarmi su una bici di una fascia un pelo più alta.

Perché?

Beh, innanzi tutto i freni a disco. Non essendo idraulici, da febbraio a maggio, ho visitato 4 volte il negozio del ciclista per farmeli stringere perché arrivavo sempre a termine corsa con l’ansia non funzionassero più da un momento all’altro lungo il percorso.
La catena è caduta un paio di volte, mentre affrontavo un tratto in salita, senza alcuna apparente ragione. Per fortuna la batteria perennemente carica mi ha condotto a casa grazie al tastino magico che escludeva la pedalata.
Ultima goccia. Una mattina mi accingo a spostare la bici dal balcone all’uscio di casa e mi accorgo che la gomma posteriore fosse completamente a terra. Non perché fosse bucata, ma piuttosto il copertone dislocato dalla sua posizione naturale.

Il pomeriggio stesso l’ho caricata, con immensa fatica, nel baule della Jetta e ho proceduto alla permuta con una Tenways CGO600 Pro trovata fortunatamente in offerta e un po' impolverata benché nuova.

Come detto non ci capisco molto di cambi e degli ultimi aggiornamenti tecnologici inerenti all’ambito ciclistico. La mia scelta questa volta si è spostata sulla leggerezza (27kg. vs 19kg.) e sull’efficienza. Su una bici che non avesse marce e non avesse soprattutto una catena tradizionale!

Questo modello ha infatti una marcia unica e una catena di gomma che non dovrebbe mai scendere e evita di sporcarsi vestiti e mani dovesse mai accadere qualcosa. Ha “solo” tre andature e sono tutte legate al modo in cui si pedala. Ovvero, non è che se si va su velocità 3 si va più veloce, ma si avrà soltanto una pedalata più dolce e si farà meno fatica a raggiungere la velocità massima di 32 km/h.

Si vola. E poi i freni a disco sono idraulici, quindi nessun timore rispetto a un consumo repentino. In un mese ho racimolato 200km. Non male per niente! Zero stress, zero traffico, veloce quanto basta e lento a sufficienza per godermi ogni giorno l'oceano e la sua aria frizzantina.

Adoro il mio nuovo morning commute.

P.s. Se vi piacciono altre storie di bici e blog, qui un paio di link.

Boox Palma: Recensione

Stavo tenendo d’occhio Boox Palma da qualche mese, fino alla recensione di Kevin dello scorso aprile, che mi ha definitivamente convinto all'acquisto (qui ce n'è un'altra molto interessante).

Ed eccomi dopo due mesi belli pieni di utilizzo per raccontarvi le mie impressioni su Boox Palma 6.13’’.

Boox Palma boxed

Cos’è?

Al costo di $280 (o su Amazon Italia a 299 euro) Boox Palma è un eReader con schermo E Ink a 300 PPI da 6.13’’ basato su sistema operativo Android 11. Ha 128 GB di memoria integrata che si può espandere grazie a uno slot microSD e una fotocamera da 16 megapixel accessibile soltanto attraverso l’applicazione per la scansione dei documenti (pertanto completamente inutile ai fini di acquisizioni di immagini o per vantarvi sui social media), un paio di casse stereo, un microfono e connettività USB-C, Wi-Fi e Bluetooth.

Perché può essere il dispositivo che fa per te?

Ultimamente sto cercando di prestare molta più attenzione al modo in cui spendo il mio tempo libero, specialmente quando si tratta di intrattenimento digitale, limitando allo stretto e indispensabile l’utilizzo del mio smartphone. Cerco, perciò, quanto più possibile di sostituire il doom scrolling con la lettura di un libro, l’ascolto di un audiolibro o di un podcast. Cosa che da quando ci siamo trasferiti negli Stati Uniti mi viene molto più facile perché molto più le frequenti sono le occasioni in cui trascorriamo le ultime ore del pomeriggio in spiaggia o presso la piscina del nostro complesso condominiale.

Boox Palma

E seppur possedessi già da qualche anno un Kindle Paperwhite, cercavo da tempo un dispositivo più compatto, che mi permettesse di reggerlo e sfogliare le pagine di un libro con una mano sola e che non fosse limitato nelle sue funzionalità a quello di un comune eReader.

E sebbene il mix di specifiche tecniche sopra elencate sembrano appartenere a uno smartphone più che superato per gli standard di mercato attuali, Boox Palma si è dimostrato quella combinazione speciale di cui avevo bisogno.

Una grande batteria per un piccolo schermo

Togliamo di mezzo subito l’elefante nella stanza. Lo schermo E Ink è allo stesso tempo il punto di forza e debolezza di Boox Palma.
Di forza perché garantisce un’estesa durata della batteria, nel mio caso a volte anche più di una settimana, e poi perché anche se decidete leggere un libro poco prima di addormentarvi non andrete incontro agli stessi noiosi problemi di oculari causati da uno smartphone.
Di contro, l’aspetto debole della faccenda di avere uno schermo E Ink, e provare ad utilizzarlo come se fosse uno smartphone qualsiasi, è la frequenza di aggiornamento lentissima il che lo rende praticamente inutilizzabile se ci si aspettano i medesimi tempi di risposta di un iPhone.

Certo, il Palma può tecnicamente scaricare TikTok, Instagram e YouTube etc. Può persino riprodurre video da quelle app. Ma a causa della bassa risoluzione dello schermo e del bianco e nero in generale, l’esperienza risulta abbastanza scadente e non sarete mai tentati di utilizzarle realmente.

E alla fine risulta essere un bene e un punto a favore invece che il contrario. Perché vi ritroverete a fare le cose per cui è stato costruito lo schermo del Palma. Questo aggeggio, seppur mi piacerebbe potesse essere tantissimo un telefono, è prima di tutto un eReader. Da Google Play Store ho scaricato Amazon Kindle dove ho ritrovato immediatamente tutta la mia collezione di ebook e documenti digitali.

Ho già detto che puoi impostare il Palma in modo che giri le pagine quando premi i pulsanti del volume?

E prima che tu dica, amico, perché non hai semplicemente continuato ad utilizzare il tuo Kindle? Semplice, la seconda app che ho scaricato è stata Spotify. Qui negli Stati Uniti, nell’abbonamento Premium, sono inclusi anche gli audiolibri e, deciso a sfruttarli nel miglior modo possibile, mi sono ritrovato a scaricarne un po’ offline e ad alternarli così agli eBook, anche grazie alla rapida connessione con gli AirPods Pro. Non male davvero.

E così, nel corso degli ultimi 2 mesi, sempre più spesso mi sono ritrovato a lasciare il mio iPhone a casa e portare con me per una passeggiata con il cane o nel momento di chill al mare soltanto il Boox Palma.

Boox non ha costruito un gadget perfetto, sia chiaro. Tutt’altro. Il corpo in plastica è un po' fragile, tutto richiede mezzo secondo in più del dovuto, lo schermo - nonostante si possa impostare il tasto a sinistra per fare un refresh manuale - affetto troppo spesso da ghosting. Peggio ancora, il Palma monta Android 11, che è già decisamente obsoleto e smetterà lentamente di funzionare, app dopo app, nel corso dei prossimi due anni. E benché visto da lontano questo possa apparire particolarmente frustrante, tutto ciò che Boox ha fatto, però, è stato mettere insieme il giusto set di ingredienti in grado di soddisfare le mie esigenze di questo periodo.

Quest'anno è stato pieno di aziende che hanno cercato di rivedere il modo in cui utilizziamo i nostri gadget. Humane con Ai Pin, Rabbit e altri hanno introdotto nuovi tipi di dispositivi (tipo Daylight che spero tanto di testare prima o poi), sperando che potessimo trovare cose nuove e diverse da fare con loro. Palma rappresenta un’alternativa molto meno ambiziosa, ma forse molto più probabile: si limita a provare a modificare la formula dello smartphone, lasciando ciò che funziona ma cambiando sottilmente i punti di forza e di debolezza del dispositivo. Non è così brillante, non così veloce, non così privo di attriti. È invece tranquillo, semplice, sano.

E lo adoro per questo.

Dark Matter

Durante la WWDC24, la conferenza sulle novità software dell’anno di Apple, il CEO, Tim Cook, ha introdotto l’appuntamento mostrando questa slide:

Personalmente non amo mai quando, in pieno stile Apple, la comunicazione legata al marketing di prodotto è auto referenziale e auto celebrativa. Ma in questo caso, al netto di “quanto siamo bravi e belli”, l’informazione condivisa è più che veritiera.

Mediamente qualsiasi serie TV prodotta e messa in onda su Apple TV+ risulta qualitativamente superiore rispetto alle piattaforme concorrenti. Qualsiasi show che ho iniziato a vedere lì non mi ha mai deluso. Anzi, il più delle volte mi ha fatto pensare a come è che su tutte le altre c’è solo un 10-20% di salvabile mentre qui è l’opposto?

Non ultima della lista c’è Dark Matter, una serie sul tentare di rendere veritiero il concetto del multi verso attraverso la teoria fisica del gatto di Schrödinger e il principio di sovrapposizione della meccanica quantistica. È l’adattamento dell’omonimo romanzo di science fiction di Blake Crouch del 2016 e penso sia un'operazione riuscita meravigliosamente.

Ho letto che non ripercorre fedelmente il testo, che ora mi ascolterò in audio libro su Spotify, ma fa comunque un lavoro magistrale nel romanzare concetti fisici complessi mantenendo colpi di scena costanti per tutta la durata della serie.

Domani ci sarà l’ultimo episodio. Finale di stagione, ma credo anche finale di serie. Non perdetevela per niente al mondo.

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Il mestiere di uno scrittore è leggere. Quello di chi scrive di videogiochi, beh è giocare. Ed è quello che ho fatto nell’ultimo mese. Ho letto tanto e giocato ancora di più. Ho trascurato il blog, ma per delle buoni ragioni ecco.

Ho finalmente completato Red Dead Redemption 2, con 6 anni di ritardo e dopo averlo iniziato a giocare praticamente su qualsiasi piattaforma, Stadia inclusa. Quanto mi è piaciuto per la miseria, e anche se gli open-world non sono il mio genere, la trama e i personaggi sono talmente ben scritti da farmi soprassedere sopra quegli interminabili viaggi a cavallo.

Ho deciso di attaccare con aggressività il mio backlog, spendere la maggior parte del mio tempo libero, quando non sono con mia moglie o in spiaggia a leggere un libro, nei videogiochi. Un po’ ho la scusa adesso di doverlo fare per lavoro, un po’ sento di essermi perso tanto durante questi anni, ma come credo per tanti, è davvero complicato trovare il tempo per tutto. E quindi priorità a tutti i videogiochi arretrati.

Oggi, tra l’altro, è il mio compleanno e tra qualche giorno c’è il primo giro di boa dei sei mesi qui negli Stati Uniti. A me non piace fare bilanci, sono più un tipo che vive il momento e ora come ora è sufficientemente buono. Dobbiamo aggiustare ancora qualcosina, ma resto fiducioso che, nonostante tutto, possiamo trovare il nostro angolo di felicità anche quaggiù. Ho tante idee per la testa, la prima delle quali fa il paio con quanto scritto nella prima riga di questo post. Vorrei provare a scrivere qualcosa e non saprei da dove iniziare. Un libro? Un breve racconto? Non lo so ancora, ma vorrei provare a capire se sono in grado di cavarne fuori qualcosa.

Dispacci Americani #3

Qualche aggiornamento dopo due mesi.

⛅️ Qui c’è un detto: May gray, June gloom. Riguarda principalmente le condizioni meteo in California. Non ci volevo credere, ma maggio si appresta a chiudersi come il mese più nuvoloso da quando siamo arrivati. Con temperature a volte più fredde di febbraio. La situazione è la seguente: al mattino ci si sveglia con un cielo plumbeo, a volte con una coltre di finissima pioggia tanto da non aver bisogno dell’ombrello, per poi passare a un cielo terso e con raggi di sole per poche ore dopo le 14.00. Vedremo giugno cosa ci riserverà e soprattutto se il proverbio funzionerà anche questa volta.

🚲 🙋🏼‍♂️ A inizio maggio sono caduto. Niente di preoccupante, ma la spinta dell’elettricità della bici non è andata molto d’accordo con l’asfalto sabbioso della pista ciclabile sul lungo mare di Santa Monica. Per fortuna ero praticamente fermo e ho riportato solo qualche escoriazione alla mano e al ginocchio sinistro. Nel frattempo, pensando si fosse aggravato per questo motivo e dopo due mesi di inutile fisioterapia, ho deciso di prendere appuntamento da un ortopedico per un fastidioso dolore alla spalla sinistra che mi porto dietro da gennaio. Mi hanno fatto una lastra direttamente sul posto. Il responso non è stato dei migliori, la cartilagine tra l’omero e la scapola non crea abbastanza distanza tra le due ossa, provocandomi un dolore abbastanza insistente quando alzo il braccio.
Un palliativo sul breve termine è un’iniezione di steroidi che non risolverebbe il problema, ma allevierebbe il dolore (anche se l’ho già provato in passato prima di essere operato alla spalla destra). La soluzione sarebbe operare. Tra me e l’inevitabile c’è una risonanza magnetica il 10 di giugno. Chissà. Il dolore è abbastanza fastidioso e perennemente presente nel momento in cui il braccio supera una certa altezza. Io sono le per le soluzioni drastiche ma, avendo una palestra a disposizione nel plesso del nostro condominio, mi ha fatto ponderare sul cominciare a rafforzare i muscoli limitrofi giusto per supportare al meglio l’articolazione.

📱 Su consiglio di Kevin, sto utilizzando da un paio di settimane il Boox Palma. Un device dal form factor di un telefono, ma che in realtà si comporta come un eReader equipaggiato con E ink. Monta Android come sistema operativo, il che significa avere a disposizione tutte le app del Play Store e perciò lo stesso catalogo del mio Kindle. Adoro il fatto che sia leggerissimo ed versatile nella sua portabilità. Consuma un po’ troppa batteria nel momento in cui aggancio delle cuffie usb-c, ma nell’uso basico che ho deciso di farci (lettura libri e doom scrolling prima di dormire) direi che è il device perfetto per le mie esigenze.

🌾 Rimanendo nell’ambito dei device basati su E Ink, dovrei ricevere a breve in test Daylight. Per questo sono in trepidante attesa. È a tutti gli effetti un tablet, ma che la società che lo sta commercializzando preferisce chiamare Computer. Un device dedicato a chi non cerca un accesso alla tecnologia dettato dalle novità del mercato, piuttosto per chi sta cercando di decelerare e godersi i contenuti senza distrazioni. Ha una versione custom di Android, ma soprattutto è il primo a montare uno schermo E Ink dall’impressionante refresh rate di 60fps, non dovendo far percepire una differenza di interazione rispetto a un iPad. Ha anche una penna con cui si può interagire a schermo e si può associare anche una tastiera nel caso si voglia usare come computer principale.

⌨️ 🎮 Ho scritto molto meno questo mese. Mi sono dedicato prettamente a videogiocare. Ho portato a termine Banishers 2. Ho scritto la recensione di TopSpin. Ho deciso di prendere il mio backlog, fare pulizia, e seriamente affrontare tutti quei giochi che ho iniziato e mai portato a termine nel corso degli anni. Per cominciare Red Dead Redemption 2. Non può essere però una scusa per non continuare a scrivere e buttare qui dentro il necessario. Iniziando probabilmente dalla prossima settimana, forse la più importante dell’anno per l’industria dei videogiochi e che forse finalmente torno a vedere da vicino. Grazie al mio lavoro sarò fisicamente presente alla Summer Game Fest il 7 e all’evento di Ubisoft Forward il 10 giugno. Spero siano due momenti in cui tornare a respirare l’aria dell’E3 che tanto mi è mancata negli ultimi anni.